Come un abilissimo giocatore di poker Domenico Marzi ha portato il Partito Democratico a… vedere. Ottenendo quello che voleva dall’inizio: la richiesta-supplica dei capi supremi. In mano non aveva una scala reale e neppure un poker d’assi, ma non stava bluffando: a volte una mano si vince con un “full”. E così sia.
LA REGIONE ALLO SCOPERTO
Da circa un anno Nicola Zingaretti si era tenuto lontanissimo dalle vicende politiche del suo partito a Frosinone. Oggi però ha deciso di chiamare Domenico Marzi perché nemmeno lui può permettersi una sconfitta impossibile da gestire alle comunali del capoluogo. Oltre al Governatore ha fatto sentire la sua voce il segretario regionale Bruno Astorre. Era quello che Domenico Marzi voleva: adesso lo hanno invocato come salvatore della patria, non è obbligato a vincere, ma se vince parteciperà al prossimo film degli Avengers. Se invece perde, avrà fatto comunque il massimo possibile.
La responsabilità politica delle elezioni di Frosinone grava da oggi sulle spalle di Nicola Zingaretti e Bruno Astorre: sono stati loro a stoppare l’operazione Vicano per correggere la rotta su un Campo Largo che è una scommessa assoluta. Serviva un nome forte, di peso e di impatto mediatico: Marzi è perfetto. Due volte sindaco, avvocato di grido, erede di una famiglia che ha fatto la storia di Frosinone. Per come sono andate le cose anche Francesco De Angelis avrà comunque una via di uscita: ha lavorato sulla soluzione Vicano, si è speso per Marzi mettendosi a disposizione del partito. Ha avuto la conferma che nel Pd e nel centrosinistra c’è chi gli rema contro. Quella telefonata di Nicola Zingaretti gli ha tolto parecchio peso sulle spalle. Quando si dice l’importanza di condividere.
Se poi dovesse succedere il “miracolo” ci sarà gloria per tutti, specialmente per Memmo Marzi. Ma rimane agli atti della politica frusinate e provinciale che il centrosinistra in dieci anni non è riuscito a creare le condizioni per tirarsi da solo fuori dall’impaccio. Il Partito Democratico dovrà pur chiedersi perché non c’era nessuno disposto a candidarsi. Quando intervengono i capi supremi significa che il sapore è quello del commissariamento.
LE PRIMARIE INUTILI
Il centrodestra fino al 27 marzo sarà impegnato nella campagna elettorale di primarie che tutti sanno come andranno a finire. Allora perché farle? Perché così ha voluto il sindaco (non ricandidabile perché ha svolto due mandati consecutivi) Nicola Ottaviani. Nel 2012 e nel 2017 ha fatto la stessa cosa, ben sapendo di non avere avversari. Il candidato del centrodestra è Riccardo Mastrangeli. Attorno a lui è stata ricostruita una coalizione che era sul punto di dividersi. Le primarie avrebbero avuto un senso con tutti in campo: Riccardo Mastrangeli, Adriano Piacentini, Fabio Tagliaferri, Antonio Scaccia, Danilo Magliocchetti. Soltanto in questo modo la contesa sarebbe stata sulla leadership politica oltre che sulla candidatura a sindaco. Ottaviani non è disposto a cederla (la leadership politica) e allora meglio primarie scontate nell’esito.
Vale però il discorso fatto per l’altro Nicola, Zingaretti. La responsabilità politica sarà tutta di Ottaviani: il centrodestra però può solo vincere. Se perde sarebbe un disastro. Riccardo Mastrangeli conosce la politica come le sue tasche: lo ha dimostrato domenica al Parco Matusa quando ha deciso di farsi fotografare con il gruppo di Fratelli d’Italia.
Il partito che con il duo Ruspandini-Tagliaferri ad oggi costituisce uno degli azionisti di riferimento più importanti della coalizione dell’attuale assessore al Bilancio. Le primarie possono far scendere la concentrazione e far credere a tutta la coalizione che la partita è già vinta. Non servivano, ma a questo punto Riccardo Mastrangeli dovrà governarle.
LE LISTE CIVICHE
Gianfranco Pizzutelli, Carmine Tucci e Carlo Gagliardi sono partiti per fare la differenza in appoggio a Mauro Vicano. Rischiano di trovarsi a sostegno di Domenico Marzi in un’alleanza con il baricentro fortemente spostato a sinistra. In tanti non li seguiranno. Ne valeva la pena?
Luigi Vacana invece ha trovato il suo habitat: è indifferente chi sarà il candidato sindaco del centrosinistra. Nel centrodestra la Lista per Frosinone di Antonio Scaccia è una certezza. Poi ci saranno la Lista Ottaviani e quella di Mastrangeli: passato, presente e futuro che si intrecciano. Chi vincerà il derby? Anche in questo caso in fondo si parla di leadership della futura maggioranza. Perché se invece fosse minoranza, dal carro scenderebbero in tanti. Quasi tutti.