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Il Pd non sa più vincere, anatomia di una disfatta. Centrodestra, cambiano gli equilibri: ora tocca a Fratelli d’Italia

Licandro Licantropo
Niente festeggiamenti da parte di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, che ieri non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Per trasmettere in modo forte un messaggio: le emergenze dell’Italia sono talmente delicate, che è necessario mettersi subito al lavoro con serietà.
Settembre 27, 2022
Giorgia Meloni nel momento dell'ufficializzazione dell'elezione

Tre parlamentari della provincia di Frosinone eletti a Montecitorio: due del centrodestra, Massimo Ruspandini (FdI) e Nicola Ottaviani (Lega), uno del Movimento Cinque Stelle, Ilaria Fontana. Nessuno del Partito Democratico: basterebbe questa considerazione per capire la portata di una crisi politica che va avanti da anni in un vicolo cieco. Senza che il partito sappia fare autocritica, senza che riesca a motivare e a candidare esponenti locali in posizioni eleggibili. Così vengono combattute solo delle battaglie di retroguardia. La ragione però è più profonda e attiene alla natura stessa del Pd: è il partito delle classi dirigenti e dei Parioli? Sicuramente sì. Di certo non è più punto di riferimento per operai, lavoratori e fasce deboli della popolazione. Tutte queste persone hanno votato per Fratelli d’Italia o per il Movimento Cinque Stelle.

RASSEGNAZIONE ALLA SCONFITTA

Il Pd provinciale perde ormai sistematicamente. Il video di Albino Ruberti ha sicuramente pesato, ma non è solo questa la ragione dell’ennesima sconfitta. Nel 2018 tre parlamentari uscenti, Francesco Scalia, Maria Spilabotte e Nazzareno Pilozzi, vennero candidati in posizioni non eleggibili. Nel silenzio generale. Per non urtare la suscettibilità dei big romani. Lo stesso Francesco De Angelis fu chiamato a cedere il passo a Claudio Mancini. Stavolta si è puntato su esponenti affidabili, seri e preparati, ma comunque non di prima fascia. Sergio Messore, Andrea Turriziani e Stefania Martini hanno fatto quello hanno potuto. Ma la sensazione trasmessa dal Pd locale è stata ancora una volta quella del profilo basso. Fortuna (per la classe dirigente ciociara) che Matteo Orfini è stato eletto alla Camera. In caso contrario sarebbe potuto scattare il commissariamento della federazione. Ce l’ha fatta Bruno Astorre al Senato. Ma il territorio ancora una volta non ha toccato palla. La serie delle sconfitte che bruciano si allunga: tre alle comunali di Frosinone, senza uno straccio di autocritica seria. Quindici anni all’opposizione, zero prospettive. Due insuccessi a Ceccano, una volta roccaforte rossa. Ma il Pd in questi anni ha perso anche ad Alatri, Anagni, Pontecorvo, Fiuggi. Ovunque. E mai è stata avviata una riflessione critica. A dicembre 2021 la vittoria alle provinciali. Ma come? Intanto è un tipo di elezione dove a votare non sono i cittadini, ma gli addetti ai lavori, sindaci e consiglieri. In secondo luogo la vittoria e la maggioranza sono state ottenute grazie agli accordi di Francesco De Angelis con il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli (decisivi i voti ponderati di Alessandro Cardinali) e con la formazione di Luigi Vacana. Inoltre, se tutti gli amministratori del centrodestra fossero andati a votare, probabilmente la storia sarebbe stata comunque diversa. Il Pd dà la sensazione di restare attaccato a posizioni di potere non più suffragate da un consenso vero. Sempre nel 2018 alle regionali Francesco De Angelis è riuscito a far eleggere sia Mauro Buschini che Sara Battisti, ma quella è un’eccezione. Vedremo cosa succederà adesso, a gennaio 2023, quando si voterà per il rinnovo della Regione. Enrico Letta ha annunciato che non si ricandiderà alla guida del partito, ma che comunque lo accompagnerà al congresso. Un’occasione di rigenerazione anche per il partito provinciale, a patto di essere disposti a mettersi tutti in discussione. Altrimenti non cambierà nulla e arriveranno altre sconfitte. Allo stesso modo il segretario Luca Fantini e il leader Francesco De Angelis dovrebbero avere il coraggio di certificare il fallimento politico della stagione caratterizzata dalla leadership di Nicola Zingaretti: come presidente della Regione e come segretario nazionale. Pensare Democratico ha pagato un prezzo salatissimo al sostegno a “Zinga”, nel frattempo eletto deputato. Senza questa presa di coscienza non si va da nessuna parte.

IL MOVIMENTO CINQUE STELLE

Ilaria Fontana è stata confermata deputata. Come sempre i pentastellati vanno meglio quando si vota per le politiche, mentre alle comunali scontano la mancanza di radicamento. Il vento è stato nazionale e Giuseppe Conte ha indovinato una mossa soprattutto dal suo punto di vista: difendere con le unghie e con i denti il reddito di cittadinanza, scavalcando il Pd a sinistra. Significativo il fatto che anche in Ciociaria il Movimento ha superato i Democrat in diversi centri. Al punto che torna di attualità una considerazione: a cosa serve avere due consiglieri regionali, il presidente della Provincia, quello del Saf e quello del Consorzio industriale regionale se poi il ritorno in termini di consenso nel territorio non c’è?

IL CENTRODESTRA A TRAINO FRATELLI D’ITALIA

Niente festeggiamenti da parte di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni, che ieri non ha rilasciato alcuna dichiarazione. Per trasmettere in modo forte un messaggio: le emergenze dell’Italia sono talmente delicate, che è necessario mettersi subito al lavoro con serietà. La Meloni sarà la prima donna a Palazzo Chigi e ha la consapevolezza di quello che la attende. In Ciociaria Massimo Ruspandini, passato da senatore a deputato, ha vinto ed è stato il più votato nel Lazio. Fratelli d’Italia ha staccato nettamente una Lega in caduta libera: il coordinatore provinciale Nicola Ottaviani è stato eletto nel maggioritario grazie ai voti di tutta la coalizione. C’è stato il “ruggito” di Forza Italia, a dimostrazione di come abbiano lavorato bene i subcommissari Adriano Piacentini, Rossella Chiusaroli e Daniele Natalia. Il centrodestra resta largamente maggioritario, ma adesso le proporzioni sono cambiate profondamente. Il successo di Fratelli d’Italia è sì il risultato della dimensione nazionale e della forza di Giorgia Meloni. Ma comunque in questi anni FdI, sotto la guida di Massimo Ruspandini, si è molto radicato in ogni Comune. E ha sempre candidato uomini di partito, mai ricorrendo ad “esterni”, come per esempio ha fatto la Lega. Il futuro del centrodestra provinciale dipenderà molto dai rapporti tra Massimo Ruspandini e Nicola Ottaviani. Ci sono i presupposti per fare bene e lavorare insieme. Ma le urne hanno dato un risultato chiaro: la leadership del centrodestra è di Fratelli d’Italia.