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La pistola (ad acqua) scarica delle associazioni di categoria nei confronti della politica delle bugie e delle distrazioni

Licandro Licantropo
Le analisi sono tutte giuste, puntuali e corrette. Il problema è racchiuso in una domanda: a cosa servono se si continua ad aggirare l’ostacolo invece di provare a saltarlo? Ennesimo tavolo di confronto sul tema della semplificazione burocratica e sul Sin Valle del Sacco. Stavolta l’ha organizzato Federlazio, coinvolgendo anche il sindaco di Anagni Daniele Natalia e gli Ordini dei geologi e degli ingegneri. Ma se non viene pronunciata una sola parola nei confronti della Regione Lazio e del Ministero della transizione ecologica, a cosa porta tutto questo? Era già accaduto con Unindustria. Non perché si debba scatenare una caccia alle streghe, ma semplicemente perché il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dopo il caso Catalent, aveva annunciato di aver avviato un percorso per sospendere il decreto di perimetrazione del Sin, contattando il premier Mario Draghi e il ministro Roberto Cingolani. Si è avuto qualche riscontro? No
Giugno 4, 2022
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti alla Camera di Commercio di Frosinone

Le analisi sono tutte giuste, puntuali e corrette. Il problema è racchiuso in una domanda: a cosa servono se si continua ad aggirare l’ostacolo invece di provare a saltarlo? Ennesimo tavolo di confronto sul tema della semplificazione burocratica e sul Sin Valle del Sacco. Stavolta l’ha organizzato Federlazio, coinvolgendo anche il sindaco di Anagni Daniele Natalia e gli Ordini dei geologi e degli ingegneri. Ma se non viene pronunciata una sola parola nei confronti della Regione Lazio e del Ministero della transizione ecologica, a cosa porta tutto questo? Era già accaduto con Unindustria. Non perché si debba scatenare una caccia alle streghe, ma semplicemente perché il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, dopo il caso Catalent, aveva annunciato di aver avviato un percorso per sospendere il decreto di perimetrazione del Sin, contattando il premier Mario Draghi e il ministro Roberto Cingolani. Si è avuto qualche riscontro? No. 

E perché Unindustria e Federlazio non chiedono conto sul serio? Magari chiamando gli imprenditori alla mobilitazione. Soltanto in questo modo potrebbero essere credibili ed efficaci.

LA MINESTRA RISCALDATA

Per l’ennesima volta si è detto che non ci sono certezze sui tempi del rilascio delle autorizzazioni (la Catalent è andata via per questo), che per semplificare le procedure burocratiche in area Sin bisognerebbe focalizzare l’attenzione sull’evidenza scientifica (la determinazione dei valori di fondo rispetto ai limiti evidenziati dalla perimetrazione), che sarebbe importante l’interlocuzione con l’ente responsabile del procedimento, che ci vorrebbero certezze sul tempo come elemento di misurazione della performance. 

Federlazio fa sapere che “lo scopo dell’incontro, dunque, è stato quello di individuare i cortocircuiti dell’iter autorizzativo, con l’auspicio di arrivare ad una sintesi incentrata su punti cruciali, al fine di ipotizzare proposte di riforma condivise”. Quanti punti interrogativi ed esclamativi servirebbero per far comprendere lo stupore misto alla rassegnazione? Siamo ancora a questo punto. E’ tutta roba trita e ritrita. Il cortocircuito è stato cancellato dall’incendio.

Il sistema economico della Ciociaria è soffocato da anni dalla normativa di perimetrazione del Sin. Le aziende non ce la fanno più, molte hanno alzato bandiera bianca.  Dopo aver conosciuto sulla propria pelle gli effetti di un’Odissea senza lieto fine. Di piccole Catalent ce ne sono state a decine, centinaia. Gli imprenditori che hanno un’attività in quell’area (enorme) sono sfibrati e sfiduciati. Impossibile pensare ad ampliamenti, figuriamoci a nuovi investimenti. Il recupero di quel bacino non c’è stato: il fallimento non poteva essere più totale. Come ha sottolineato Confapi, “il suolo non risulta inquinato, semmai lo è a livello delle falde e cioè ad una ventina di metri di profondità, dove nessuna azienda ha interesse ad intervenire”. Ma non servono più tavoli, convegni, ragionamenti, annunci, comunicati stampa. Basta.

LA VERITA’ E’ CHE MANCA IL CORAGGIO

Unindustria e Federlazio, ma anche la Camera di Commercio e le altre associazioni di categoria non hanno alternative se vogliono davvero essere credibili. Incalzare Ministero e Regione, Cingolani e Zingaretti. Non concedendo a nessuno dei due di nascondersi dietro il politichese e l’annuncite. La questione della Catalent ha avuto un’eco mondiale. Sulla proposta di sospendere il decreto di perimetrazione del Sin le risposte dovevano arrivare dopo due giorni. Invece è passato più di un mese senza che si sia mossa foglia. Quell’impegno era stato preso a casa di Unindustria, nel corso dell’assemblea generale. Davanti al presidente Angelo Camilli. Presente il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Se però nessuno trova il coraggio di prevedere uno scenario di conseguenza, allora è inutile. Le associazioni degli imprenditori dovrebbero programmare e attuare una serie di azioni nel caso di mancate risposte. Siamo già fuori tempo massimo. Ancora una volta. Fino al prossimo caso Catalent, che ci sarà inevitabilmente.  E’ la logica del “forti con i deboli e deboli con i forti”.

Abbiamo assistito spesso agli industriali che puntavano il dito verso la politica locale, che certamente ha le sue responsabilità ma non può decidere sul Sin Valle del Sacco. Se però si tratta di chiedere legittime spiegazioni a Nicola Zingaretti e perfino a Mario Draghi e Roberto Cingolani, allora è vietato osare. Maliziosamente si potrebbe anche osservare che ci sono tanti presidenti di associazione che da un lato flirtano con le varie maggioranze di governo per gli interesse delle loro aziende e dall’altra devono essere ben attenti a non disturbare con toni alti e polemici.  Questo atteggiamento ha un solo effetto: replicare all’infinito l’immagine della pistola (ad acqua) scarica. L’importante è far vedere, dare la sensazione che si è sul punto di alzare la voce e questa volta non ci saranno sconti. Non si guarderà in faccia nessuno. Il fatto è che non si riesce neppure a guardare in faccia chi è lì per trovare soluzioni. 

Alla fine la Regione e il Governo dovrebbero svolgere il loro lavoro: legiferare. Cambiando, in questo caso, l’assurda normativa che ha condannato il cuore industriale della Ciociaria alla paralisi. Se non ora, quando?

L’ATTRAZIONE (O IL TIMORE REVERENZIALE) DEGLI INDUSTRIALI PER I CINQUE STELLE

Lunedì alle 10 il ministro delle politiche agricole, ambientali e forestali Stefano Patuanelli, accompagnato dalla sottosegretaria al Ministero della transizione ecologica Ilaria Fontana, incontrerà i rappresentanti di imprese e associazioni delle province di Frosinone e Latina presso la sede della Camera di Commercio del capoluogo ciociaro. Analoga iniziativa c’era stata qualche settimana fa con il viceministro al Mise Alessandra Todde, pure lei dei Cinque Stelle. Giuseppe Conte, capo politico dei pentastellati, nella sua tappa a Frosinone ha sbattuto le porte in faccia agli industriali, bocciando ogni ipotesi di cambiare le disposizioni attuali del Sito di interesse nazionale Valle del Sacco. Sconfessando platealmente la Regione, Zingaretti e le intenzioni (solo quelle) di un Pd a corto di fatti. Eppure gli imprenditori continuano a pendere dalle labbra dei Cinque Stelle. Lunedì sicuramente verrà messo nero su bianco che le parti si sono impegnate solennemente a realizzare di tutto e di più. Dopo un ampio, approfondito e proficuo confronto. Ma non siete stanchi di questo infinito e insopportabile bla-bla-bla? Peraltro vuoto e privo di qualsiasi convinzione. Il sistema economico di questa provincia è in ginocchio e in certe condizioni non può esserci alcun futuro. Inutile parlare di rilancio e di posti di lavoro. Lo ha evidenziato Federlazio: “Senza certezze sui tempi di rilascio delle autorizzazioni, sono a rischio non solo i progetti delle singole imprese, ma anche quelli previsti dal Pnrr che contemplano tempi di chiusura e di rendicontazione certi”. Anche quelli previsti dal Pnrr… Lo ripetiamo perché il segretario nazionale del Pd Enrico Letta a Frosinone ha detto che la prossima consiliatura sarà la più importante di sempre visto che i Comuni potranno accedere ai fondi per il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ammesso che ci si riuscirà, nel Sin Valle del Sacco il Pnrr naufragherà sicuramente. 

Se fossimo stufi di aggrapparci alla… resilienza? Se scoprissimo di essere semplicemente “incazzati” e stanchi delle prese in giro? Se lo scoprissero pure le associazioni di categoria di questo territorio? Potrebbero rovesciare il tavolo. Male che vada prenderebbero gli applausi.

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