La fasciatura sotto il ginocchio sinistro è li, portatrice di vaghe inquietudini, ma Jannik Sinner sul Suzanne Lenglen sta impartendo una lezione solenne a Andrej Rublev e l’ecografia effettuata dopo il match con McDonald ha avuto un riscontro confortante.
Il primo set è già stato consegnato agli archivi con l’inequivocabile punteggio di 6/1, il russo si è autoflagellato la coscia sinistra con due racchettate punitive, il pubblico è in estasi per quel ventenne dal ciuffo rosso che disegna il campo con colpi potenti e precisi. La parte bassa del tabellone ha appena perso il suo protagonista più autorevole, Stefanos Tsitsipas, battuto nettamente dal danese Rune, perché la “Next Gen” sta gridando forte e chiaro le proprie ragioni sotto il cielo di Parigi. In serata anche Medveded sarà estromesso per mano non già di un virgulto ma dell’ex numero 3 del mondo, Marian Cilic.
Per il ragazzo della Val Pusteria si sta spalancando una finestra sul sogno della finale, perché un Cilic nei quarti e un Ruud o Rune in semi possono capitarti una volta nella vita. Sopra, tutti insieme appassionatamente, Nadal, Djokovic, Alcaraz e Zverev. C’è solo da portare a casa questo match con Rublev, sempre battuto sul rosso da Jannik e palesemente in difficoltà anche stavolta. Al terzo game del secondo, accade però quanto non dovrebbe. Rincorrendo una palla alla sua destra, Sinner sente una fitta, sottolineata da una smorfia che la telecamera coglie tempestivamente. Si spera nel McDonald bis, perché arrivano l’antidolorifico e il massaggio del “fisio”, ma stavolta il dolore non è gestibile anche se Jannik riesce a far partita fino al 4 pari. Al decimo gioco la palla non può più inseguirla: gioca da fermo per altri tre game, poi dice basta. Il terzo ritiro della stagione, dopo quelli di Indian Wells e Miami, è anche il più doloroso.
C’era un’occasione straordinaria e il Sinner del primo set avrebbe davvero potuto ambire alla finale, ma fin quando il fisico non sarà pronto come la testa e il braccio magico, ogni progetto rischia di naufragare nel modo più beffardo. In conferenza stampa Jannik, sconsolato, ha promesso di fare qualsiasi sacrificio pur di eliminare queste problematiche che gli impediscono di arrivare dove il suo talento gli consentirebbe.
È una stagione davvero poco fortunata per i nostri migliori tennisti, con Berrettini che dopo l’infortunio alle Finals, ha dovuto patire altre due tormentate vicende legate alle bizze del suo potente motore. E anche Musetti è stato costretto a saltare Roma per infortunio. Una disdetta! Non si è infortunata, ma ha comunque lasciato Parigi, Camila Giorgi, che al cospetto di Kasatkina non ha ripetuto la prova strabiliante offerta contro Sabalenka.
In verità la marchigiana ci ha provato eccome, giocando perfino un buon tennis, ma gli innumerevoli game ai vantaggi hanno finito col premiare sistematicamente la giocatrice russa, una scacchista prestata al tennis, una ragioniera in gonnella. Mai un errore tattico, mai un banale gratuito o una scelta che uscisse da quella ragnatela che ha imbrigliato Camila. La differenza, ferocemente sancita dal doppio 6/2, è stata tutta lì. Ha tremato per un set Iga Swiatek, la regina del tennis femminile, ma le alchimie di Zheng si sono rivelate inutili nel momento in cui la polacca, stizzita dall’esito negativo del parziale d’esordio, ha preso a bombardare il campo con rabbia senza confini. E allora 6/0 6/2. Oggi è il giorno di Nadal-Djokovic, ma anche di Martina Trevisan. La toscana contro Laylah Fernandez, altra baby terribile, dovrà giocare molto meglio di quanto abbia fatto negli ottavi. È nelle sue possibilità e i 9 match vinti di fila sono un biglietto da visita eloquente. Sognare è gratis, cullati dalla Senna.