In provincia di Frosinone fare impresa è… un’impresa. Che il più delle volte si rivela impossibile. Ma anche le solite (e sterili) prese di posizione di associazioni di categoria e sindacati hanno stancato, soprattutto perché si registrano puntualmente il giorno dopo. Quando i buoi sono scappati dalla stalla. Inoltre non cambia mai nulla e ci si ritrova sempre a dire le stesse cose. Al punto di partenza, come in un eterno gioco dell’oca.
E’ successo che Gerardo Iamunno, peraltro tra i vicepresidenti di Unindustria, ha lasciato la Ciociaria: chiude Gran Tour e va in Friuli Venezia Giulia, dove è stato accolto con la massima attenzione dal presidente della Regione Massimiliano Fedriga. Non c’è bisogno di fiumi di inchiostro per ripercorrere le tappe di quello che sta succedendo in Ciociaria ormai da anni. Nemmeno il caso Catalent è servito a risvegliare le coscienze e a dare coraggio a chi dovrebbe mutare le regole, difendere posti di lavoro ed evitare lo smantellamento del tessuto industriale. Per le aziende che continuano a restare aperte dalle nostre parti diventa complicatissimo (e lungo) perfino cambiare una caldaia. I tempi assurdi della burocrazia fanno la differenza in negativo. Sempre. Se poi c’è bisogno di un’autorizzazione, allora si deve mettere in conto l’ipotesi di attendere (invano) anni senza avere risposte. Se poi l’autorizzazione è di carattere ambientale, allora meglio lasciare la speranza. Infatti in tanti preferiscono lasciare… la Ciociaria. Gerardo Iamunno aveva risanato la Gran Tour, trasformandola e salvando gli 80 posti di lavoro. I sindacati hanno lanciato l’allarme dopo. Nel solito comunicato congiunto Massafra (Cgil), Capuano (Cisl) e Tarquini (Uil) si sono riuniti “per riflettere e decidere sulle iniziative da intraprendere dopo l’ennesimo episodio di un’azienda che fugge dal territorio ciociaro, portandosi via anche risorse ed investimenti dal territorio e lasciando sicuramente, come siamo abituati a vedere da situazioni analoghe, disoccupazione, sfiducia, rimpianti, mancato sviluppo del territorio”. Non poteva mancare la “richiesta unitaria di incontro a Unindustria Frosinone per conoscere meglio e ufficialmente le motivazioni che hanno portato l’azienda a fare una simile scelta”. I sindacati non hanno dubbi: “Le istituzioni devono sentirsi tutte coinvolte, Cgil, Cisl e Uil vista la gravità della situazione, non si fermeranno finché non avranno risposte e non escludono, a tal fine di intraprendere iniziative di mobilitazione sul territorio che pongano al centro la salvaguardia dell’occupazione e dell’apparato produttivo”.
Un’iniziativa comune, e soprattutto efficace, dei livelli istituzionali del territorio non si è mai vista e non si vedrà neppure questa volta. La desertificazione industriale continua nell’indifferenza e nell’ipocrisia. Quello che servirebbe lo sanno tutti: bonifica della Valle del Sacco, rivisitazione urgente dei parametri e dei criteri del Sin (Sito di interesse nazionale), provvedimenti seri per snellire la burocrazia, risposte rapide alle domande inerenti le autorizzazioni, soprattutto ambientali. Magari avendo anche il coraggio ci cambiare uomini e dirigenti, se serve.
Da mesi politica7.it (realtà sicuramente rompiballe e fieramente controcorrente) dice due cose. E’ necessario potenziare la dotazione infrastrutturale del territorio e in particolare dell’area industriale. Se non lo si fa, si perde definitivamente quel briciolo di competitività rimasto. Servono opere, strade, ponti, collegamenti, ma anche connessioni rapidissime alle più moderne tecnologie digitali. In secondo luogo la Stazione a servizio dell’Alta Velocità: le due fermate a Frosinone e a Cassino non sono l’Alta Velocità. In primo luogo perché nel tratto compreso tra Sgurgola e Cassino il treno viaggia come uno normale. In secondo luogo soltanto la Stazione (tra Ferentino e Supino) può rappresentare il fulcro di un sistema di collegamenti che può portare la Ciociaria in poche ore nelle grandi metropoli del Nord e in Europa. Altrimenti si parla del nulla, si getta fumo negli occhi, si fanno operazioni dal respir cortissimo che neppure hanno un riverbero sul piano elettorale. Tra l’altro investire sui collegamenti in questo momento sarebbe fondamentale visto che Roma ospiterà il Giubileo e probabilmente l’Expo. La Regione Lazio può avere un ruolo centrale. Il centrosinistra di Nicola Zingaretti ha avuto dieci anni di tempo e ha fallito. Il centrodestra di Francesco Rocca si è appena insediato e non può fallire.