“Questo pomeriggio, presso la Regione Lazio, ho preso parte all’incontro con i familiari di Satnam Singh, organizzato dal presidente Francesco Rocca. Un gesto di sensibilità istituzionale che ci ha permesso di esprimere, con profonda intensità, vicinanza e rispetto al dolore di una famiglia segnata da una tragedia che interpella profondamente la coscienza civile di tutti.
E’ passato oltre un anno dalla morte di Satnam, che ha perso la vita a seguito di un incidente avvenuto nelle campagne di Borgo Santa Maria, alle porte di Latina. E ancora oggi, interpretando il sentire comune, la comunità di Latina prova lo stesso dolore e sgomento del 19 giugno 2024. Perché la morte di Satnam Singh non è stata una tragedia capitata per un evento accidentale, ma una tragedia frutto di un’azione disumana, compiuta da chi per evitare ‘grane’ con la legge ha omesso di soccorrerlo. Satnam è morto dissanguato per l’amputazione di un braccio. Poteva essere salvato se solo fosse stato affidato alle cure ospedaliere anziché scaricato e abbandonato davanti alla sua abitazione, distante una decina di chilometri dai campi in cui lavorava, con la sua giovane sposa, come bracciante agricolo.
La morte di Satnam Singh è stata, è e resterà sempre un’atrocità, una ferita aperta nel tessuto sociale e morale del nostro Paese, estranea alla cultura predominante della nostra comunità.
Latina è una città nata grazie al duro lavoro e al sacrificio dei bonificatori dell’Agro Pontino, venuti da lontano, proprio come Satnam, per un progetto di vita, animato dalla speranza di vivere una vita migliore.
Non possiamo permettere che nel nostro territorio, o in qualsiasi altro luogo, si consumino drammi come quello di Satnam, costretto a lavorare in condizioni inaccettabili, privato dei diritti più elementari, fino a perdere la vita in circostanze inimmaginabili.
La morte di Satnam è la testimonianza straziante di condizioni di lavoro disumane, di sfruttamento e di indifferenza che non possiamo e non dobbiamo più tollerare.
La dignità del lavoro e la tutela della vita umana sono principi inalienabili, pilastri su cui si fonda ogni società civile. Satnam merita giustizia, senza se e senza ma.
C’è un processo in corso a carico del responsabile, quello che si definiva un imprenditore agricolo. Ma il suo comportamento disumano non ha nulla a che vedere con la categoria che costituisce un’eccellenza del territorio.
Al processo il Comune di Latina è parte civile. Ci siamo costituiti contro chi perpetra lo sfruttamento dei lavoratori assunti senza contratto, contro chi ha lasciato morire un giovane immigrato, contro chi ha riempito di orrore il cuore e gli occhi della sua giovane compagna, Soni Soni, di cui ci siamo presi subito cura.
Alla famiglia di Satnam Singh ho rinnovato il cordoglio di tutta l’amministrazione comunale e della nostra comunità.
Come Comune di Latina abbiamo partecipato a tutti i tavoli istituzionali che si sono costituiti dopo la morte di Satnam per le iniziative da intraprendere volte a fermare il fenomeno del caporalato in tutti gli ambiti di lavoro, per la sicurezza sul posto di lavoro e per un’economia sana che rispetti i diritti dei lavoratori con giusti compensi. Abbiamo detto ‘no’ ad ogni forma di sfruttamento e saremo sempre in prima linea nella lotta contro ogni forma di sfruttamento, a fianco delle istituzioni, delle forze dell’ordine e delle associazioni che quotidianamente si battono per la giustizia sociale e per la dignità di ogni lavoratore”.
Queste le parole del sindaco Matilde Celentano a margine dell’incontro, presso la sede della Giunta della Regione Lazio, con i familiari di Satnam Singh.