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La legge su concorrenza e mercato, che spaventa i commercialisti: appello ai parlamentari pontini

Marco Battistini
Le preoccupazioni di Romagnoli sono evidenti: il timore è che venga lentamente sgretolato un sistema imperniato sugli ordini professionali.
Agosto 3, 2022
Efrem Romagnoli, consigliere Camera di Commercio Frosinone-Latina

Bloccare la corsa verso il mercato. E’ la richiesta che il Consigliere della Camera di Commercio Frosinone Latina con delega alle libere professioni, Efrem Romagnoli, già presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti della provincia di Latina, ha inoltrato ai parlamentari pontini. La richiesta ha come obiettivo lo stop in Senato della norma ritenuta lesiva delle professioni. “Un Parlamento ormai sciolto, seppure in prorogatio su alcune materie, non può decidere il futuro di nessuno, tanto meno con deleghe praticamente in bianco -ha affermato Romagnoli– è notizia di queste ore che, nella Legge Annuale per il Mercato e la Concorrenza proposta dal Governo Draghi – che è già passata alla Camera (con 345 voti favorevoli e 41 contrari) e che si appresta ad andare in Senato – è stato aggiunto l’art.26 comma 2 lettera n), con il quale testualmente viene attribuita delega al Governo per promuovere lo sviluppo e la concorrenza nell’esercizio della libera professione, mediante le opportune semplificazioni di carattere procedimentale e amministrativo. Questa impostazione, sempre di derivazione Europea, è ulteriormente allarmante perché introduce un criterio di delega indefinito e indeterminato, in quanto la legge indica solo l’obiettivo, e cioè che i liberi professionisti siano in concorrenza tra loro”.

LA DIFESA DEL SISTEMA BASATO SUGLI ORDINI PROFESSIONALI

Le preoccupazioni di Romagnoli sono evidenti: il timore è che venga lentamente sgretolato un sistema imperniato sugli ordini professionali. “Il quadro è decisamente allarmante –ha proseguito il consigliere della Camera di Commercio- in quanto proseguire nell’applicazione alle professioni di caratteri tipici dell’impresa significa progressivamente eliminare le peculiarità del professionista per andare ad inquadrarlo in una dipendenza dalle grandi aziende, in prosecuzione del processo, non a caso, iniziato anni fa, quando il Governo consentì le società tra professionisti, così permettendo al capitale di insinuarsi nelle prestazioni intellettuali. E pensare che da sempre, il termine “libero professionista” ha individuato qualcuno che potesse dare un contributo di idee sulla base di conoscenze specifiche e tendenzialmente senza condizionamenti. Ma oggi anche questo è un male. D’altronde, in un’economia globalizzata, senza protezioni, in cui l’unico discrimine è il prezzo, peraltro determinato solo dalle multinazionali, e in cui la produzione ormai è sfruttamento sistematico di risorse e lavoratori nelle varie zone del mondo, appare evidente che in una logica di omologazione del pensiero è opportuno eliminare le “pericolose” libere professioni”.

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