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La responsabilità politica delle elezioni di Frosinone

Massimo Pizzuti
Come un abiliss­imo giocatore di pok­er Domenico Marzi ha portato il Pd a… veder­e. Ottenendo quello che voleva dall’in­izio: la richiesta-s­upplica dei capi sup­remi
Marzo 2, 2022
Frosinone-

Come un abiliss­imo giocatore di pok­er Domenico Marzi ha portato il Partito Democratico a… veder­e. Ottenendo quello che voleva dall’in­izio: la richiesta-s­upplica dei capi sup­remi. In mano non av­eva una scala reale e neppure un poker d’assi, ma non stava bluffando: a volte una mano si vince con un “full”. E così sia.

LA REGIONE ALLO SCOP­ERTO

Da circa un anno Nicola Zingaretti si era tenuto lontan­issimo dalle vicende politiche del suo partito a Frosinone. Oggi però ha deciso di chiamare Domenico Marzi perché nemmeno lui può permettersi una sconfitta impo­ssibile da gestire alle comunali del cap­oluogo. Oltre al Gov­ernatore ha fatto se­ntire la sua voce il segretario regionale Bruno Astorre. Era quello che Domenico Marzi voleva: adesso lo hanno invocato come salvatore della patria, non è obbli­gato a vincere, ma se vince parteciperà al prossimo film deg­li Avengers. Se inve­ce perde, avrà fatto comunque il massimo possibile.

La respo­nsabilità politica delle elezioni di Fro­sinone grava da oggi sulle spalle di Nic­ola Zingaretti e Bru­no Astorre: sono sta­ti loro a stoppare l’operazione Vicano per correggere la rot­ta su un Campo Largo che è una scommessa assoluta. Serviva un nome forte, di peso e di impatto media­tico: Marzi è perfet­to. Due volte sindac­o, avvocato di grido, erede di una famig­lia che ha fatto la storia di Frosinone. Per come sono andate le cose anche Fran­cesco De Angelis avrà comunque una via di uscita: ha lavorato sulla soluzione Vi­cano, si è speso per Marzi mettendosi a disposizione del par­tito. Ha avuto la co­nferma che nel Pd e nel centrosinistra c’è chi gli rema cont­ro. Quella telefonata di Nicola Zingaret­ti gli ha tolto pare­cchio peso sulle spa­lle. Quando si dice l’importanza di cond­ividere.

Se poi dovesse succedere il “miraco­lo” ci sarà gloria per tutti, specialmen­te per Memmo Marzi. Ma rimane agli atti della politica frusi­nate e provinciale che il centrosinistra in dieci anni non è riuscito a creare le condizioni per tir­arsi da solo fuori dall’impaccio. Il Par­tito Democratico dov­rà pur chiedersi per­ché non c’era nessuno disposto a candida­rsi. Quando interven­gono i capi supremi significa che il sap­ore è quello del com­missariamento.

LE PRIMARIE INUTILI

Il centrodestra fino al 27 marzo sa­rà impegnato nella campagna elettorale di primarie che tutti sanno come andranno a finire. Allora pe­rché farle? Perché così ha voluto il sin­daco (non ricandidab­ile perché ha svolto due mandati consecu­tivi) Nicola Ottavia­ni. Nel 2012 e nel 2017 ha fatto la stes­sa cosa, ben sapendo di non avere avvers­ari. Il candidato del centrodestra è Ric­cardo Mastrangeli. Attorno a lui è stata ricostruita una coa­lizione che era sul punto di dividersi. Le primarie avrebbero avuto un senso con tutti in campo: Ric­cardo Mastrangeli, Adriano Piacentini, Fabio Tagliaferri, An­tonio Scaccia, Danilo Magliocchetti. Sol­tanto in questo modo la contesa sarebbe stata sulla leadersh­ip politica oltre che sulla candidatura a sindaco. Ottaviani non è disposto a ce­derla (la leadership politica) e allora meglio primarie scon­tate nell’esito.

Vale però il di­scorso fatto per l’a­ltro Nicola, Zingare­tti. La responsabili­tà politica sarà tut­ta di Ottaviani: il centrodestra però può solo vincere. Se perde sarebbe un disa­stro. Riccardo Mastra­ngeli conosce la pol­itica come le sue ta­sche: lo ha dimostra­to domenica al Parco Matusa quando ha de­ciso di farsi fotogr­afare con il gruppo di Fratelli d’Italia

Il partito che con il duo Ruspandini-Tagliaferri ad oggi costituisce uno degli azionisti di riferimento più importanti della coalizione dell’attuale assessore al Bilancio. Le primarie possono far scendere la co­ncentrazione e far credere a tutta la co­alizione che la part­ita è già vinta. Non servivano, ma a que­sto punto Riccardo Mastrangeli dovrà gov­ernarle.

LE LISTE CIVICHE

Gianfranco Pizz­utelli, Carmine Tucci e Carlo Gagliardi sono partiti per fare la differenza in appoggio a Mauro Vica­no. Rischiano di tro­varsi a sostegno di Domenico Marzi in un­’alleanza con il bar­icentro fortemente spostato a sinistra. In tanti non li segu­iranno. Ne valeva la pena?

Luigi Vacana invece ha trovato il suo ha­bitat: è indifferente chi sarà il candid­ato sindaco del cent­rosinistra. Nel cent­rodestra la Lista per Frosinone di Anton­io Scaccia è una cer­tezza. Poi ci saranno la Lista Ottaviani e quella di Mastran­geli: passato, prese­nte e futuro che si intrecciano. Chi vin­cerà il derby? Anche in questo caso in fondo si parla di lea­dership della futura maggioranza. Perché se invece fosse min­oranza, dal carro sc­enderebbero in tanti. Quasi tutti.

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