Tra le tante storie che il calcio racconta, un posto speciale va riservato ai gol degli ex. Non rappresentano solo un fatto statistico, perché specie nel calcio moderno i professionisti dell’ars calciandi cambiano casacca con una certa disinvoltura. E non sempre i calciatori vedono in tutte le maglie precedentemente indossate una seconda pelle, ma più semplicemente un’opportunità di lavoro. È invalso l’uso di non esultare, che a volte sembra quasi un obbligo burocratico. Ci sono però delle evidenze, delle storie speciali che si distaccano dal contesto globale per acquisire una valenza affettiva ed emozionale davvero straordinaria. La domenica calcistica ha offerto un altro episodio di rilievo nella centenaria storia dei gol degli ex: Antonio Candreva, che alla Lazio ha legato probabilmente i propri ricordi più belli, ha rotto le uova nel paniere di Sarri. I biancocelesti vincevano per 1/0, secondo pronostico, contro una pimpante Salernitana, quando proprio lui, l’ex aquilotto, ha inventato un delizioso pallonetto che ha beffato Provedel, avviando un incredibile ribaltone: a fine gara 3/1 per gli uomini di Nicola e per la Lazio una caduta fragorosa. Antonio Candreva non ha esultato, perché quel ragazzo in maglia biancoceleste sarà ancora in un angolo della sua anima. Il professionista fa gol, il ragazzo soffre e senza scomodare Freud è un dualismo quasi apparente. Dovremmo avere uno spazio siderale per raccontarvi tutti i gol degli ex che hanno fatto la storia. Ne scegliamo un paio molto significativi. Torniamo al dicembre del 1979. Al Comunale di Torino di fronte la Juventus dei campioni e la rivelazione Ascoli. La maglia numero 9 dei marchigiani la indossa il numero 9 più famoso della storia juventina, Pietruzzo Anastasi. Su un attacco degli ospiti, Adelio Moro scodella un pallone sul secondo palo sul quale Zoff non trova i tempi dell’uscita. La sfera prosegue la propria corsa fin quando non interviene in scivolata proprio lui, il grande ex. Esulta Pietro Anastasi, esulta alzando le braccia e mandando baci, ma non è per colorare la “vendetta”. C’è anche una motivazione speciale nella gioia del campione europeo del 68: quello segnato agli ex compagni di squadra è il centesimo gol di Pietro in massima serie. Entra in un club esclusivo nel giorno in cui condanna la sua Juve alla sconfitta interna (2/3) con l’Ascoli. La sua gente però non l’ha dimenticato e lo applaude. E nel dopo gara, l’avvocato Agnelli, con grande signorilità, andrà a salutarlo negli spogliatoi, congratulandosi per l’exploit. Sempre in bianconero, ma stavolta con la maglia della Juventus, fu segnato un altro storico gol dell‘ex. L’anno è il 1975, il teatro è ancora il Comunale di Torino e il giocatore è Josè Altafini. Idolo dei tifosi napoletani quando con Sivori formava una coppia d’assi straordinaria, entra a gara in corso in quella sfida Juve-Napoli che vale il tricolore. Ed è proprio lui ad assestare la zampata decisiva, quella del definitivo 2/1. Josè Altafini, detto Mazzola, trova da quel giorno un nuovo soprannome che a Napoli resterà per sempre: “Core ngrato”.