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L’anno più buio del Pd. Anche se le dimissioni di De Angelis indeboliscono la Ciociaria. Ora Rocca non può sbagliare: niente catapultati e “trombati”, servono competenze non conoscenze

Massimo Pizzuti
Novembre 8, 2023
Francesco Rocca e Roberta Angelilli

Le dimissioni di Francesco De Angelis da presidente del Consorzio industriale del Lazio chiudono l’anno nero del Pd, ma rappresentano al tempo stesso un ulteriore segnale di indebolimento (politico e operativo) della provincia di Frosinone. Adesso il centrodestra che governa la Regione deve dimostrare attenzione e sensibilità verso la Ciociaria evitando le solite tentazioni romanocentriche, costantemente sganciate da meritocrazia e competenze.

L’ANNO DELLA DISFATTA DEL PD

In dodici mesi il Partito Democratico ha perso tutto quello che poteva perdere in Ciociaria. Cominciando dalla presidenza della Provincia: dopo otto anni di mandato, Antonio Pompeo non poteva ripresentarsi. Al suo posto c’è il sindaco di Sora Luca Di Stefano, un civico che con il Pd non c’entra nulla anche se è stato sostenuto da De Angelis.
A febbraio la disfatta alla Regione Lazio ha chiuso un ciclo storico, provocando effetti a cascata sugli enti intermedi, che per decenni sono stati il cuore pulsante del potere Democrat. L’Asi e il Cosilam (al timone c’erano Francesco De Angelis e Marco Delle Cese) da tempo avevano lasciato spazio al Consorzio Unico, alla testa del quale Nicola Zingaretti aveva indicato Francesco De Angelis. Un ciociaro al timone di un ente sul quale adesso Roma vuole mettere le mani. Perciò le sue dimissioni indeboliscono il territorio. Ma il Pd ha perso pure la presidenza della Saf dopo che quell’incarico per sei anni è stato ricoperto da Lucio Migliorelli e prima ancora da Cesare Fardelli e Mauro Vicano. Ora c’è Fabio De Angelis (Fratelli d’Italia). Nel 2023 Mauro Buschini non ha potuto far altro che dimettersi da presidente dell’Egato dei rifiuti (dopodomani sarà nominato membro del cda della Saf). Il Partito Democratico in Ciociaria si ritrova senza più presidenze e quindi fortemente indebolito nell’esercizio di posizioni di potere. Inizia una lunga traversata nel deserto.

LA REGIONE LAZIO ALLA PROVA

Il presidente Francesco Rocca, i suoi assessori (in particolare Roberta Angelilli) e l’intera maggioranza di centrodestra dovranno gestire bene questa situazione dimostrando attenzione e perfino rispetto nei confronti della provincia di Frosinone. Dai primi segnali che arrivano appare chiaro che il prossimo presidente sarà probabilmente espressione di Fratelli d’Italia e dell’area romana. C’è da augurarsi intanto che venga individuato un professionista all’altezza della situazione, meglio se un manager. Sarebbe davvero insopportabile se la presidenza del Consorzio industriale diventasse una postazione utile per “svernare”, da riservare ai tanti “trombati” in cerca di una poltrona oppure ai “catapultati” (spesso raccomandati) in servizio permanente effettivo. Se poi ci si dovesse orientare per un politico, auguriamoci che la bussola sia la meritocrazia, che fa rima con competenza. Il Consorzio industriale è un ente di straordinaria potenzialità, che può valere (almeno) un assessorato. Non si sente il bisogno di apprendisti stregoni, magari saltati da poco sul carro dei vincitori.

C’è infine l’aspetto territoriale e politico. Francesco De Angelis è un rappresentante della provincia di Frosinone, che in questo modo perde l’ultima “casella” rimasta nel mare magnum romanocentrico. Non ci sarebbe nulla di strano se la Regione Lazio pensasse ad un esponente della Ciociaria. Ma questo non accadrà, lo sappiamo tutti. Perlomeno però dovrebbe essere tenuta in considerazione la posizione della dirigenza provinciale di Fratelli d’Italia, che è partito di maggioranza e di riferimento pure dalle nostre parti. Questo territorio ha bisogno di insediamenti industriali, di depuratori, di autorizzazioni e di tanto altro. Il Partito Democratico, nominando Francesco De Angelis presidente del Consorzio, ha dimostrato considerazione per la Ciociaria. Fratelli d’Italia non può essere da meno: l’elemento minimo è quello di un confronto con Massimo Ruspandini e con la dirigenza locale del partito di Giorgia Meloni. Per stabilire insieme, condividendo quindi, il profilo del prossimo presidente del Consorzio e un programma che non lasci indietro le istanze della provincia di Frosinone.

A questo territorio e alla dirigenza politica del partito che esprime il trenta per cento dei consensi non può essere notificata una scelta calata dell’alto. Frutto di logiche che non tengano in considerazione quanto l’industria sia strategica e in particolare, quanto la nostra terra abbia pagato le scelte sbagliate e i ritardi della politica.
In questo senso il Pd consentendo a De Angelis prima di realizzare l’idea del Consorzio Unico regionale e poi di guidarlo ha riconosciuto alla nostra provincia un ruolo guida assegnando ad uno dei suoi leader quello che, a tutti gli effetti, può considerarsi un super-assessorato della macchina regionale.
Ecco perchè oggi, dopo aver combattuto e vinto in una lunga serie di campagne elettorali criticando la logica (e i metodi) di “Roma padrona”, sarebbe inaccettabile una scelta a prescindere dalla politica del territorio.
Ancor peggio se al posto di De Angelis venisse riciclata qualche figura di scarso peso figlia della logica della conoscenze e non delle competenze.

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