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L’anatra zoppa, il cavallo su cui vogliono puntare M5S e Pd

Cesidio Vano
Ospite a Un giorno da Pecora su Radio 1, D’Amato ha rilanciato l’invito ai grillini ad optare per il voto disgiunto
Febbraio 8, 2023
Donatella Bianchi (M5s) e Alessio D'Amato (Pd), candidati governatori Lazio

Hanno governato assieme (anzi, stanno governando assieme) fino all’ultimo giorno in Regione. Pd e 5 Stelle, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, si erano ritrovati faccia faccia e politicamente nudi: Nicola Zigaretti era governatore ma non aveva la maggioranza in consiglio regionale, perché le liste di Stefano Parisi avevano preso più voti.

Unica speranza del Pd: l’appoggio dei 5 Stelle, che nel 2018 erano l’anti-casta e da lì a poco ci sarebbe stato il “Mai con il partito di Bibbiano!”. L’appoggio arrivò subito: prima come periodo sperimentale per qualche mese, poi, quando le poltrone ebbero la meglio sugli apriscatole, l’appoggio al Pd fu in forma stabile ed infine divenne ben cementato con tanto di assessorati.

Nasceva così il campo-largo a sinistra che doveva essere ‘modello’ anche per le altre regioni, capace veramente (forse) di contrastare la crescita di consenso per il centrodestra (vedremo ora come andrà in Lombardia, dove Pd e 5 Stelle corrono assieme). Nel Lazio, invece, il campo-largo è diventato un ‘campo-santo’ per le aspettative di molti (Daniele Leodori ne sa qualcosa).

Regionali LazioD’Amato ammicca, Bianchi rifiuta, Conte rilancia

Ma la tentazione resta forte e le prospettive del ‘day after’ (ovvero di quello che sarà saltato fuori dalle urne il 14 febbraio prossimo) continuano a mettere alla prova l’un e l’altro schieramento. Se due giorni fa il Movimento 5 Stelle, per bocca della sua candidata presidente Donatella Bianchi aveva dovuto respingere l‘ennesimo invito fatto da Alessio D’Amato, candidato governatore del centrosinistra, ai grillini affinché scegliessero il voto disgiunto, appena ieri è stato proprio il leader del Movimento, Giuseppe Conte, a rilanciare l’ipotesi, anche se a parti invertite.

D’Amato in cerca di grazia: “Vinco io e vado a piedi al Divino Amore”

Ospite a Un giorno da Pecora su Radio 1, D’Amato ha rilanciato l’invito ai grillini ad optare per il voto disgiunto: la preferenza a lui come governatore e poi quella per i consiglieri alla lista del loro partito. E in più s’è sbilanciato: “Vincerò io! Con il 39%. Rocca si fermerà al 38”. E per capire quanto ne fosse convinto, basta aggiungere che ha preso l’impegno di “Andare a piedi al santuario del Divino Amore, partendo da Porta San Sebastiano” se vincerà le elezioni. Più che un pronostico, una grazia.

Bianchi: “Basta con giochetti da prima repubblica”

La Bianchi, già qualche giorno fa, aveva liquidato gli ammiccamenti di D’Amato in modo lapidario: “Il candidato di Renzi, D’Amato – aveva detto al Manifesto -, si preoccupi di fidelizzare il suo elettorato che ha già dimostrato di non gradire manovrine politiche da prima repubblica. I cittadini non sono pacchetti di voti o numeri di tessere: trattarli così è la prima causa dell’astensione”.

Ieri mattina, però, in diretta Rai su Agorà, Conte altrettanto lapidario, e rilanciando la proposta di D’Amato, ha dichiarato: “Sono favorevole al voto disgiunto e agli elettori del Pd dico di sostenere la nostra candidata Donatella Bianchi, la migliore interprete del fronte progressista”. L’ex premier ha chiarito che non “c’è ragione di proporre il voto disgiunto agli elettori M5s, ma – aggiunge – noi lo proponiamo a quelli del Pd”.

Conte al Pd: il voto utile è per il nostro candidato

Insomma, Conte ha detto al Pd: se proprio cercate il voto utile, per voi non c’è meglio da fare che far votare la nostra candidata presidente e i vostri candidati consiglieri. Poi in Aula si vedrà cosa accadrà e se riuscissero a portare alla Pisana una (altra) anatra zoppa, sarebbe tanto meglio per loro.

Zingaretti ‘nostalgico’ scommette (ancora) sull’anatra zoppa

La settimana scorsa, invece, a puntare sull’anatra zoppa era stato proprio Nicola Zingaretti, ex governatore (o meglio governatore uscente) ora eletto in Parlamento. Forte della sua esperienza alla Pisana, Zingaretti agli elettori ha suggerito: “Votate le liste che volete. Ma poi votate il presidente che può fermare il ritorno della destra”, convinto che il voto per il centrosinistra di D’Amato e quello per il cosiddetto “fronte progressista” di grillini e Coordinamento 2050 (la seconda lista di Donatella Bianchi, in cui è confluita parte degli esponenti della sinistra e del mondo ecologista che ha rotto con il centrosinistra) siano sufficienti a conquistare la maggioranza del consiglio: il tentativo (per alcuni ‘disperato’) di ridar vita a quel campo largo che ha consentito al Pd di governare il Lazio, anche negli ultimi 5 anni, pur non avendo i numeri. 

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