Tensione sempre alta in maggioranza a Piazza De Gasperi per il “cerchio” che non sembra ancora chiudersi tra la candidatura di Barbara Di Rollo alla Provincia e le sue dimissioni da presidente del Consiglio comunale in favore del Pd Gino Ranaldi, consigliere provinciale uscente. Nel centrodestra sei prime disponibilità per la candidatura a sindaco nell’ambito di Fratelli d’Italia mentre per i civici, nel loro percorso verso le primarie, si attende che Benedetto Leone sciolga la riserva se misurarsi o meno nella sfida. Al momento sono ufficialmente già schierati i soli Giuseppe Sebastianelli e Laura Borraccio. Per Petrarcone e lista civica di Armando Russo la partita resta a quanto pare sempre doppia sui tavoli dei primaristi e dei partiti del centrodestra (dove tra i nomi sul tappeto c’è sempre l’imprenditore Silvestro, fratello di Peppino): infatti il due volte ex sindaco deve decidere se prenderà parte in prima persona alla consultazione popolare.
Partiamo dal centrosinistra. Nelle scorse ore il tira-e-molla sulla candidatura alla Provincia in cambio delle dimissioni da presidente del Consiglio pareva giunto ad una soluzione. Nel senso che Di Rollo accettava di dimettersi in favore di Ranaldi. Il problema è sorto sulla tempistica: nel senso che la presidente ritiene di dover restituire la carica solo dopo il voto e la verifica del sostegno effettivo della maggioranza. I saleriani, invece (Pd, Lista del sindaco, Demos e gruppo Daniele Longo-Fausto Salera) pretendono le dimissioni immediate della presidente in cambio dell’impegno per la votazione e il relativo sostegno elettorale. Evidentemente né Di Rollo si fida dei saleriani come pure appare intuibile che sia vero anche il contrario.
Una frizione si è avvertita distintamente ieri mattina in Conferenza dei capigruppo. Quando Gino Ranaldi, a nome della maggioranza, non ha attaccato Di Rollo ma ha fatto affermazioni che comunque hanno urtato la presidente perché si è sentita, sia pur indirettamente, tirata in ballo.
Il capogruppo dei saleriani ha esordito affermando che doveva fare una dichiarazione. Ha quindi sostenuto che la seduta straordinaria del Consiglio comunale non dovesse tenersi perché inutile in quanto sul caso Pro Loco c’erano già state ampie spiegazioni in assise e su ospedale e Stellantis si sono svolte o si svolgeranno riunioni della Consulta dei sindaci appositamente convocate dal primo cittadino. Fin qui nulla di strano anche se la convocazione della seduta consiliare in questione era un atto dovuto, avendo rispettato le modalità previste dal regolamento.
La vera insinuazione è venuta quando Ranaldi ha affermato che in quella sede – la Conferenza dei capigruppo presieduta appunto da Barbara Di Rollo – deciderebbe tutto la minoranza. De Sanctis ha sottolineato come tutto avvenga seguendo le norme: se Ranaldi avesse voluto fare dichiarazioni da mettere a verbale avrebbe potuto farlo.
Ranaldi ha anche criticato gli ordini del giorno del Consiglio comunale con la lunga lista di interrogazioni della minoranza che farebbero solo allungare infinitamente le sedute.
Di Rollo si è sentita chiamata in causa e – secondo qualche presente – sarebbe rimasta visibilmente turbata dall’uscita di Ranaldi. Specialmente alla luce di quel che deve accadere per le provinciali.
Leone ha anche ironizzato riferendosi al capogruppo Pd: “Se lui sarà il nuovo presidente del Consiglio comunale, andiamo proprio bene”.
Alla fine le dichiarazioni di Ranaldi sono state verbalizzate e l’assise è stata convocata per il 28 novembre alle ore 18. All’ordine del giorno previsti il caso Pro Loco, la situazione della caserma militare e la vicenda Stellantis. Ma gli effetti della riunione sono rimbalzati nelle redazioni giovedi sera quando I consiglieri comunali Renato De Sanctis, Benedetto Leone, Massimiliano Mignanelli, Armando Russo e Laura Borraccio hanno diffuso una nota in cui «desiderano esprimere vicinanza e solidarietà alla presidente del Consiglio comunale, Barbara Di Rollo, per il comportamento inaccettabile e non rispettoso delle istituzioni e soprattutto delle donne, avuto dal capogruppo del PD nella riunione di questa mattina nei confronti del Presidente. Auspichiamo che fatti del genere non accadano più e che il Capogruppo del PD presenti le dovute scuse al Presidente nel prossimo consiglio comunale».
Gino Ranaldi da parte sua ha respinto ogni addebito. «Secondo me quel Consiglio non si doveva fare ed ho dato le mie spiegazioni, polemizzando con la minoranza e non certo con la presidente Di Rollo – ha spiegato Ranaldi -. Ho detto che siamo alla dittatura della minoranza che chiede l’applicazione delle regole quando le fa comodo e non le rispetta quando si dilunga oltre il dovuto con le sue interrogazioni in Consiglio comunale. Prendo atto della loro disperazione che giunge ad inventare episodi che non si sono mai verificati».
«Nessuna critica – ha sottolineato ancora il capogruppo Pd – c’è stata da parte mia verso la Di Rollo. Le riconosco, e l’ho dichiarato pubblicamente, che da presidente del Consiglio comunale ha svolto il suo ruolo con impegno, precisione, puntualità e con il massimo decoro possibile».
Dal gruppo dei saleriani c’è comunque chi punta i piedi e pretende chiarezza da Di Rollo sulla vicenda prettamente politica: “Una che fa parte della maggioranza, non ha litigato con nessuno, fa il giro delle tre chiese per una sua candidatura mentre c’è un consigliere provinciale uscente del suo stesso gruppo politico: ci ha parlato prima di proporsi? No. Lei sapeva benissimo anche che il capogruppo della Lista Salera era candidato alla Provincia prima di cedere il passo al capogruppo Pd: per educazione ha parlato con chi a suo tempo era in pole position per Palazzo Jacobucci? No. Nell’ultima riunione di maggioranza non è venuta ed ha mandato solo a dire che si dimetterà dopo l’elezione a Frosinone. Ora, ferme restando le scorrettezze e la poca linearità, noi la voteremo ma deve dimettersi prima e lasciare il suo posto a Gino Ranaldi”. Ad oggi i saleriani attendono dimissioni che ancora non arrivano.
FRATELLI D’ITALIA E PRIMARISTI: TUTTI BRANCOLANO NEL BUIO
Quanto a Fratelli d’Italia è dell’altra sera la riunione in cui il commissario Fabio Tagliaferri ha chiesto le disponibilità presenti tra dirigenti, iscritti e simpatizzanti per la candidatura a sindaco. Si è ritrovato con una rosa di sei nomi: gli ex assessori ed ex consiglieri comunali, Alberto Borrea e Giuseppe Di Mascio, il dottore Fabio Marino, l’imprenditore Silvestro Petrarcone, l’ex segretaria di circolo Angela Abbatecola e la consigliera comunale Michelina Bevilacqua. Il partito si riunirà tra una settimana per verificare le fasi per giungere ad una sintesi; intanto gli interessati saranno chiamati singolarmente ad un colloquio con Tagliaferri.
Infine i primaristi. Proprio ieri sera c’è stata una riunione che mirava a chiarire ulteriormente il panorama delle candidature. Come detto, Sebastianelli e Borraccio restano quelle dichiarate ufficialmente anche se si attende il deposito della candidatura con 2-300 firme. Devono sciolgliere le riserve Leone e Petrarcone, mentre potrebbe in zona Cesarini spuntare anche l’ex consigliere comunale Langiano. Sarebbe supportato da un gruppo che si è ormai staccato da Fratelli d’Italia (componente Picano) ma che si rifà al fermamente centrodestra, composto dagli ex assessori Michele Nardone e Anna Rita Terenzio oltre che dall’ex segretario cittadino di An, Dario Nicosia.
Si è riunito nelle scorse ore anche il gruppo Leone, animato dall’ex assessore Panaccione, dall’avvocato Marrone, dall’ex assessore Reitano e da alcuni residenti di Solfegna Cantoni.
Insomma c’è un quadro molto articolato nel centrodestra e si è ben lungi dall’individuare una possibile candidatura unificante. Almeno per ora e al di là di chi continua ad invocare l’arrivo in città di Francesco Storace (nome che per la verità non suscita grandi entusiasmi tra gli stessi esponenti di punta del centrodestra).