L’offerta vincolante è arrivata ed i dettagli saranno ufficializzati la prossima settimana al tavolo regionale sulla crisi Saxa Gres e Grestone. Per i lavoratori dei siti di Roccasecca ed Anagni sembra dunque giunta la svolta positiva che, per la verità, si attendeva proprio per la fine di novembre, come annunciato dall’imprenditore Francesco Borgomeo, patron di Saxa e presidente di Unindustria Cassino, pressato dalla Regione Lazio su impulso anche delle organizzazioni sindacali.
Parliamo di un piano da 75 milioni di euro che un fondo di investimenti sottoscriverà consentendo la ripartenza della produzione (ferma ormai dai tempi della crisi del Covid prima e, subito dopo, della impennata dei costi energetici seguita allo scoppio della guerra in Ucraina), ed il rilancio del progetto di polo industriale per la ceramica destinata alla pavimentazione urbana, basato sul riciclo di polveri da termovalorizzazione.
Borgomeo ha mostrato un portafoglio ordini di circa 75 milioni di euro, due anni or sono, ottenendo il sostegno delle banche che hanno portato avanti il famoso bond e anticipato la cassa integrazione ai dipendenti. Il problema è che l’innalzamento stratosferico della bolletta elettrica avrebbe eroso i guadagni ed, anzi, avrebbe esposto Saxa Gres ad una perdita secca di almeno 15 milioni di euro se fosse andata ugualmente avanti con la produzione per onorare tempestivamente gli ordini ricevuti.
Borgomeo ha quindi, come noto, fermato tutto e avviato la ricerca di un nuovo partner che condividesse la sua sfida. Una cosa non facile vista l’esposizione finanziaria nel frattempo accumulata.
A questa situazione si sono aggiunti i ritardi nella concessione delle autorizzazioni ambientali per realizzare un impianto di termovalorizzazione interno allo stabilimento di Roccasecca: nelle intenzioni dell’imprenditore, avrebbe consentito di abbattere i costi energetici sottraendo l’azienda agli sbalzi del mercato dell’elettricità e di tornare ad avere un prodotto dai costi competitivi.
Le autorizzazioni per l’impianto non sono ancora arrivate nel frattempo, sebbene la richiesta di Saxa risalga a circa 4 anni or sono.
Il fondo che entra in gioco conta su un team di investimento diviso fra gli uffici di Lisbona e Milano.
Opera in partnership sia con gli imprenditori che con i creditori, attraverso schemi che allineano gli interessi delle diverse parti. Allo stesso tempo, colloca nuove risorse finanziarie e umane necessarie per il rilancio delle imprese che dispongono di asset industriali importanti ma che attraversano un periodo di stress e difficoltà finanziarie.
La sede di Milano è stata fondata nel 2015 e attualmente opera con 10 professionisti di cui 2 soci fondatori che – secondo la società – “vantano oltre 50 anni di esperienza cumulata nella consulenza direzionale e nel turnaround aziendale”.
La società ha ricoperto anche ruoli diretti come CEO e CRO di aziende durante periodi di turnaround (ristrutturazione) e porta avanti una rete di relazioni con manager, imprenditori, rappresentanti bancari, consulenti finanziari e industriali che consentono un accesso rapido ed efficace alle conoscenze e alle best practices internazionali.
«Noi – spiegano dalla filiale italiana del fondo straniero – siamo interessati ad aziende che, nonostante l’attuale situazione di difficoltà finanziaria e/o di bassa redditività, sono rilevanti nel mercato in cui operano. Aziende i cui prodotti, marchi, posizionamento dei costi e valori aziendali rendono la propria esistenza importante per i propri clienti, fornitori e tutti gli stakeholder. Siamo infatti convinti che quelle aziende che hanno una ragion d’essere industriale di medio-lungo termine possano essere rilanciate con successo, facendo leva sui propri punti di forza e introducendo le risorse finanziarie e umane necessarie alla piena valorizzazione del loro valore».
Solitamente – bisognerà vedere se anche in Saxa sarà così – il fondo assume il controllo delle società in cui investe. Del resto l’offerta vincolante è in finanza un vero e proprio impegno a precede nell’acquisizione di una società. Pertanto, siamo di fronte al passo precedente la firma di un contratto di vendita. Ma la cosa importante è che Borgomeo in Regione Lazio potrà anche illustrate le condizioni essenziali dell’operazione perché dovranno essere per forza incluse nero su bianco nell’offerta vincolante in questione (se tale effettivamente sarà).
«La nostra missione – proseguono dalla sede milanese del fondo di investimenti – è quella di aiutare il sistema imprenditoriale e creditizio italiano a rilanciare e valorizzare il patrimonio industriale e il know-how del Paese».
La Regione Lazio, come già accennato sopra, si era impegnata a “mettere alle strette” Borgomeo e conoscere i destini del gruppo Saxa entro la fine dell’anno. Proprio per questa ragione – e in attesa dell’ufficialità dell’incontro della prossima settimana che Borgomeo chiederà di fissare per illustrare l’offerta vincolante – ieri Ugl, Cisl e Uil hanno sollecitato la convocazione di un incontro urgente alla Regione alla presenza dell’istituzione, delle parti sociali e della proprietà Saxa.
Ma a quanto pare la situazione si è effettivamente sbloccata. Ora bisognerà verificare quanta serietà e determinazione ci sia dietro l’operazione del fondo di investimenti straniero e se gli investimenti avranno effettivamente le ricadute attese in termini di messa in sicurezza di produzioni e posti di lavoro e di profitti per chi si prepara ad impegnare ulteriori capitali.