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La piazza ‘rossa’ trasferitasi a Latina, il coraggio di Matilde ed il silenzio della sinistra ipocrita su Soumahoro

Marco Battistini
Giugno 24, 2024

La storia del bracciante indiano, Singh Satnam, lasciato morire dopo un incidente sul posto di lavoro in cui aveva perso un braccio, ha smosso le coscienze di tutta Italia. Ha, inoltre, contribuito a far luce su una piaga che interessa ancora i lavoratori stranieri nel nostro paese: il lavoro in nero. Almeno 5mila secondo gli organizzatori, tra braccianti, esponenti della comunità indiana, cittadini, rappresentanti e militanti della Cgil e decine di associazioni, insieme a politici e amministratori, sono stati presenti alla manifestazione di sabato a Latina contro il caporalato. 

IL CORAGGIO DI MATILDE

In piazza anche la segretaria del Pd, Elly Schlein e il segretario di Si, Nicola Fratoianni. C’è poi il segretario regionale del Pd Lazio, Daniele Leodori, l’eurodeputato di Avs, Ignazio Marino, e anche diversi esponenti locali del Movimento Cinque Stelle. Anche la sindaca di Latina, che ci ha messo la faccia. Matilde Celentano, ha partecipato alla manifestazione intervenendo dal palco, bersagliata però dai fischi della piazza. Ma ha dimostrato grande coraggio. “Avrei preferito un’occasione diversa, ma la difficoltà del momento ci impone di riunirci ora -ha affermato la Celentano- se vogliamo che quella di Satnam non sia un’altra morte sulla lista degli incidenti sul lavoro dobbiamo avere il coraggio di ammettere che siamo tutti responsabili dell’odioso fenomeno del caporalato, tanto le istituzioni quanto i cittadini che preferiscono non vedere – ha aggiunto la prima cittadina -. La patente di terra di caporali non ci appartiene. Non vogliamo essere additati per quello che non siamo. Questa è una terra di migranti, di gente che è venuta a cercare una condizione migliore, come accade oggi con nordafricani e indiani. Quella contro il caporalato è una guerra di civiltà da combattere tutti insieme. Latina non si sottrarrà dall’impegno di questa battaglia”. Sicuramente una prova di grande responsabilità quella della sindaca del capoluogo, che ha dimostrato come la battaglia contro il caporalato non possa essere ad esclusivo appannaggio di un solo schieramento.

L’IPOCRISIA DELLA SINISTRA

Il Tg La7 ha mostrato in esclusiva un documento da cui emerge che Renzo Lovato, padre di Antonello Lovato, e titolare dell’azienda in cui lavorava Satnam Singh è indagato da 5 anni per caporalato. Il direttore del Tg Enrico Mentana ha prodotto lo scoop della settimana. “Ecco, come avevamo denunciato, l’evidenza del fatto che un esteso e sistematico regime di caporalato dominava le campagne dell’agro pontino -ha evidenziato Mentana- e che l’azienda per cui lavorava trattato in modo inumano Singh Satman ne era un esempio notorio: proprio Renzo Lovato, quello che ha provato a dire che Satman ‘ha compiuto una leggerezza che è costata cara a tutti’, è indagato da 5 anni per reati di caporalato. Sul fatto che questo sia una vergogna non ci sono dubbi. Non ci sono scuse, quello che è successo al povero Satnam Singh è indegno. E lo è ancor di più il fatto che Lovato sia indagato da un quinquennio proprio per il reato alla base della condizione disumana dei braccianti indiani del pontino. Detto ciò, guai a strumentalizzare politicamente l’accaduto. Per la sinistra è sempre colpa della “destra cattiva”. E invece chi è stato, con l’immigrazione illegale di massa, a importare manodopera irregolare pronta a subire qualunque condizione di lavoro? E poi, nessuno ha niente da dire sulla presa di posizione di Aboubakar Soumahoro sul caso di Latina?
L’ex paladino dei braccianti è sbarcato in Parlamento grazie all’Alleanza Verdi-Sinistra per poi essere mollato da Fratoianni e Bonelli dopo lo scandalo che ha travolto la moglie e le suocera proprio sull’accoglienza dei migranti. Il deputato del Misto è piombato sul caso di Latina chiedendo a gran voce di “regolarizzare tutti gli invisibili”. Da quale pulpito arriva la predica? Da sinistra solo silenzio. Imbarazzante.

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