Se c’è una persona che ha raffigurato per decenni il potere radical chic di una sinistra salottiera e senza voti, quello è indubbiamente Carlo De Benedetti, imprenditore, editore storico del Gruppo La Repubblica-L’Espresso e adesso del Domani. La vittoria, elettorale e democratica di Giorgia Meloni, gli ha tolto tutte le certezze e adesso che la leader di Fratelli d’Italia aumenta il consenso stando al Governo, la situazione (per De Benedetti naturalmente) è peggiorata moltissimo. Per questo, sul palco del Festival della Tv di Dogliani, intervistato da Daniela Preziosi, l’ingegner Carlo De Benedetti si è lasciato andare ad un attacco scomposto. Per molti versi quasi surreale.
Ha detto: “Ci salverà l’impreparazione di questa banda di incompetenti che ci governa? Io sono convinto di una cosa però, che forse scandalizzerà: sono convinto che Meloni andrà a sbattere sull’Europa perché non è in grado di tenere il passo con l’Europa. Non è un problema ideologico ma di capacità e di preparazione: un Primo ministro che associa la parola Stato alla parola pizzo non è in grado di governare. Non è solo indecenza ma incapacità: questa compagnia di giro che ci governa non è in grado di tenere il passo con l’Europa e lo dico con dispiacere perché nella mia testa, al di là di essere una persona tendenzialmente di sinistra, io tengo all’Italia, sono appassionato dell’Italia e quindi il pensare che andremo a sbattere mi toglie la soddisfazione di non vedere più quella faccetta lì che gira per i corridoi di Palazzo Chigi con la televisione che la segue”.
“Quella faccetta lì che gira per i corridoi di Palazzo Chigi”. Il Governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni terrorizza la sinistra radical chic che ha capito di aver perso il potere. Immaginiamo cosa sarebbe successo se certe parole le avesse usate Silvio Berlusconi nei confronti di un premier di sinistra.
Quello che la sinistra non riesce proprio ad accettare sono… i voti. Fratelli d’Italia ha preso tantissimi voti, ha una legittimazione democratica che i Governi tecnici invocati su quel palco da De Benedetti (ha auspicato il ritorno di Mario Monti o Mario Draghi) non hanno mai avuto. Quale il concetto di democrazia dell’Ingegnere? Vince chi piace a lui? Ma dovrà farsene una ragione. Quale sarebbe una classe dirigente all’altezza del Paese secondo De Benedetti? Quella del Pd e dei Cinque Stelle?
Il neo sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha detto nell’ultima puntata di Piazzapulita: “Giuseppe Conte ed Elly Schlein sono la stessa identica cosa, serviva Bonaccini. Il concetto è che voi vi suicidate ogni volta, ogni passo che fate. I vostri iscritti hanno votato per Bonaccini? E Bonaccini era il vostro leader”. Concetto semplice ma estremamente efficace. Alle primarie del Pd non hanno votato soltanto gli iscritti del Pd, ma anche esponenti di altri partiti, specialmente della sinistra radicale. Perciò ha vinto Elly Schlein, che oggi si ritrova a guidare un partito che invece voleva affidarsi ad un altro leader. Secondo De Benedetti questa classe dirigente dovrebbe avere la responsabilità di guidare l’Italia. Strano concetto di democrazia.
Il presidente della Provincia Luca Di Stefano potrebbe anche fare a meno di assegnare le deleghe ai consiglieri. Neppure serve per come sono disciplinate dalla legge Delrio. Sarebbero delle sue “emanazioni”. Inoltre, mancano ormai pochissimi mesi alla scadenza del mandato dei dodici consiglieri e chissà, potrebbe anche succedere che nel frattempo venga approvato il disegno di legge che riporta questi enti all’elezione diretta.
Deciderà Di Stefano, ma sinceramente non si tratta di un argomento prioritario per la Ciociaria. Fra due settimane, invece, il Partito Democratico sceglie il segretario nazionale. Daniele Leodori appare super favorito per raccogliere l’eredità politica di una carica occupata dall’indimenticato Bruno Astorre. Toccherà a Leodori riorganizzare il partito nel Lazio, evitando di gettare il bambino con l’acqua sporca.
Fra l’altro pochi lo ricordano ma il Pd governa Roma, attraverso la giunta del sindaco Roberto Gualtieri. Il quale da un anno, da quando cioè ha avanzato l’idea di costruire un termovalorizzatore per risolvere il problema dei rifiuti della Capitale, è oggetto di un “fuoco amico” micidiale. Con una differenza: chi lo critica non è stato eletto da nessuna parte, mentre lui è con i consensi che è arrivato a guidare il Campidoglio. Ma questo evidentemente non piace alla sinistra radical chic di Carlo De Benedetti.