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Il ritorno di Fanelli, la ricerca della compattezza nel centrodestra e il question-time alla Camomilla

Massimo Pizzuti
Febbraio 8, 2024
Paolo fanelli

Non poteva che essere Paolo Fanelli la persona indicata da Fratelli d’Italia per il ruolo di assessore della giunta Mastrangeli. L’ex sindaco fu “recuperato” alla politica da Fabio Tagliaferri, da pochi giorni alla guida di Ales spa, società in house del Ministero della Cultura tra le più importanti a livello nazionale. Due anni fa, subito dopo aver avuto l’incarico di ricostruire FdI a Frosinone, Tagliaferri effettuò varie operazione. Tra le quali quella di convincere Fanelli a ributtarsi nella mischia 27 anni dopo le dimissioni di massa che condannarono il centrodestra a quattordici anni di opposizione. Fanelli accettò, entusiasta, concorrendo nella lista del partito di Giorgia Meloni.

Ad avanzare il suo nome per la giunta è stato ora Sergio Crescenzi, il quale deve ancora metabolizzare quanto successo il 22 dicembre scorso. Sarebbe bastato un solo voto ponderato in più del Comune capoluogo per farlo diventare consigliere provinciale. Ma l’assenza di una strategia e i 10 voti all’esponente della Lega Andrea Amata (consigliere di Vicalvi) hanno fatto saltare in aria ogni schema. Adesso è arrivato il momento di guardare avanti e Fratelli d’Italia è uno dei perni insostituibili della maggioranza di centrodestra al Comune capoluogo. Con i suoi 4 consiglieri e i 2 assessori. La decisione di orientarsi su un esterno (che però ha concorso alle elezioni) serve a mantenere i necessari equilibri. Ci sarà tempo per mettere mano a tutte le altre situazioni. Il capogruppo Franco Carfagna ha voluto rassicurare tutti, illustrando quelli che sono stati i ragionamenti effettuati. A questo punto non rimane che aspettare per vedere come si evolverà la situazione.

INTERROGAZIONI DALLA MAGGIORANZA

Seduta consiliare soporifera e anonima quella di ieri sera, iniziata con alcune interrogazioni del capogruppo del Partito Democratico Angelo Pizzutelli. Successivamente però a prendersi la scena sono stati Giovanni Bortone (Lega) e Anselmo Pizzutelli (Lista Mastrangeli), in pressing sul vicesindaco Antonio Scaccia e sull’assessore Angelo Retrosi. I due non fanno più parte organicamente della maggioranza di centrodestra, ma la questione può essere vista pure da un altro punto di vista. I tentativi per cercare di ritrovare un’intesa semplicemente non sono stati effettuati. Abbastanza sorprendente per la verità, visto che comunque mancano più di tre anni alla fine della consiliatura e un conto è poter fare affidamento su un’alleanza di 22 persone, altro discorso è ondeggiare tra quota 16 e 19. Anche se adesso gli altri malumori dovrebbero essere riassorbiti. Nei prossimi giorni vedremo se ci sarà un avvicendamento in giunta nella lista Frosinone Capoluogo: Pasquale Cirillo al posto di Maria Rosaria Rotondi. La decisione però è condizionata dal fatto che il primo dei non eletti è Domenico Fagiolo, da qualche tempo iscritto alla Lista per Frosinone: il rafforzamento di Antonio Scaccia non convince esattamente tutti.

LE SOLITE OPPOSIZIONI

Due anni passati invano. Dalla vittoria al ballottaggio di Riccardo Mastrangeli su Domenico Marzi. Quest’ultimo era appoggiato da una coalizione di centrosinistra da Campo Largo, come voluto da Nicola Zingaretti. Con il Movimento Cinque Stelle dentro quell’alleanza. La questione però non è più questa e si è registrato il sostanziale “tana libera tutti”, avvenuto ormai da parecchi mesi. Il Partito Democratico va per conto proprio, la Lista Marzi fa la stessa identica cosa. Inoltre pure in questo caso le provinciali hanno lasciato degli strascichi: Angelo Pizzutelli, capogruppo del Pd, non ha proprio digerito la candidatura di Armando Papetti, uomo della Lista Marzi ma tesserato dei Democrat. I due consiglieri del Polo Civico (Claudio Caparrelli e Francesca Campagiorni) viaggiano per conto proprio, la Lista Marini (Andrea Turriziani) sta aspettando che accada qualcosa di importante per sganciarsi definitivamente dai banchi dell’opposizione. Stupisce che i vertici provinciali del Partito Democratico non intervengano per cercare di riannodare i fili che si sono spezzati. Il rischio è che nel 2027, per la quarta volta consecutiva, il centrosinistra possa presentarsi alle elezioni diviso e scegliendo un candidato all’ultimo istante utile. Errare è umano, ma perseverare  è diabolico.

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