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Il silenzio degli indifferenti, vietato parlare della stazione Tav. Lazio, emergenza rifiuti senza fine. Rida chiede il commissario

Licandro Licantropo
In Ciociaria nessuno interviene sulla situazione della Stazione “fantasma” di Ferentino-Supino. Sebbene l’odore di beffa annunciata si senta a chilometri di distanza
Giugno 5, 2022
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti

Continua il pressing di Parma per ottenere la fermata dell’Alta Velocità, nonostante la scelta della Stazione Mediopadana a Reggio Emilia ottenne il via libera anche della Città Ducale. Contemporaneamente Piacenza ha tutte le intenzioni di portare avanti il progetto di una nuova stazione ad Alta Velocità elettrificata e a idrogeno, che possa avere un ruolo perfino come presidio per la ricarica dei mezzi pesanti sempre a idrogeno.

Minimo comun denominatore la Tav, individuata giustamente come motore di sviluppo e centro di gravità permanente della mobilità del futuro. Sia per i passeggeri che per le merci. In quella zona di stazioni ce ne sono già due: Bologna e Reggio Emilia. Evidentemente però gli spazi di mercato e i bacini di utenza esistono. Come c’è una volontà “politica” territoriale. In Ciociaria invece nessuno interviene sulla situazione della Stazione “fantasma” di Ferentino-Supino. Sebbene l’odore di beffa annunciata si senta a chilometri di distanza.

UNA PROVINCIA SENZA SPINA DORSALE

Sapete chi sta portando avanti il progetto di Piacenza? Confindustria, che a fine aprile ha organizzato un convegno dedicato al tema delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, invitando autorevolissimi rappresentanti del sistema industriale-ferroviario italiano. Alcuni nomi: Vera Fiorani (ad di Rete Ferroviaria Italiana), Michele Viale (Ceo di Alstom), Marco Caposciutti (direzione tecnica di Trenitalia), Andrea Bricchi (Ceo di Brian & Partners). Patrizia Barbieri, presidente della Provincia di Piacenza, ha detto: “Dobbiamo puntare in alto per la vocazione logistica del nostro territorio”. Da qui la proposta di una nuova stazione ad alta velocità elettrificata e a idrogeno. Vera Fiorani ha ricordato che “nel Pnrr vengono destinati 25 miliardi di investimenti per il comparto ferroviario e abbiamo deciso di puntare su importanti progetti di ammodernamento delle nostre infrastrutture”. A Piacenza ci stanno lavorando, seriamente. 

A Parma insistono per una fermata: Comune e Unione degli industriali sono in sintonia, hanno avuto già diversi incontri con i referenti del Ministero delle Infrastrutture. E’ stata individuata la location: in zona Fiere. Si sta valutando il valore ambientale dell’opera e c’è la proposta di un progetto di massima. Eppure, la vicinanza della Stazione di Mediopadana a Reggio Emilia è oggettiva. Nella logica di questo tipo di trasporto fermate troppo vicine e intermedie sembravano escluse. Però se ci stanno lavorando vuol dire che qualche spiraglio si è aperto. In provincia di Frosinone, invece, nessuno sembra rendersi conto davvero delle potenzialità di una Stazione sul tragitto della Tav. Perfino in campagna elettorale sono stati pochissimi quelli che hanno sul serio affrontato il tema: la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, il senatore dello stesso partito Massimo Ruspandini, il candidato sindaco di Frosinone Mauro Vicano. Per il resto soltanto frasi di maniera e nessun approfondimento. Ma questo sarebbe il minimo. Il fatto è che nessuno ha preso l’iniziativa, dopo che Politica7 ha rivelato che il progetto non faceva parte del Piano di Ferrovie dello Stato.

A fronte di questo sia le Ferrovie che la Regione Lazio hanno risposto nascondendosi dietro uno studio di fattibilità in corso. Dopo due anni! 

Sì perché quello studio era stato annunciato nel 2020, al tempo dell’inaugurazione delle fermate di Frosinone e Cassino, che però non rappresenteranno mai la svolta ad Alta Velocità per questo territorio. 

I Frecciarossa deviano dal percorso e rallentano nel tratto tra Sgurgola e Cassino. Tutti, a cominciare dall’allora ad di Ferrovie Gianfranco Battisti, dissero che soltanto la Stazione di Ferentino-Supino avrebbe rappresentato la svolta. Il “jolly” che la Ciociaria poteva pescare per immaginare un rilancio tipo autostrada del Sole. L’infrastruttura dovrebbe essere costruita nell’area compresa tra il fiume Sacco, via La Mola, via della Farna, via Vado dell’Isola. In una zona già toccata dal tracciato della Tav. 

Il silenzio calato sulla vicenda è quello degli “indifferenti”. Perché Unindustria, Federlazio e le altre associazioni imprenditoriali non incalzano Regione e Ferrovie? Perché non promuovono convegni come invece è stato fatto a Piacenza? Perché tacciono i sindaci di Ferentino e Supino, che dovrebbero spingere più di chiunque altro? 

Fra l’altro Antonio Pompeo è pure presidente della Provincia: una “battaglia” del genere lo proietterebbe a velocità supersonica (è il caso di dirlo) nella campagna elettorale per le regionali. Non sono intervenuti sottosegretari, parlamentari, consiglieri regionali, sindaci di città importanti come Frosinone, Cassino, Anagni, Alatri, Sora, Veroli. Nessuno. 

Anzi. E’ intervenuto Buschini rallegrandosi (beato lui…) per il beffardo comunicato di Fs in cui si annunciava lo studio di fattibilità. 

Una Stazione Tav nel cuore dell’area industriale rappresenterebbe un tesoro inestimabile per le aziende: pensate alle ricadute in termini di logistica e di trasporto. Diventerebbe un punto di riferimento per i passeggeri intenzionati a raggiungere il Nord Italia e l’Europa in tempi rapidi. Lì vicino ci sono due caselli autostradali (Ferentino e Frosinone) e l’ingresso della superstrada FerentinoFrosinoneSora.  L’intero comprensorio ha le potenzialità per trasformarsi in un polo logistico di assoluta eccellenza. Invece soltanto quel silenzio “peloso” che fa rima con assoluta incapacità di pensare in grande, di programmare, di affermare il proprio punto di vista con le competenze, le proposte e il necessario peso politico. Parafrasando Nanni Moretti, con questa classe dirigente non vinceremo mai.

L’IPOCRISIA SUL TEMA DEI RIFIUTI

Il problema del Lazio è ormai sistemico: non ci sono discariche, l’unica attiva è quella di Ecologia Viterbo, che però è in via di esaurimento. La Regione fa finta di nulla. Rida Ambiente, la società di Aprilia che gestisce il principale impianto di trattamento regionale, è uscita allo scoperto chiedendo al Governo di commissariare la Regione e aprire una discarica. Come ha riportato il quotidiano La Repubblica, Fabio Altissimi (Rida) si è rivolto anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella e alle Procure di Roma e Latina, oltre che della Corte dei Conti. Per sollecitare il Governo all’esercizio “in via d’urgenza dei poteri sostitutivi in luogo della Regione, per autorizzare una discarica ed evitare una grave crisi nel settore dei rifiuti del Lazio, con conseguenze sulla salute dei cittadini nel già delicato periodo pandemico”. Non è tutto, visto che la società di Aprilia, come scrive La Repubblica, “da oltre sei mesi sta avvertendo gli uffici regionali che, in mancanza di siti dove conferire i rifiuti, l’impianto è destinato alla chiusura entro il mese di giugno, per esaurimento dei quantitativi conferibili presso l’impianto di Viterbo”. La situazione è molto seria, anche perché, come programmato, dall’8 al 18 giugno l’impianto di trattamento meccanico biologico di Aprilia sarà chiuso per lavori di manutenzione. Significa che per dieci giorni Roma resterà con 350 tonnellate di spazzatura al giorno da ricollocare. Si stanno studiando soluzioni di emergenza e non si può escludere che una parte di quei rifiuti possa essere lavorata in altri impianti, tra i quali la Saf di Colfelice. Ma resta il problema della mancanza di discariche nel Lazio. E mentre il Comune di Roma sta provando a programmare (l’annuncio di voler realizzare il termovalorizzatore), dalla Regione Lazio non arrivano segnali.

Cosa succederà quando la discarica di Viterbo sarà esaurita? Lo smaltimento fuori regione è un bagno di sangue economico per i cittadini. Il problema riguarda anche la Ciociaria, da oltre un anno senza una discarica dopo l’esaurimento del quarto bacino della Mad, che poi non ha voluto saperne di intraprendere i lavori per il quinto. Siti alternativi non sono stati indicati: un anno fa il consiglio provinciale approvò un Piano senza l’indicazione delle aree. Da allora si attende l’ultimazione di uno studio del Politecnico di Torino. Insomma, tempi biblici. Tornando al tema principale: come pensa la Regione Lazio di risolvere il problema dell’assoluta mancanza di sbocchi in discarica? Tra un anno si vota e non c’è nulla di più impopolare che individuare zone dove portare l’immondizia. Però ci chiediamo a voce alta: cosa significa davvero governare e amministrare? Magari vuol dire decidere senza rincorrere la logica dell’emergenza, i sondaggi e le prossime elezioni.

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