Il piano per il recupero delle liste d’attesa della Regione Lazio, con lo stanziamento di 48 milioni di euro, è solo un primo passo nella direzione giusta, ma servono investimenti ingenti per potenziare l’organico con un programma straordinario di stabilizzazioni e assunzioni di almeno 10.000 unità nel prossimo biennio. Questo, sia per colmare quanto perso con il blocco del turn over, che per far funzionare le strutture previste con il Pnrr, nonchè per rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone l’accesso alle cure. Resta purtroppo critico il quadro sulla capacità risposta del Servizio Sanitario del Lazio alla richiesta di cura da parte dei cittadini: a fronte di una riduzione delle prenotazioni di prestazioni con priorità B, quasi mille in meno, non corrisponde una riduzione dei tempi di attesa e in alcune Asl, come quella di Latina, i tempi di attesa riescono anche ad aumentare. Ciò significa che una persona su tre continua a non ricevere questo tipo di prestazioni nei tempi previsti: ovvero entro 10 giorni.
I numeri soprattutto nel pontino parlano chiaro. Sono 68.667 le prestazioni sanitarie che la Asl di Latina deve recuperare in base al piano straordinario varato dalla Regione Lazio. Obiettivo: abbattere le liste di attesa per visite, interventi ed esami diagnostici che non è stato possibile effettuare durante il periodo della pandemia Covid. Quasi 70mila prestazioni nel territorio pontino a fronte di 1.131.277 in tutto il Lazio, a cui la Regione farà fronte con un impegno di spesa straordinario di 47.970.518 euro, in favore delle aziende sanitarie e ospedaliere.
Latina deve recuperare 37.615 prestazioni di specialistica ambulatoriale, 1.009 interventi chirurgici e 30.043 prestazioni nell’ambito dei percorsi di screening oncologici.
Nelle province, il primato delle prestazioni da recuperare nell’ambito dei percorsi di screening oncologici spetta a Frosinone, con 35.800 (5.757 in più a Latina). Anche per quanto riguarda gli interventi chirurgici, 15.725 da recuperare in tutto il Lazio, Latina è al terzo posto, con 1.009, dopo Frosinone con 1.220 e Viterbo con 1.118, seguita da Rieti con 333.
SIMEONE CONTRO LA POLITICA DEGLI ANNUNCI
Chi da sempre si è battuto per una riduzione drastica e strutturale dei tempi di attesa delle prestazioni specialistiche è Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale. “Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e l’assessore regionale alla sanità, Alessio D’Amato, hanno, di nuovo, dichiarato guerra alle liste di attesa. In queste ore è stato varato l’ennesimo piano di abbattimento -ha affermato Simeone– l’investimento previsto è di circa 48 milioni di euro. Ma il timore è che, leggendo l’articolato dell’atto, si rischi l’ennesimo flop. L’obiettivo è recuperare gli interventi chirurgici, i ricoveri ospedalieri, le prestazioni specialistiche ambulatoriali e di screening che non è stato possibile erogare durante il periodo della pandemia da Covid-19. I circa 48 milioni di euro previsti sono suddivisi per attività sanitaria prevedendo per la specialistica ambulatoriale 35.388.145,57 euro, per interventi chirurgici 9.946.964,11 euro, per percorsi di screening oncologici 2.635.408,32 euro. E’ evidente che manca una tranche rilevante e fondamentale che è quella rappresentata dalle prestazioni diagnostiche, Tac, Risonanza magnetica, Mammografia, per fare solo alcuni esempi, che rappresentano in assoluto l’apice delle criticità legate alle liste di attesa e che costringono i cittadini a rivolgersi al privato per effettuare gli esami con costi esosi. E’ altrettanto evidente, leggendo il piano che manca di fatto un investimento, a fronte della prevista apertura delle strutture sanitarie anche la sera e nei giorni festivi, il necessario investimento sul personale che, come si legge nel piano, sarà “semplicemente riorganizzato. Infine, ben l’80% delle prestazioni, in termini di aumento dell’offerta, come sottolineato dall’assessore D’Amato, sarà pubblica. Il che significa che l’apporto sostanziale delle strutture private accreditate sarà residuale e il problema potrà essere risolto, forse, in maniera del tutto residuale rispetto al volume di prestazioni da recuperare. A pensar male si sbaglia ma come dice l’adagio a volte ci si azzecca”.
IL MODELLO VENETO E QUELLO EMILIANO
Per Simeone è l’ora di guardare i sistemi che funzionano: Veneto ed Emilia Romagna. “E il nostro timore era e resta quello di un piano che farà la fine degli altri varati in pompa magna con una guerra in salsa Zingaretti che si rivelerà l’ennesima Waterloo -ha avvertito il capogruppo di FI- quello che stupisce, ancora, è che esempi virtuosi con risultati eccellenti esistono e sono stati attuati in Regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna dove le liste di attesa sono state ridotte in modo sostanziale soprattutto per quanto concerne esami diagnostici, visite specialistiche e di laboratorio, grazie ad investimenti mirati all’ampliamento degli orari di erogazione di servizi e prestazioni, confluiti nella garanzia del personale indispensabile per effettuare esami e visite, e agendo sul privato accreditato calmierando le tariffe per l’accesso dei pazienti. Soluzioni che, come Forza Italia, è dal 2013, a suon di mozioni, emendamenti, interrogazioni sottoponiamo all’attenzione della giunta Zingaretti che, evidentemente, non riesce a recepirli per la mancanza di una visione organica e generale del problema e quindi incapace di affrontare le criticità in modo risolutivo. Spiace per i cittadini che, probabilmente, dovranno continuare a scontrarsi con i limiti esistenti nelle erogazioni di prestazioni sanitarie indispensabili alla loro salute e per prevenire malattie spesso gravi e degenerative. Ma come si suol dire in certi casi non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Quella di Simeone appare una sentenza di condanna per una politica sanitaria regionale, che emergenza Covid a parte, in questi anni ha lasciato molto a desiderare.