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L’autocritica tardiva di Durigon sul reddito di cittadinanza. Mentre la provincia ‘festeggia’ il lavoro che non c’è

Marco Battistini
L’ex sottosegretario al Lavoro, il pontino Claudio Durigon, ha rinnegato un provvedimento approvato con il voto decisivo della Lega, meno di 4 anni fa: il reddito di cittadinanza
Maggio 1, 2022

La ricorrenza del 1 maggio come ogni anno diventa l’occasione per spunti di riflessione sul mondo del lavoro. A fare notizia nelle ultime ore è la posizione assunta dall’ex sottosegretario al Lavoro, il pontino Claudio Durigon, che ha rinnegato un provvedimento approvato con il voto decisivo della Lega, meno di 4 anni fa. Stiamo parlando di quel reddito di cittadinanza che nelle intenzioni dei promotori ‘grillini’ avrebbe dovuto rappresentare l’antidoto contro la povertà. Ed invece si è rivelato uno strumento di puro assistenzialismo,  una forma di incentivo a non lavorare, oltre che un autentico spreco di denaro pubblico.

“Il reddito di cittadinanza l’ho votato, è vero -ha sottolineato Durigon- ma non lo volevo così. Io volevo un reddito di competenza. Non misure assistenzialiste, ma voucher lavoro per incentivare i nostri giovani a formarsi, studiare e accedere al mondo del lavoro”. Parole pronunciate con colpevole ritardo visto che neanche un anno dopo dall’entrata in vigore, il RdC era stato severamente bocciato dalla magistratura contabile. Il Procuratore generale Fausta Di Grazia evidenziò che “risultano essere state accolte circa 1 milione di domande, a fronte di quasi 2,4 milioni di richieste, delle quali, secondo elaborazioni di questo Istituto, soltanto il 2% ha poi dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego“. Un flop clamoroso reso fin troppo evidente da una strategia di fondo sbagliata.

Il Movimento 5 stelle aveva deciso di reintrodurre gli lsu travestiti da reddito di cittadinanza, la Lega Nord mise il timbro al provvedimento, accettando la creazione di un ‘granaio’ elettorale assistito economicamente. In poche parole la Lega ha avallato questa misura di assistenzialismo puro, salvo oggi rimangiarsi tutto a distanza di quasi 4 anni.

Lo strumento del RdC  ha sortito solo l’effetto di impegnare ingenti risorse su una scelta assistenzialista, sottraendole a politiche attive capaci di stimolare la ripresa del lavoro e l’innalzamento dei livelli occupazionali, ma esponendo ulteriormente il sistema-Paese a truffe milionarie ordite da organizzazioni criminali a danno dei conti pubblici.

Un esito ampiamente preventivabile, conoscendo soprattutto le abitudini di una fetta consistente del Paese. E davvero si fa fatica a rileggere le dichiarazioni di Matteo Salvini del dicembre 2018, quando l’allora ministro dell’Interno assicurava il Paese sull’efficacia di questa misura. “Chi ha un ricco conto in banca e pensa di fare il furbo, aggiungendo euro a euro, non ne vedrà uno. Nessuno potrà bluffare con il reddito di cittadinanza, intascando i soldi e lavorando in nero ad esempio. O truccando l’Isee per fingersi bisognoso -affermò Salvini- stiamo incrociando tutte le banche dati, stiamo incrociando i redditi: ovviamente se uno ha due o tre case o due o tre macchinoni, non vedrà un centesimo di euro”.

Frasi eloquenti che testimoniavano una scarsa consapevolezza degli effetti del provvedimento. Un errore grave che la Lega rischia di pagare a caro prezzo in termini elettorali. Non solo al sud dove sta lentamente scomparendo, ma anche del nord produttivo.

EMERGENZA LAVORO

L’emergenza occupazione rischia di consolidarsi drammaticamente in Italia, nel Lazio ed in provincia di Latina. Il tasso di disoccupazione nella Regione è complessivamente sceso dal 9,9% al 9,1%. Il pontino risulta essere il territorio più colpito con il tasso dell’11,4%. Addirittura tra le donne raggiunge il picco del 15,3%.
Allarma anche il tema sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Nel Lazio la strage delle morti bianche ci conferma in modo drammatico che i dati assoluti diminuiscono soltanto al diminuire delle persone occupate. Negli ultimi 20 anni però sono ben 34 gli operai morti in provincia di Latina. Appena 2 in meno rispetto a Frosinone.

In realtà la vitalità produttiva del nord della provincia di Latina non è stata mai in discussione. Alla chiusura delle fabbriche è seguito il diffondersi del terziario, per cui i posti di lavoro non sono mai mancati con una percentuale di disoccupazione piuttosto basta, facendo parlare di onda lunga del miracolo economico. Ma nel complesso sono stati evidenti i passi indietro del sistema produttivo provinciale.

Le ragioni vanno ricercate nella mancata infrastrutturazione dei sistemi di collegamento con i grandi assi di comunicazione nazionale e internazionale, nella carenza dei servizi logistici, nonché nell’assenza di politiche industriali  specifiche regionali e nazionali necessarie  per competere sui mercati nazionali ed internazionali.

FARMACEUTICO OASI FELICE

Fortunatamente c’è l’eccezione del farmaceutico, che procede spedito. La Bsp Pharmaceuticals è un fiore all’occhiello del territorio pontino. Così come si spera in un rilancio per Corden Pharma. Che presto avrà un nuovo acquirente. Proprio la vicenda del sito di borgo San Michele è forse la nota più rassicurante dell’ultimo anno. L’azienda dopo quattro lunghi anni di vertenza sindacale sembra sul punto di rivedere la luce.

C’è infine una riflessione da fare per sperare in un cambio di prospettiva nel prossimo futuro. Tante professioni verranno superate a causa del disallineamento con le richieste del mercato. Tutto questo dovrà essere affrontato tramite un cambiamento culturale verso un mercato del lavoro più dinamico e con conoscenze e competenze in aggiornamento continuo. Vuol dire che la formazione sarà al centro del sistema.

E’ importante che la provincia di Latina confermi la netta capacità di recupero delle eccellenze industriali, nell’augurio che non si verifichino situazioni analoghe al vicino territorio ciociaro, come nel caso Catalent. La burocrazia non può rappresentare un ostacolo alla crescita ma neppure un alibi per chi è chiamato a prendere decisioni e a dare risposte.

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