Regione Lazio

Sanità: torna lo spettro del commissariamento, il 20 aprile decisivo confronto Regione-Governo

Il governatore Francesco Rocca non ha mai fatti mistero del forte debito sanitario nel Lazio

Il palazzo della Regione Lazio

C’è il rischio, concreto, che la Sanità nel Lazio finisca nuovamente commissariata. Il comparto, infatti, fa registrare forti disavanzi, che potrebbero essere non gestibili con gli strumenti ordinari. Il governatore del Lazio, Francesco Rocca, non ha mai fatti mistero e non nasconde che, dalle prime verifiche e proiezioni fatte, la spesa sanitaria della Regione chiude in forte debito.

Sanità, un deficit da 600 milioni di euro, il 20 aprile confronto col governo

Come più volte è stato già scritto, nel 2022 le Asl e le Aziende ospedaliere del Lazio hanno, nel complesso, fatto registrare quasi 300 milioni di euro spesi di disavanzo, mentre le stime per il 2023 sono di un deficit che si assesterebbe sui 600 milioni di euro.

Nel ricordare questi numeri, Rocca ha annunciato ieri che il prossimo 20 aprile ci sarà un’importante riunione con il Governo per verificare lo stato dei piani di rientro di tutte le Regioni, dalla quale potrebbero uscire particolari indicazioni per il Lazio.

Rocca: massima trasparenza ai dati, ma la decisione ultima spetta al ministero

“Daremo la massima trasparenza ai dati che stanno emergendo e quanto accadrà nel corso del confronto con il Governo. C’è preoccupazione perché i numeri sono importanti. Vediamo quindi le indicazioni che usciranno da quel tavolo”. C’è comunque da essere preoccupati per il futuro di una Regione che conta un indebitamento di 22 miliardi che nel 2023 porterebbe a un deficit di bilancio di 600 milioni di euro.

Rocca ha anche chiarito, rispondendo alle domande dei giornalisti, che un eventuale commissariamento della Sanità laziale è comunque una valutazione ed una decisione che spetta al Governo e non certo a lui.

Conti risanati nel 2020: poi cosa è successo? E chi ha sbagliato?

Il dato politico, però, è anche un altro: il Lazio è uscito dal commissariamento della sanità appena 3 anni fa. E’ stato commissariato per ben 12 anni: dal luglio 2008, quando il deficit della sanità veniva calcolato in 22 miliardi, al luglio 2020, quando tutti (governo, regione e conferenza stato-regioni) hanno annunciato che l’opera di risanamento dei conti era stata portata a termine: il consuntivo chiudeva in attivo e i livelli essenziali di assistenza contavano, addirittura, 30 punti oltre quanto richiesto. Se questi numeri, diffusi all’epoca con molta enfasi, debbono essere presi per buoni, si resta perplessi.

Cosa è avvenuto, allora in questi ultimi 3 anni? Si converrà che la colpa non può certo essere di Rocca, che in Regione ha messo piede appena da 27 giorni, né dei suoi assessori o consiglieri, che sono al governo da ancor meno.

Chiuso il commissariamento, la gestione del comparto è tornata all’assessorato – guidato da Alessio D’Amato, che si è candidato poi alla guida della Regione proprio rivendicando i successi conseguiti nella Sanità regionale (gestione Covid compresa) –; è tornata alle direzioni regionali competenti, alle Asl e alle Aziende Ospedaliere: cosa non ha funzionato? E, soprattutto, chi ha sbagliato?

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