Nel pomeriggio conosceremo i nomi dei sindaci di Campoli Appennino, Castelnuovo Parano, Picinisco, Piedimonte San Germano, Pofi, San Biagio Saracinisco e San Giovanni Incarico. In serata sapremo se a Frosinone la partita verrà chiusa al primo turno o se invece sarà necessario il ballottaggio domenica 26 giugno. In ogni caso sta per terminare una tornata elettorale che nel Lazio ha visto 53 dei 378 Comuni rinnovare i propri organi di governo. Tra cui 3 capoluoghi di provincia: Frosinone, Rieti e Viterbo. Inutile aggiungere ancora quanto queste amministrative siano importanti pure a livello regionale. Fra l’altro la candidatura alla presidenza del Lazio per il dopo Zingaretti sta già infiammando il dibattito.
GASBARRA: IPOTESI O SUGGESTIONE?
Nel centrosinistra, anzi nel polo progressista, come preferiscono chiamarlo in molti, il convitato di pietra di ogni discussione è lui: Enrico Gasbarra, ex presidente della Provincia di Roma, personaggio di spicco e influente del Pd capitolino e laziale. La narrazione che tutti fanno, chiedendo però l’anonimato, è questa: “Gasbarra è Gasbarra, difficile che passi attraverso le primarie, che comunque potrebbe fare e stravincere”. Se chiedi come si comporterebbero Daniele Leodori e Alessio D’Amato, vicepresidente della Regione e assessore alla sanità, ti viene risposto che “sicuramente si troverebbe una soluzione per far stare tutti nella squadra”. Però Leodori e D’Amato non sono due garzoni di bottega alle prime armi, entrambi hanno annunciato la volontà di candidarsi alle primarie. Viene spiegato che però Gasbarra avrebbe il sostegno di tutti: Nicola Zingaretti, Roberto Gualtieri, Claudio Mancini, Goffredo Bettini, Albino Ruberti.
Perfino, forse, di Giuseppe Conte, capo politico dei Cinque Stelle. C’è chi ricorda l’asse tra Bettini e Conte, proseguito anche dopo la caduta del Governo del leader dei Cinque Stelle. Sicuramente sarà tutto vero, ma sembra sfuggire un particolare di non poco conto. Un particolare che non è esattamente secondario e che ha un nome e cognome: Dario Franceschini. Autorevole ministro della cultura, potentissimo leader di AreaDem, la corrente più forte all’interno del Pd, sicuramente maggioritaria in tutto ciò che è prospettiva di governo. Beh, pare proprio che Franceschini ci terrebbe molto che fosse Daniele Leodori il candidato alla presidenza della Regione Lazio. Sulla stessa posizione è schierato Bruno Astorre, segretario regionale del partito e alter ego di Franceschini. La domanda che dovrebbero farsi tutti è semplice: si potrebbe andare “contro” l’indicazione di Franceschini?
Nicola Zingaretti sarà il candidato di punta del Pd nel Lazio alle politiche. Al Senato o alla Camera. Se i Dem vinceranno le elezioni o comunque faranno parte di un Governo tecnico (come sempre del resto), per Zingaretti si apriranno le porte di una nomina a ministro o viceministro. Impossibile ottenerla senza il doppio semaforo verde: di Enrico Letta ma pure di Dario Franceschini. Il rampante sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’influente deputato Claudio Mancini, l’eterno Goffredo Bettini, il potentissimo capo di Gabinetto Albino Ruberti conoscono il ruolo e il potere di Franceschini. Veramente complicato pensare che se il ministro della cultura dovesse ribadire il proprio sostegno all’ipotesi Leodori nell’ambito delle primarie, questa posizione possa essere ignorata.
C’è poi un altro elemento sul quale si sta ragionando: Gasbarra è fuori da tempo, il rischio è che possa riproporsi la stessa situazione di Francesco Rutelli quando fu sconfitto da Gianni Alemanno. Quasi mai i ritorni sulla scena riservano il lieto fine. L’effetto “minestra riscaldata” va tenuto di conto. Quindi ci sono considerazioni di carattere politico che andranno approfondite nel prossimo futuro. Intanto l’opzione di un’alleanza con Azione.
Carlo Calenda nei mesi scorsi si era sbilanciato su Alessio D’Amato nell’ambito della celebrazione delle primarie. Togliere le primarie equivale a mettere Calenda (che nel Lazio vale l’8%) alla porta. Dario Franceschini non vuole questo. Il ruolo e il peso dei Cinque Stelle andranno valutati: se stasera dalle comunali uscirà un risultato negativo dei pentastellati, la leadership di Conte sarà ulteriormente indebolita. I riflessi nel Lazio sarebbero inevitabili e perfino Goffredo Bettini dovrebbe prenderne atto. Allo Chalet del Laghetto dell’Eur Daniele Leodori non ha fatto un discorso di chi vuole “trattare” la candidatura alla presidenza della Regione. Ha passato il Rubicone facendo capire che il suo Campo è XXXL. E che intende partecipare alle primarie.
LA SPONDA DI D’AMATO
Pochi sembrano rendersene conto, ma la determinazione dell’assessore regionale Alessio D’Amato a competere alle primarie è totale. Sa che nel partito Leodori è più forte, ma è pure convinto di potersela giocare.
Sabato mattina D’Amato ha diramato un comunicato stampa per far sapere che avrebbe reso omaggio “al cimitero Flaminio alla tomba di Enrico Berlinguer in occasione della ricorrenza per la sua scomparsa, avvenuta l’11 giugno 1984 e raccogliendo l’invito del senatore Ugo Sposetti che sarà presente per l’occasione”. Ha detto D’Amato: “Berlinguer, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, è stato un grande italiano, uno statista che ha lavorato sempre per la pace, il progresso e la prosperità”.
E’ la posizione di uno che vuole candidarsi alle primarie per la presidenza della Regione, guardando alla Sinistra romana e laziale. Sia nel Pd che fuori. Di fatto Leodori e D’Amato si stanno legittimando a vicenda tenendo ferma l’ipotesi delle primarie. Non è semplice neppure per uno come Enrico Gasbarra inserirsi. A meno che non arrivi il placet di Dario Franceschini: ma non è questo lo scenario attuale.
IL NOME DI GASPARRI NEL CENTRODESTRA
Nella ristretta cerchia di quelli che sussurrano ai potenti, il nome del senatore Maurizio Gasparri (Forza Italia) viene tenuto in considerazione per la candidatura alla presidenza della Regione. Con Fratelli d’Italia intenzionato a puntare sulla Sicilia e con la Lega ferma sulla Lombardia, il Lazio potrebbe andare in quota Forza Italia. Circola anche il nome del senatore e coordinatore regionale degli “azzurri” Claudio Fazzone, ma Gasparri potrebbe avere un gradimento trasversale.
Nel frattempo le ipotesi di Massimo Giletti e Guido Bertolaso non sono tramontate. E in ogni caso bisognerà capire le intenzioni di Giorgia Meloni, per un motivo semplice: FdI è di gran lunga il primo partito nel Lazio. Un anno è molto lungo e nel centrodestra le variabili non mancano: dalla leadership della Lega alle scelte di Forza Italia. Però Maurizio Gasparri appare come una soluzione solida. A condizione che i partiti non si riducano (come sempre) all’ultimo istante utile e che l’alleanza sia unita.