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Le trattative, la tentazione del traversone, il ruolo di Zingaretti

Licandro Licantropo
Strada impervia, in salita e non a costo zero: ma è l’unica, perché non potranno esserci apparentamenti ufficiali. Non li vuole nessuno, sarebbero un boomerang per le coalizioni e per i leader delle stesse. Un “suicidio”
Giugno 16, 2022
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti

Mentre Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi si punzecchiano su un ipotetico confronto in piazza che non ci sarà mai, nelle retrovie si lavora all’eventualità di accordi politici con i Socialisti di Gian Franco Schietroma e Vincenzo Iacovissi e con Mauro Vicano

Strada impervia, in salita e non a costo zero: ma è l’unica, perché non potranno esserci apparentamenti ufficiali. Non li vuole nessuno, sarebbero un boomerang per le coalizioni e per i leader delle stesse. Un “suicidio”.

LE REGOLE DELL’APPARENTAMENTO

Eppure l’apparentamento è espressamente previsto dalla normativa: andrebbe siglato entro il settimo giorno dal primo turno, cioè domenica prossima. Una sentenza del 2010 della quinta sezione del Consiglio di Stato ha stabilito il principio che l’assegnazione dei seggi, in caso di ricorso al secondo turno, va operata con riferimento ai risultati ottenuti al ballottaggio. L’articolo 73 del Testo unico degli enti locali ha inteso assicurare al sindaco eletto almeno il 60% dei seggi del consiglio comunale: il premio di maggioranza. 

L’apparentamento è un atto ufficiale, che comporta che le liste dei partiti che si aggiungono alla coalizione originaria figurino sulla scheda accanto al nome del candidato sindaco. E quindi la ripartizione dei seggi andrebbe effettuata sull’assetto del secondo turno. 

Vorrebbe dire che la coalizione iniziale dovrebbe effettuare una “donazione di seggi” a favore degli alleati al… secondo turno. Non lo farà mai nessuno. Né nel centrodestra di Mastrangeli né nel centrosinistra di Marzi. Mentre invece magari i Socialisti avrebbero l’interesse politico ad un apparentamento che potrebbe far entrare in Consiglio Massimo Calicchia e Jacopo Nannini. Le regole sono queste, ma a prevalere è l’opportunità politica. Nessuno è disposto a cedere posti in consiglio comunale. Inoltre un’operazione del genere andrebbe a demotivare chi si sta impegnando con l’obiettivo di poter conquistare un seggio. Delegittimando i capi.

NON RESTA CHE L’ACCORDO POLITICO

I telefonini di Vincenzo Iacovissi e Mauro Vicano squillano continuamente da lunedì sera. Quali potrebbero essere le ipotesi per un’intesa? La presidenza del consiglio comunale, carica istituzionale, che però prevede che il prescelto venga votato. Serve una maggioranza insomma. E’ un ruolo ambito, al quale potrebbero aspirare in tanti. Per esempio i più votati: Francesca Chiappini (Lista per Frosinone), Angelo Pizzutelli (Pd), Valentina Sementilli (Lista Ottaviani). La sola eventualità che a dirigere i lavori dell’aula possano essere Vincenzo Iacovissi (Psi) o Mauro Vicano determinerebbe dei problemi e magari perfino delle reazioni allergiche negli schieramenti di centrodestra e di centrosinistra. Sull’altro piatto della bilancia c’è però la vittoria al ballottaggio: a fare la differenza potrebbero essere 300-400 voti. Non arrivare ad intese sarebbe obiettivamente un rischio. Ancora più complicato mettere sul tavolo la carica di vicesindaco, che ha una indubbia e riconoscibile connotazione politica. Meno “impattante” un assessorato.

Francesco De Angelis, leader maximo del Pd, sicuramente parlerà con Gian Franco Schietroma, segretario regionale dei Socialisti. Farà la stessa cosa con Mauro Vicano. Nel centrodestra chi prenderà l’iniziativa? Direttamente il candidato sindaco Riccardo Mastrangeli oppure il senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia) o Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale della Lega? Sembra complicato però che Schietroma possa arrivare ad un accordo con il centrodestra. Per Mauro Vicano il discorso è diverso, nonostante l’ex manager della Asl abbia un passato molto chiaro nel centrosinistra (Psi e Pd). La frattura sulla candidatura a sindaco è stata pesantissima. 

IL RUOLO DI ZINGARETTI

Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ci sta mettendo la faccia: da Frosinone a Viterbo. E’ stato lui a volere la candidatura a sindaco di Domenico Marzi nel Campo largo, d’accordo con il segretario regionale Dem Bruno Astorre. Il centrodestra ha sfiorato la vittoria al primo turno per pochissimo, distanziando il centrosinistra di dieci punti. Quel gap potrebbe essere colmato da un accordo politico sia con il Psi che con Azione, ma inevitabilmente bisognerebbe calare l’intesa anche sul piano regionale. L’unico a poterlo fare, con Schietroma e con Calenda, è Zingaretti. Dopo che le amministrative hanno decretato la scomparsa dei Cinque Stelle, il Governatore se la sentirà di gettare le basi per un’alleanza diversa scaricando il Movimento che però gli consente di avere i numeri nell’aula della Pisana? Questo è il punto. 

Inoltre i pentastellati esprimono due assessori in giunta (Roberta Lombardi e Valentina Corrado) e hanno fatto capire  di voler far parte della coalizione alle prossime elezioni. Quasi sicuramente sosterrebbero Daniele Leodori

Ma i Cinque Stelle oggi sono in grado di assicurare più voti rispetto ad Azione o ad un’alleanza “classica” di centrosinistra? In attesa di una risposta ci sono i ballottaggi di Frosinone e di Viterbo. Nicola Zingaretti vuole fortemente le vittorie di Domenico Marzi e Alessandra Troncarelli. Per questo motivo il fronte caldissimo è quello degli accordi politici.

VIETATO DISTRARSI PER IL CENTRODESTRA

E’ il caso che i massimi responsabili dei partiti del centrodestra si guardino in faccia per il ballottaggio di Frosinone. Soltanto una vittoria al Comune capoluogo può determinare una successiva offensiva per conquistare la presidenza della Provincia. Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), Nicola Ottaviani (Lega) e Claudio Fazzone (Forza Italia) dovrebbero incontrarsi al più presto. In gioco c’è la supremazia politica in Ciociaria. La forza di Francesco De Angelis e del Pd nasce soprattutto dal controllo degli enti intermedi, ottenuto grazie alla maggioranza degli amministratori locali. In Ciociaria il centrodestra difficilmente potrà effettuare il salto di qualità se non capovolgerà questi assetti. Non esiste un’altra possibilità se non quella di indicare il prossimo presidente della Provincia. Per questo obiettivo la vittoria di Riccardo Mastrangeli a Frosinone è indispensabile. Il ballottaggio rappresenta un’insidia: occorre una risposta politica unitaria che vanifichi sul nascere tentazioni di giocare a “traversone”.

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