Ottanta giorni dopo il Tardini, è arrivata la quarta sconfitta stagionale della leader Frosinone. Ad infliggergliela è stato un Genoa coriaceo, votato al sacrificio e autore di un pressing feroce, persino accentuatosi nella seconda parte di gara. Ha deciso un gol di Gudmundsson, realizzato a metà della prima frazione su azione da calcio d’angolo. I canarini hanno sciupato due o tre buone occasioni prima dell’intervallo e hanno faticato a proporsi pericolosamente nella ripresa, anche per via delle prestazioni non eccelse di alcuni giocatori chiave.
FROSINONE POCO CINICO NELL’AREA AVVERSARIA
Dopo lo 0/0 casalingo col Pisa, è arrivata così un’altra gara senza la gioia del gol per i ragazzi di Grosso, che devono senza dubbio recriminare per la scarsa freddezza palesata nelle non troppo frequenti occasioni da rete costruite. La più ghiotta è capitata sul piede di Daniel Boloca, ma da posizione favorevolissima il centrocampista Italo/rumeno si è fatto intercettare la conclusone centrale da un difensore genoano appostato sulla linea di porta.
Una parata di Semper su una conclusione dal limite di Insigne e un’altra incursione dell’intraprendente Boloca hanno messo in seria apprensione la difesa genoana, ma il grifone ha risposto ancora su tiro dalla bandierina, cogliendo una traversa con l’involontaria complicità di un disorientato Turati. Si è andati così al riposo con la sensazione che il Frosinone avrebbe trovato il modo di riequilibrare il punteggio. Col passare dei minuti, invece, il Genoa è riuscito ad imbrigliare il Frosinone andando ad inquinare le fonti del gioco canarino, con un pressing a tutto campo che i giallazzurri hanno faticato notevolmente ad eludere.
La gara è diventata bruttina dal punto di vista del gioco e nemmeno l’ingresso di Caso, Borrelli, Lulic e Moro è servito ad imprimere la svolta. Il cronometro è diventato un alleato formidabile del team ligure, che ha raddoppiato gli sforzi in fase d’interdizione, agevolato da qualche errore di misura dei centrocampisti canarini e da un arbitro permissivo.
Nel finale, episodio quantomeno dubbio, con Ilsanker che, appena entrato, ha intercettato prima con il ginocchio e poi col braccio, in posizione tutt’altro che congrua, un tiro di Lulic. Il record del non aver ricevuto neanche un rigore in tutto il campionato è però rimasto ben saldo perché né Sozza in campo, né Massa in sala Var, hanno ritenuto di dover punire il braccio largo del numero 31 genoano.
SEGNALI DI STANCHEZZA TRA I CANARINI
Indubbiamente, a dispetto di un primo tempo dignitoso, la prestazione del Ferraris è tra le meno convincenti nel contesto di questa stagione. I segnali di stanchezza emersi nella gara casalinga con il Pisa hanno trovato conferma.
A dispetto di un primato saldissimo, che poggia sulle tre lunghezze di vantaggio sulla Reggina e su ben 6 punti di margine nei confronti della coppia Bari-Genoa, i riscontri numerici degli ultimi 5 turni parlano di una sola vittoria, tre pari e una sconfitta. Il rallentamento della marcia è evidente ma non preoccupa oltre il lecito perché la squadra è ancora viva e lotta fino al 90’, magari con meno brillantezza rispetto al recente passato.
Ora la parola d’ordine è stringere i denti e tirar fuori una degna prestazione nel match casalingo con la Ternana, per toccare quota 39 e arrivare alla pausa con convinzione ed entusiasmo ancora ai massimi livelli. Una piccola flessione può starci, dopo un girone di andata condotto in maniera davvero esemplare da Garritano e compagni. Ritrovare in fretta gol e punti è la sola ricetta plausibile.