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La destra di governo riparte da Latina. Serve rafforzare la svolta liberista per allontanare il Paese dalle ‘secche’ assistenzialiste

Marco Battistini
Settembre 11, 2023
Giorgia Meloni e Nicola Procaccini

Latina laboratorio della destra di governo. Ancora una volta il capoluogo tenta di assumere un ruolo di guida del fronte conservatore nazionale. Nicola Calandrini ha lanciato messaggi importanti, guardando soprattutto ad un programma di lunga durata. L’obiettivo di Fratelli d’Italia è portare avanti una politica di riforme in campo economico e sociale che producano effetti nei prossimi 10-12 anni. Dunque una sfida da giocare in campo nazionale, ma che deve necessariamente partire dai territori. Soprattutto da quelli che da sempre consegnano al centrodestra una valanga di consensi.

L’INPUT DI CALANDRINI

Il primo richiamo del senatore di FdI è agli enti locali e all’urgenza di soddisfare le esigenze delle comunità locali. “Abbiamo una grande chance da giocarci con il governo regionale e nazionale – ha spiegato Calandrini – Quando parliamo di filiera non dobbiamo avere in mente l’idea dell’appoggio mutualistico della Regione e del Governo alle istanze del nostro territorio ma dobbiamo immaginare un sistema di reciprocità all’interno del quale le linee programmatiche della politica di governo devono trovare pronte le amministrazioni a cogliere le opportunità che possono utilizzare a vantaggio dei propri concittadini”. Il leader pontino di FdI ha acceso i riflettori sulla prossima manovra che sarà in discussione proprio nella Commissione Bilancio presieduta da Calandrini: “La coperta è corta ma questo per il Governo Meloni non è un problema perché, semplicemente, l’orizzonte è di legislatura, anzi dirò di più, sono certo che abbiamo davanti 10 anni per governare e riformare questa nazione. Ci concentreremo prioritariamente su lavoro, sanità, famiglie e pensioni. La prima manovra, dal valore di 30 miliardi, ha visto ben 20 miliardi destinati a calmierare il caro bollette. Quest’anno il principio sarà lo stesso, senza bandierine elettorali e consapevoli che abbiamo un fardello, quello della fallimentare misura del Superbonus che costerà allo Stato ben 90 miliardi di euro. Sono stati 10 mesi intensi, dove tanti risultati sono stati raggiunti: penso al PNRR, alla delega fiscale che si tradurrà presto in riforma, alla riforma della giustizia che sta vedendo la luce. Stiamo cambiando l’Italia e vedere questa sala gremita, in un pomeriggio di un venerdì caldo e lavorativo è la migliore dimostrazione che potessimo avere dal nostro popolo di patrioti”.

PROCACCINI PRAGMATICO

Molto concreto l’indirizzo dato da Nicola Procaccini, che a differenza di Calandrini ha posto l’accento sulle cose già fatte dal governo e destinate ad avere subito un impatto benefico sulla società italiana. L’eurodeputato di FdI ha evidenziato l’importanza di mettere ordine sull’immigrazione, capitolo dove il governo si gioca una fetta non indifferente della propria credibilità. “Non abbiamo risolto tutti i problemi dell’Italia ma siamo persone serie e non abbiamo mai detto che lo avremmo fatto in 10 mesi di governo e fa sorridere che a chiederci questo siano coloro che hanno governato l’Italia per anni senza riuscire a cambiare le cose -ha sottolineato Calandrini– Stiamo spiegando al mondo chi siamo, ossia persone serie: oggi l’occupazione raggiunge il massimo dagli ultimi anni, anche perché, chi può andare a lavorare noi, togliendo il reddito di cittadinanza, lo abbiamo messo nelle condizioni di contribuire al bene di questa Nazione. Non vogliamo lasciarci sopraffare dalla narrazione della sinistra, soprattutto se loro sono coloro che si sono opposti all’ergastolo ostativo per i mafiosi, coloro che difendono gli scafisti e anzi sovvenzionano ONG sotto indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, coloro che difendono le occupazioni abusive o che ci hanno criticato perché abbiamo detto, ai genitori che non mandano i figli minori a scuola, che commettono un reato”.
Sicuramente con Giorgia Meloni è tornata protagonista la politica dopo anni in cui i governi tecnici non hanno dato risposte. Il suo spessore riconosciuto a livello internazionale rappresenta un valore aggiunto per la classe dirigente italiana. Con il nuovo premier l’Italia per la prima volta nella storia non guarda all’assistenzialismo ma al lavoro e alle imprese. Una svolta storica che la destra deve ora saper condurre in porto, riformando settori ancora prigionieri dello statalismo, come il Fisco e i servizi pubblici. Solo una linea economica liberista darebbe effettive prospettive di crescita e sviluppo per la Nazione.

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