Il primo anno di consiliatura si chiude con una prova di lealtà e di sostegno della maggioranza di centrodestra nei confronti del sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli. Gli equilibri di bilancio sono stati approvati con 19 sì e 8 no (le opposizioni). Un risultato difficile da raggiungere ad agosto, in pieno periodo di ferie. Nelle settimane scorse la situazione non si era messa bene, poi il documento di Fratelli d’Italia (firmato dal capogruppo Franco Carfagna) di incondizionato appoggio al sindaco ha cambiato la situazione. Mastrangeli dovrà considerarlo, come dovrà considerare che in questi ultimi mesi episodi come l’abbandono dell’aula, le assenze strategiche e le polemiche urlate hanno riguardato esponenti di Forza Italia, della Lega, della Lista Ottaviani, della Lista Mastrangeli, di Frosinone Capoluogo. Mai di Fratelli d’Italia, del gruppo di Mauro Vicano e di Alessandra Sardellitti e della Lista per Frosinone di Antonio Scaccia. Ci sono molti temi programmatici sui quali bisognerà discutere apertamente, evitando di limitarsi a portare avanti i programmi delle precedenti giunte. Sarà questo il vero terreno di confronto all’interno della maggioranza.
IL CASO DE ANGELIS
Marcello De Angelis resta al suo posto alla Regione Lazio, dopo un confronto con il Governatore Francesco Rocca che gli ha rinnovato la fiducia. Si è scritto e detto di tutto. Ma c’è stata anche una dimensione politica: Giorgia Meloni, premier e leader di FdI, ha cambiato impostazione quando si è resa conto, parole testuali, che “è in atto una crociata contro di noi”. Con riferimento esplicito agli attacchi scomposti del Pd e dei Cinque Stelle. Forse però anche con riferimento “criptato” a manovre centriste non meglio specificate ma sempre di attualità per “annacquare” l’identità di destra del Governo e della maggioranza. Fratelli d’Italia è di gran lunga il primo partito: molti tendono a dimenticarlo, perfino tra gli alleati.
LA REGIONE
La Regione Lazio, come ha più volte ricordato il Governatore Francesco Rocca, in autunno dovrà mettere mano al Piano della sanità e a quello dei rifiuti. In entrambi i casi ha ereditato una situazione pesante e assai complicata dalla precedente Amministrazione di centrosinistra. Lo ha ricordato l’assessore ai rifiuti Fabrizio Ghera qualche giorno fa a Viterbo. Irrisolto il tema della discarica a servizio di Roma, ma più in generale nell’intero territorio laziale mancano impianti di smaltimento. E siccome all’orizzonte ci sono possibilità rilevanti come il Giubileo e (forse) l’Expo, si capisce bene come vadano trovate delle soluzioni definitive. Da novembre 2022 l’immondizia della Ciociaria viene smaltita nei grandi termovalorizzatori della Lombardia e dell’Emilia Romagna. Non è un’operazione a costo zero: le spese per i Comuni e per i cittadini sono già aumentate. Un Piano di rifiuti di respiro regionale servirà anche per capire come impostare e articolare il servizio in Ciociaria.
LA PROVINCIA
Per il 28 settembre il presidente della Provincia Luca Di Stefano ha fissato un incontro con tutti i principali attori del territori: istituzioni, politici, imprenditori, associazioni di categoria, sindacati. Ma soprattutto Di Stefano ha assicurato che cercherà di far essere presente Francesco Rocca. Ormai da anni la Regione Lazio è l’ente che ha le maggiori competenze per intervenire sulle questioni di carattere locale. La Ciociaria deve presentarsi a quell’appuntamento con le idee chiare, evitando interminabili liste della spesa che poi restano tali. La giunta Zingaretti in Ciociaria, specialmente negli ultimi tempi, ha fallito su due punti. La riperimetrazione del Sin della Valle del Sacco, annunciata davanti alla platea degli industriali e poi “affondata” dai siluri del Movimento Cinque Stelle (ricordiamo tutti gli altolà di Ilaria Fontana prima e di Giuseppe Conte dopo). Su questo punto Francesco Rocca ha un’autostrada se avrà la determinazione di andare fino in fondo.
C’è poi la questione della Stazione dell’Alta Velocità. Un pallino di Politica7? Certo, ma sulla base della logica. Questa provincia non può accontentarsi di due fermate (Frosinone e Cassino) per due volte al giorno. Senza nemmeno usufruire delle velocità e dei tracciati della Tav. E’ un contentino che non sposta nulla. Una vera Stazione può invece dare una prospettiva a studenti, imprenditori, lavoratori, passeggeri. Ma anche alle aziende, se consideriamo che una Stazione tra Supino e Ferentino rappresenterebbe un volano enorme anche per quanto riguarda le merci. Una Stazione in una posizione strategica irripetibile: due caselli autostradali (Frosinone e Ferentino), la superstrada Ferentino-Frosinone-Sora.
Torniamo all’incontro fissato da Luca Di Stefano per il 28 settembre. Il tema è quello di creare le condizioni affinché le aziende non vadano altrove ad investire e a creare posti di lavoro. Un potenziamento logistico e infrastrutturale rappresenterebbe un tassello insostituibile. Poi bisognerebbe comunque dichiarare “guerra” ai ritardi insopportabili di una burocrazia asfittica e asfissiante. Ci sarebbe però un altro spirito. Pensiamo a come un’inversione di rotta di questo tipo potrebbe riverberarsi perfino sulla campagna elettorale del 2024: europee e comunali in una quarantina di centri, fra i quali Cassino, Isola del Liri, Veroli e Paliano. Basterebbero impegni seri su queste due tematiche (riperimetrazione Sin Valle del Sacco e Stazione dell’Alta Velocità) per modificare la prospettiva provinciale in maniera seria. Se invece ci sarà la solita infinita lista di opere da fare, allora difficilmente si arriverà da qualche parte. Bisogna concentrarsi su poche priorità sulle quali intervenire. La fuga delle imprese (e dei posti di lavoro) si blocca con ricette chiare e semplici. In questi anni c’è stato un clima di ostilità mista a indifferenza nei confronti delle aziende (piccole, medie e grandi). La tendenza va invertita con i fatti.