Domani il vicepresidente del consiglio regionale Giuseppe Cangemi, eletto nella Lega un anno fa, annuncerà ufficialmente l’adesione a Forza Italia. A ormai meno di tre settimane dalle europee nell’aula della Pisana si determinerà una situazione completamente diversa rispetto al febbraio 2023. Gli “azzurri” avranno ben 7 consiglieri: Giorgio Simeoni, Fabio Capolei, Cosmo Mitrano (i tre eletti nella lista), Marco Colarossi, Roberta Della Casa (provenienti dal Movimento Cinque Stelle), Angelo Tripodi e Giuseppe Cangemi (arrivati dalla Lega). In più c’è l’intergruppo con Noi Moderati di Nazzareno Neri. Con 8 esponenti sulla carta ci sono tutte le condizioni per chiedere un aumento della rappresentanza in giunta. Adesso gli assessori sono 2: Luisa Regimenti e Giuseppe Schiboni.
L’altra faccia della stessa medaglia è la Lega: partita con 3 consiglieri, domani si ritroverà con la sola Laura Cartaginese e con 2 assessori: Pasquale Ciacciarelli e Simona Baldassarre.
Quello che succederà alle europee (l’eventuale o mancato sorpasso di FI al Carroccio, le percentuali, i risultati) conterà fino ad un certo punto. Sicuramente Claudio Fazzone, coordinatore regionale di Forza Italia, chiederà di rivedere gli assetti e gli equilibri della giunta considerando i nuovi numeri. Ma in ogni caso la questione dovrà essere sottoposta all’attenzione del presidente Francesco Rocca. Inoltre, senza nasconderci dietro il dito delle ipocrisie e delle frasi fatte, anche Fratelli d’Italia effettuerà le sue valutazioni. Per una ragione su tutte: lo scontro fra i due alleati sta salendo di tono vertiginosamente. Il botta e risposta sulla bandiera europea tra Roberto Vannacci e Claudio Borghi da una parte e Antonio Tajani e Maurizio Gasparri dall’altra non è una semplice baruffa elettorale. Non dopo il braccio di ferro sul Superbonus e tutto il resto. Il Lazio è strategico sotto ogni punto di vista: Francesco Rocca farà le sue valutazioni ma non potrà mettere in conto una crisi politica. Infine, sembra che tutti stiano facendo i conti senza Claudio Durigon e Davide Bordoni. Il sottosegretario di Stato e il coordinatore regionale della Lega non staranno a guardare. Vedremo già domani quelle che saranno le prese di posizione di tutti i diretti interessati.
Cosa sta succedendo alla Provincia di Frosinone? In realtà nulla. Dopo le europee capiremo se il Governo e le forze politiche parlamentari hanno veramente intenzione di accelerare sul ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri. La Del Rio va superata. Basta soffermarsi sulla Provincia di Frosinone. Sono state affidate deleghe (attenzione a non confonderle con i poteri che hanno gli assessori) a tutti i consiglieri. Indistintamente. Improprio perfino parlare di maggioranza bulgara o trasversale. Non esiste neppure una maggioranza. Il presidente Luca Di Stefano è concentrato sul ruolo di sindaco di Sora, anche perché per la guida di Palazzo Jacobucci non potrà tentare il bis. Non si era mai visto l’ente Provincia così abbandonato a se stesso, gestito per lo più dalla burocrazia, senza alcuna impostazione ideale e programmatica. Poi, se in politica si ha l’ambizione di voler effettuare un salto di qualità non si può restare “civici” per sempre. L’adesione a Fratelli d’Italia di un sindaco come Valentina Cambone lo dimostra. Oggi in Ciociaria la situazione è chiara. Da una parte c’è un centrodestra dove il partito che ha la maggioranza è Fratelli d’Italia di Massimo Ruspandini. Dall’altra resta il Partito Democratico, con al timone Francesco De Angelis e Sara Battisti. I Cinque Stelle non esistono nell’ambito della presenza e del radicamento nel territorio. Forza Italia e Lega hanno i loro ruoli ma non sono loro a dare le carte. Per la scalata alla presidenza della Provincia è stato sostenuto dal Pd di De Angelis: ha rispettato le intese di sostenere Sara Battisti alle regionali e di indicare Adriano Lampazzi per la guida dell’Agenzia di Formazione. Ma i rapporti sono rimasti freddi e oggi la distanza politica è incolmabile. La Provincia è un ente centrale e strategico. Pensiamo al ruolo sul ciclo dei rifiuti (individuazione dei siti per realizzare una discarica) e perfino sulla gestione delle risorse idriche. Ma ha anche competenze importanti in tema di prevenzione del dissesto idrogeologico, sulla manutenzione delle strade e sull’edilizia scolastica. Per il rilancio c’è un’unica strada: tornare all’elezione diretta.