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L’incubo del PD nel disimpegno dei big: scendere sotto il 16% di cinque anni fa

Licandro Licantropo
Febbraio 14, 2024
Nicola Zingaretti

Il Partito Democratico vive in un’eterna attesa di decisioni che non vengono mai prese e fatica a rendersi conto di essere arrivato sull’orlo di un precipizio. A giugno il voto delle europee sarà uno spartiacque per tutti. Cinque anni fa in Ciociaria il Pd si fermò ad un imbarazzante 16%, dato ampiamente al di sotto rispetto a quelli del Lazio (23,7%),  della Circoscrizione Centro (26,8%) e dell’Italia (22,6%). Un campanello d’allarme ignorato, come altri. Adesso la situazione è perfino più complicata. Intanto ovunque si alzano cortine fumogene sulle candidature dei big. Nelle ultime ore sono tornate a salire le quotazioni di Nicola Zingaretti, Marta Bonafoni e Michela De  Biase, mentre finora sono risultati vani i tentativi di “spingere” in lista Daniele Leodori. In Ciociaria la consigliera regionale Sara Battisti sta cercando di capire se e come potrà giocarsi le sue possibilità. Naturalmente con il sostegno dell’area di Claudio Mancini e Roberto Gualtieri. Nel frattempo però il Pd è ingessato e pieno di nervosismi e malumori. Oppure di indifferenze.

Antonio Pompeo è indeciso tra il continuare ad attendere o “strappare”. Ad un anno di distanza dalle regionali, le sue 15.000 preferenze sono state beatamente ignorate. Se la Battisti dovesse essere eletta in Europa, lui entrerebbe alla Regione Lazio. Ma si tratta di una ipotesi difficile e complessa, con tante variabili. Chi è stato due volte presidente della Provincia e sindaco di Ferentino può continuare a vivere (politicamente) di… speranze?

Però ci sono altri big locali che hanno avuto ruoli importanti che appaiono assolutamente defilati. Domenico Alfieri (ex presidente ed ex segretario del partito) è concentrato soltanto sulle comunali di Paliano. Lui non può candidarsi oltre e sta preparando una “successione” gradita. Ma in federazione non si vede quasi più. Completamente scomparso dai radar (per sua scelta) l’ex segretario Simone Costanzo, sindaco di Coreno Ausonio. Eclissato (da anni) Francesco Scalia, tornato con successo alla professione di avvocato a tempo pieno.

Francesco De Angelis, fondatore e leader di Pensare Democratico (la corrente maggioritaria del partito), per anni ha giocato da protagonista per la sua capacità di intuire prima (e poi di mollare al momento giusto) determinate esperienze. Ricordare il sostegno a Ignazio Marino? Oppure l’adesione alla componente di Matteo Orfini? E successivamente la strambata su Nicola Zingaretti? Per finire con la “santa alleanza” con Claudio Mancini per l’elezione plebiscitaria di Daniele Leodori a segretario regionale? Operazione che ha portato lo stesso De Angelis alla presidenza del partito nel Lazio.

Il tallone di Achille, però, è rimasto scoperto: l’assoluta incapacità di coinvolgere tutte le aree, di condividere la gestione e le scelte. Così si sono allontanati esponenti come Pompeo, Costanzo, Alfieri e tanti altri. Con risultati sotto gli occhi di tutti: sempre più sconfitte alle comunali, sempre meno presenze del simbolo sulle schede, rapporti con gli alleati lacerati. In estate si aprirà l’ennesima stagione congressuale in Ciociaria. Tutti comprendono le difficoltà del segretario Luca Fantini di scegliere una rotta stabile dovendo continuamente mediare tra posizioni opposte e spesso inconciliabili. Al momento del suo insediamento fu proprio De Angelis a dire che era il momento che una classe dirigente giovane si mettesse alla prova. Siamo all’ultima chiamata, visto che i leader non riescono neppure a parlarsi. Il caso emblematico è quello di Sara Battisti e Antonio Pompeo. Aspettare il quadro completo delle candidature alle europee non può essere una strategia credibile e affidabile. C’è il dato di cinque anni fa in Ciociaria: 16%. Il minimo storico. Alle politiche, alle regionali e alle comunali di Frosinone è andata indubbiamente meglio. Ma alle europee è una partita completamente diversa. Senza una candidatura locale forte e riconosciuta, la mobilitazione è un’illusione. Inoltre perché Pompeo, Alfieri, Costanzo, ma anche Fabrizio Cristofari, Angelo Pizzutelli, Piergianni Fiorletta e tanti altri dovrebbero avere il “sacro furore”?

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