Spread in crescita, Borsa in discesa, critiche e ostilità da parte di alcuni Stati esteri (Germania in primis), gelo e silenzi in Europa. Furono le condizioni che determinarono il defenestramento del Governo di Silvio Berlusconi, consentendo all’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano di cooptare Mario Monti a Palazzo Chigi. Molti vedono segnali analoghi in questa fase e la stessa Giorgia Meloni ha apertamente parlato di manovre dei soliti noti per arrivare ad Esecutivi tecnici. Se non fosse che però lo spread si è abbassato da quando la Meloni è al governo, che il trend della Borsa è comunque in ascesa nel medio e lungo periodo. Infatti il ministro Francesco Lollobrigida, in un’intervista al Corriere della Sera, ha voluto specificare che dopo il Governo di Giorgia Meloni (tra quattro anni o quando sarà) ci sono soltanto le elezioni. Ha aggiunto che FdI non derogherà su questo e che è convinto della totale lealtà degli alleati, che peraltro indicano duce vicepremier: Matteo Salvini (Lega) e Antonio Tajani (Forza Italia). Un’ipotesi al tempo stesso alternativa e subordinata potrebbe essere quella di consigliare alla Meloni di mettere tecnici in quattro-cinque Ministeri chiave. Magari confrontandosi con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma perché dovrebbe farlo? La congiuntura economico-finanziaria viene da lontano e ha una dimensione continentale se non internazionale.
In realtà la maggioranza (schiacciante) di centrodestra e il Governo a traino Fratelli d’Italia danno fastidio. Non soltanto ai partiti che pensavano di avere una sorta di mandato a vita: il Pd di Zingaretti-Letta-Schlein, i Cinque Stelle di Conte e via di questo passo. Il fastidio più forte è però un altro, quello della nomenklatura, del Sistema, dei poteri forti, che esistono davvero, che controllano la grande stampa e la comunicazione più in generale. Ma ci sono pure gli istituti di credito e quello sterminato sottobosco di enti e di realtà che da decenni ripete una narrazione ad uso e consumo di chi l’ha scritta.
IL CRACK ZINGARETTI CHE BLOCCA ROCCA
Lo vediamo anche nel nostro territorio, inteso come Lazio e come Ciociaria. Dopo la relazione della Corte dei Conti sul bilancio 2022 della giunta Zingaretti non possono esserci più dubbi sul crack amministrativo e contabile del centrosinistra. Un fallimento soprattutto politico. In questi giorni gli assessori Fabrizio Ghera e Giancarlo Righini hanno annunciato cambiamenti in ogni settore. A cominciare dal Piano dei rifiuti: il termovalorizzatore di Roma non è in discussione, ma la Regione Lazio ha fatto capire che la Capitale non può limitarsi a questo. Deve individuare e realizzare una discarica. Basta con i giochetti, con i ritardi e con la logica che altre parti dell’Italia e dell’Europa devono smaltire l’immondizia di Roma. Pure nelle Province ci saranno novità: l’Egato di Frosinone, al di là delle vicende giudiziarie, non rientra nello schema di governance del centrodestra laziale. La lunga stagione dell’emergenza deve finire in Ciociaria, con assunzioni di responsabilità che tengano insieme le esigenze dei territori con quelle di trovare una soluzione. Non sarà più la sinistra a individuare il percorso però. Rivoluzione in arrivo sulla Sanità: Francesco Rocca ha elencato i dati oggettivi. Mancano tantissimi medici e molti infermieri. Potrebbe assumere professionisti stranieri. Apriti cielo. E perché?
Se la situazione è così drammatica ovunque, vuol dire che le ricette del passato non hanno funzionato. Il centrodestra a questo punto non può e non deve avere remore, nemmeno in Ciociaria. Su sanità, rifiuti e politiche dell’edilizia residenziale pubblica può e deve invertire la rotta. Il centrosinistra vuole far cadere il Governo? Non ha i numeri e seppure li trovasse, le regionali di Lazio e Lombardia e le politiche di dodici mesi fa sono state indicative. Il centrodestra ha una maggioranza a tratti imbarazzante. Come certificano i sondaggi. Quanto ai governi tecnici, i cittadini ne hanno abbastanza di aumenti di tasse e di asticelle alzate continuamente sulle pensioni e sullo stato sociale.