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La guerra fredda del Pd, i mal di pancia dell’abbondanza e le risse azzurre

Licandro Licantropo
Maggio 17, 2022
Mauro Buschini, presidente Egato

Vabbè, sarà sicuramente un caso. Ma i tre principali candidati del Pd alle elezioni regionali stanno concentrando proprio in questi giorni una serie di manifestazioni che fanno capire soltanto una cosa: ognuno correrà per sé. Il gioco di squadra? Ma quando mai. Manca ancora quasi un anno? Chissenefrega.

A COLPI DI INCONTRI

Sabato scorso il presidente della Provincia Antonio Pompeo ha organizzato un’importante iniziativa con il sindaco di Firenze Dario Nardella, che abbiamo già raccontato. Pompeo per le regionali ha una sua strategia. Non cercherà il “ticket” con Sara Battisti, gli basterà che il vicesegretario regionale del partito non si presenti in “combinata” con Mauro Buschini. Antonio Pompeo si sta blindando a Ferentino (sabato farà eleggere un segretario cittadino del partito di sua fiducia), nei Comuni si sta muovendo a ventaglio, a Frosinone pensa di eleggere il consigliere Andrea Turriziani. Potrebbe chiedere ed ottenere anche la candidatura alle regionali di Antonella Di Pucchio, prima degli eletti alla Provincia con il voto ponderato. Per avere un riferimento forte nell’area est visto che il sindaco di Isola del Liri Massimiliano Quadrini alle regionali sarà candidato con Azione.

Inoltre in questo modo potrebbe avere lui un “ticket”, anche per la componente della quale fa parte e che in Ciociaria guida: Base Riformista,  gli ex renziani che sono rimasti nel Pd. Sara Battisti, vicesegretario regionale del partito, ha partecipato da protagonista a Roma all’evento “Il Lazio cambia con la forza delle donne”. Insieme a Nicola Zingaretti, Bruno Astorre, Cecilia D’Elia. E’ lei la favorita per le regionali: non ha alcuna necessità di promuovere un “ticket” con nessuno, è ormai il terminale principale di Pensare Democratico di Francesco De Angelis. Non ha ansie e pressioni. Inoltre, visto che nei sistemi elettorali italiani, le quote rosa contano parecchio, potrebbe perfino rientrare nei meccanismi di una candidatura in Parlamento. 

Domani a Villa Ecetra l’altro consigliere regionale del Pd, Mauro Buschini, terrà l’iniziativa “Lazio 2013-2023, come abbiamo cambiato la Regione”. A parte il titolo che si presta a più di qualche ironia pensando soprattutto alla Valle del Sacco, ai rifiuti di Roma, alle imprese costrette a portare investimenti da centinaia di milioni di investimento altrove, i lavori saranno aperti da Francesco De Angelis, Luca Fantini e Sara Battisti.  Non figura Antonio Pompeo. Ci saremmo stupiti del contrario.

Buschini proverà a mostrare i muscoli, ma la sua attuale forza politica non sarà certo misurata dalla partecipazione (assicurata in appuntamenti del genere). All’interno di Pensare Democratico Mauro Buschini sembra aver perso posizioni. A Frosinone non si vedono candidati al consiglio comunale che fanno diretto riferimento a lui. Angelo Pizzutelli e Fabrizio Cristofari? Sono uomini di partito e le indicazioni alla fine le darà Francesco De Angelis. Non è più tutto automatico.

A Cassino l’ex presidente del consiglio regionale sembra voler puntare tutto sull’asse con Marino Fardelli. Quadro ancora fluido, ma certamente lo scontro interno riguarda Buschini e Pompeo. Non è detto che la prossima volta il Pd eleggerà due consiglieri regionali, potrebbe fermarsi a uno. Sara Battisti è in una botte di ferro. Un anno è lungo, perciò la “guerra fredda” tra Pompeo e Buschini rischia seriamente di logorare il partito. Quello che già sta succedendo a Ferentino, Veroli, Alatri e Cassino è soltanto… l’aperitivo. Il segretario regionale Bruno Astorre e il leader provinciale Francesco De Angelis ad un certo punto interverranno. Senza peli sullo stomaco, come hanno fatto a Frosinone, sacrificando un fedelissimo come Mauro Vicano. Non ci sono più intoccabili nel Pd e ancora meno ce ne saranno alla vigilia delle politiche e delle regionali.

I DIFFICILI EQUILIBRI DEL CENTRODESTRA A FROSINONE

Il presidente del circolo di Frosinone di Fratelli d’Italia, Fabio Tagliaferri

La troppa sicurezza spesso provoca situazioni complicate da gestire. Il centrodestra a Frosinone ha una coalizione molto forte, ma sbilanciata. La Lista Ottaviani e Fratelli d’Italia hanno indubbiamente candidati che possono spingere su numeri e percentuali. Questo significa che potrebbero restringersi molto gli spazi per gli altri. Per la Lega, per Forza Italia, per la Lista Mastrangeli, per Frosinone Capoluogo, per quella di Antonio Scaccia. Infatti alcuni mal di pancia si stanno già registrando e Riccardo Mastrangeli ha capito immediatamente che dovrà interpretare contemporaneamente i ruoli di “motivatore”, “sarto” e “garante”.

Nel caso di vittoria il centrodestra eleggerà 20 consiglieri, più il sindaco. Nella composizione della giunta conteranno i risultati ma anche gli equilibri in un’alleanza dove ci sono Massimiliano Tagliaferri, Adriano Piacentini, Fabio Tagliaferri, Antonio Scaccia. Siccome Riccardo Mastrangeli è uno abituato a prevenire piuttosto che curare, dall’inizio è attentissimo ad evitare alterazioni del quadro di coalizione.

Questa è la fase più delicata perché dopo la presentazione delle liste i nervosismi sono aumentati. I conti sanno farli tutti. La risposta non può che darla la politica: Riccardo Mastrangeli si è dimostrato all’altezza riunendo un centrodestra sull’orlo della spaccatura. Adesso deve far capire a partiti e liste civiche che la vittoria dovrà essere politica nel senso pieno del termine: gli spazi ci sono per tutti. Prima però bisognerà vincere: darlo per scontato può rappresentare un errore fatale. Il 12 giugno si vota per il Comune di Frosinone. Non per stabilire i candidati alla Camera e al Senato piuttosto che alla Regione. Non per tutti è così chiaro.

I SILENZI DI TAJANI

Ancora una volta complimenti a Il Foglio che, dopo il malumore di Francesco Zicchieri (Lega), ha intercettato quello del ministro Maria Stella Gelmini (Forza Italia), che ha detto al coordinatore nazionale Antonio Tajani come a suo parere Licia Ronzulli stia sfasciando il partito. Riusciremo ad avere una presa di posizione netta di Tajani, che comunque è il numero due degli “azzurri”? Più facile che un cammello entri nella cruna dell’ago.

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