Non basta beneficiare della ‘luna di miele’ fra gli elettori e Giorgia Meloni, occorre rimanere presenti sul territorio. Fratelli d’Italia ha di fatto aperto la campagna per le regionali da Latina. Un incontro pubblico dal titolo “Orizzonte Futuro – Le nuove sfide” che racchiude il senso di un confronto avvenuto alla presenza dei vertici regionali del partito.
Si è trattato del primo incontro pubblico dopo la vittoria alle elezioni politiche del 25 settembre, ed è servito per fare il punto non solo sul governo di Giorgia Meloni ma anche sugli appuntamenti che interesseranno più da vicino il territorio: le elezioni regionali e le elezioni amministrative.
CENTRALI NEL PONTINO
La centralità di Fratelli d’Italia nello scacchiere politico pontino è sicuramente la grande novità di questi ultimi mesi. “È un sogno che si è avverato –ha esordito il senatore Nicola Calandrini– Nel 2012, quando Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto fondarono Fratelli d’Italia, tanti di noi si candidarono e non furono neppure eletti. Oggi i fondatori ricoprono le cariche di Presidente del Consiglio, Presidente del Senato e Ministro della Difesa. Siamo arrivati a tutto questo perché abbiamo ribaltato la negazione della politica del Movimento 5 Stelle, e mentre altri parlavano di democrazia online, noi nel frattempo ci strutturavamo, aprivamo sedi, facevamo gazebo, sottoscrivevamo adesioni per avere un confronto diretto con il territorio. Adesso ci attende la sfida della Regione, che è fondamentale. Ce la dobbiamo riprendere dopo anni di disastri di Zingaretti nel campo dei rifiuti, delle infrastrutture e della sanità. Partiremo dalla lista, candidando i più forti con il consenso sul territorio. Le donne non saranno quote rosa ma faranno una competizione vera e non staranno un passo indietro agli uomini. Abbiamo delle sfide anche sulle amministrative, nei tre comuni più grandi della Provincia, Latina, Aprilia e Terracina ma anche in comuni più piccoli come Bassiano, Campodimele, Lenola, Roccagorga e Sonnino. Noi siamo pronti. Abbiamo un consenso e una classe dirigente per rivendicare la guida delle città che vanno al voto. FdI sarà centrale per il futuro della provincia. Abbiamo uomini e donne di valore che potranno guidare le città e i comuni al voto per costruire quella filiera istituzionale che deve dare risposte al territorio perché non c’è più tempo per aspettare”.
Tra i candidati veramente forti c’è senza dubbio Enrico Tiero, sulla rampa di lancio per la Regione Lazio. “Noi ci siamo sempre fatti trovare pronti e lo saremo anche per le prossime sfide che ci attendono –ha dichiarato Enrico Tiero– Noi dobbiamo lavorare per creare una filiera a tutti i livelli. La prima sfida è alle regionali, poi ai comuni della provincia. La classe dirigente locale e Michele Nasso come coordinatore degli enti locali di FdI stanno lavorando giornalmente per formare liste, verificare le candidature e scrivere i programmi. Ci prenderemo degli impegni e metteremo in campo la politica del fare di Giorgia Meloni. Ai problemi contrapporremo proposte di soluzione”.
La nuova classe dirigente di FdI ha rimarcato come presto verranno assunte decisioni che finiranno inevitabilmente per scontentare alcune parti.
“Ci ritroviamo dopo aver fatto la storia di questa nazione –ha evidenziato l’eurodeputato Nicola Procaccini– Non basta vincere le elezioni. I successi non sono le vittorie elettorali ma le cose buone fatte. È arrivato il nostro momento e non possiamo fallire. Il cambiamento che abbiamo iniziato richiede anni e anni, e non solo l’impegno di Giorgia Meloni ma di ognuno di noi che dovrà fare la propria parte. Ora siamo nella fase della ‘luna di miele’. Ma non sarà sempre così perché quando faremo delle scelte scontenteremo qualcuno. Avremo il deflusso ma saremo noi a fare la differenza, con la nostra capacità di radicarci ed essere presenti ovunque. In quel momento si vedrà la capacità di una comunità politica di fare la storia. Noi dobbiamo lasciare un’impronta”.
LA SPINTA DEI ROMANI
“L’orizzonte che vogliamo disegnare oggi passa dalla Regione – ha dichiarato l’onorevole Chiara Colosimo -. Davanti a tutto ciò che è stato fatto in questa Regione noi abbiamo la grandissima responsabilità di mettere in sicurezza le nostre comunità locali. Noi racconteremo che la nostra non è una favola, che non c’è niente di male nell’essere la ragazza della Garbatella perché quella ragazza ha messo insieme chi ha creduto nella comunità e nell’Italia ed è diventata una leader mondiale. Questa è la storia che noi vogliamo raccontare. E sosterremo Giorgia Meloni con l’unico modo che sappiamo: governare nell’interesse comune”.
“Alle scorse elezioni, dalle province è arrivata una spinta importante – ha concluso il coordinatore regionale onorevole Paolo Trancassini -, è un risultato che dobbiamo ai militanti, a chi ha messo in campo voglia e passione. Abbiamo raggiunto questo risultato con l’enorme cuore che ha portato Giorgia Meloni ad essere presidente del Consiglio. Alle regionali avremo il miglior candidato presidente, il miglior programma e i migliori candidati sui territori. Il 31% ottenuto alle politiche è il risultato di un leader e di una classe di partito ma nella prossima campagna elettorale Giorgia Meloni non ci sarà, dobbiamo mettere in campo tutte le nostre forze e alzare il livello politico, alzare costantemente l’asticella e fare in modo che i candidati si misurino ad armi pari per essere eletti. Auguro al partito di crescere e tagliare ancora traguardi, rimanendo noi stessi. Dobbiamo rimanere attenti al popolo, a quello che ci viene detto, all’ascolto, e dobbiamo avere la voglia di raggiungere il livello del nostro Presidente del Consiglio”
CAOS A SINISTRA
L’iniziativa di Calenda che propone D’Amato come candidato per la presidenza del Lazio, non attrae buona parte dei dem capitolini, ma sembra aver invece trovato un alleato nella corrente più forte del partito. Mario Mei coordinatore di Base Riformista a Roma ha sottolineato la necessità di un confronto immediato sulle scelte in vista delle regionali, non risparmiando critiche a Zingaretti. “D’Amato è in corsa per la presidenza della Regione Lazio ormai da giugno scorso ma il governatore del Lazio fa finta di non saperlo insinuando che sia un nome inventato da Calenda -ha affermato Mei- tutto ciò non è solo umiliante per D’Amato ma anche per lo stesso Zingaretti che dimentica l’importantissimo ruolo affidato a D’Amato ed il fatto che si tratti dell’uomo migliore e più noto della sua Giunta”. Ma non finisce qui. “A questo punto”, hanno continuato i dirigenti di Base Riformista, “ci chiediamo che senso abbia avuto sciogliere DS e Margherita per costruire un Partito ridottosi oggi alla subalternità nei confronti di Conte e del M5S”. “E’ inspiegabile l’atteggiamento di un Presidente che non rivendica il lavoro della propria Giunta così come è incomprensibile il tentativo neppure tanto velato di chi attraverso complicate alchimie politiche tenta di indebolire il lavoro del Sindaco Gualtieri con singolari ambiguità sulla scelta della realizzazione del termovalorizzatore a Roma. A questo punto riteniamo urgente un intervento del Partito nazionale sulle questioni regionali visto che al voto andranno le due che occupano posti assai rilevanti nel panorama politico, economico e sociale del Paese”. Insomma sembra di assistere al cosiddetto gioco della coperta corta, con il Pd propenso ad allearsi con il M5S, mentre intanto il terzo polo appare sfilarsi, avanzando la candidatura di un D’Amato indigesto ai vertici dem. Il campo largo, formula apparsa vincente solo pochi mesi fa in occasione della tornata amministrativa di primavera, appare ormai in via di decomposizione. E per il Pd il mantenimento della Regione appare sempre più un miraggio.