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Il caso ‘tessere gonfiate’ ed i nuovi equilibri nel Carroccio laziale. Il partito nato ‘pontino’ è finito nelle mani dei romani

Marco Battistini
Dicembre 4, 2023

Il tema delle tessere gonfiate rischia di mettere in difficoltà alcuni settori della destra. Non certo Fratelli d’Italia, che fa della massima trasparenza uno stile di vita. Al contrario starebbero emergendo situazioni poco chiare nell’ambito di un sindacato, che in provincia di Latina ha un consenso non indifferente, soprattutto per merito di un dirigente di spessore come Armando Valiani. Parliamo dell’Ugl del terracinese Paolo Francesco Capone. Quest’ultimo, in qualità di segretario dell’Ugl, avrebbe falsamente attestato il numero degli iscritti al sindacato. Il rinvio a giudizio rappresenta un fatto grave, seppur certamente non può essere considerato una condanna. 

SPADA DI DAMOCLE

Capone è accusato di aver falsificato il numero degli iscritti. C’è un decreto di citazione diretta a giudizio notificato a Capone con l’accusa di falso ideologico in atto pubblico, per aver dichiarato in qualità di segretario generale del sindacato un numero di iscritti non veritiero. Per la procura il ministero del Lavoro è parte offesa e dovrà decidere se costituirsi o meno come parte civile. Il sottosegretario Durigon, prima di approdare al ministero, era uno dei vertici del sindacato, secondo soltanto a Capone. Un centinaio di lavoratori aderenti all’Ugl già alcuni anni fa aveva presentato denuncia contro il sindacato per truffa ai danni dello Stato e dal 2020 la procura di Roma indaga sulla vicenda: il numero reale di iscritti, secondo alcuni lavoratori, starebbe stato tra i 65 e i 70 mila, ma alla fine del 2019 l’Ugl ne dichiarava oltre 1 milione e 800 mila. Precisamente 1.829.451. Già quest’estate era arrivata la notizia delle indagini a carico di Capone, che ora è stato rinviato a giudizio. 

IL BORDONI ‘TRAGHETTATORE”

Di sicuro il problema delle ‘tessere gonfiate’ rischia di indebolire la corrente che ha governato la Lega nel Lazio in questi anni. Al contrario le nuove leve capitoline potrebbero avere gioco facile per cambiare radicalmente la dirigenza locale. Occorre evidenziare che la Lega a Roma e nel Lazio ha un nuovo leader: Davide Bordoni. 50 anni e romano, Bordoni, da giugno è il nuovo responsabile regionale. Bordoni ha raccolto il testimone del senatore e sottosegretario Claudio Durigon, che ha ricoperto il medesimo ruolo di coordinamento territoriale del Partito negli ultimi anni, ed è attualmente chiamato a rispondere ai continui impegni istituzionali e di governo. La nomina di Bordoni ha rappresentato già un cambio di direzione evidente. Di estrazione centrista, ex Forza Italia, Davide Bordoni rappresenta una scossa necessaria per una forza politica dilaniata da liti e polemiche interne. A livello romano, così come nel pontino. Un ‘moderato’, potrebbe riuscire a gestire in modo più efficace questa fase difficile per il Carroccio laziale.

REGIONE, BOTTO DI FINE ANNO?

In Consiglio regionale d’altronde non sono mancate sorprese dentro la Lega. Angelo Tripodi è passato al Misto per i dissidi che ha avuto col suo gruppo, composto ora dalla presidente Laura Cartaginese, Giuseppe Cangemi (vicepresidente del Consiglio) e dall’assessore all’Urbanistica, Pasquale Ciacciarelli. Un passaggio avvenuto per via di dissidi legati al fatto che “non si fa più attività politica e di Consiglio”. Dopo la vittoria del centrodestra Tripodi era stato eletto capogruppo, ma solo per dieci giorni. Poi la sua sostituzione con Laura Cartaginese in seguito ad altri dissidi, stavolta “nel partito”. Tripodi ha recentemente affermato che “ora sarò un consigliere di Francesco Rocca al gruppo Misto. Mi dispiace molto per Claudio Durigon. Come ho scritto in una lettera al partito, mi prendo una pausa di riflessione fino alla fine del bilancio. Poi si vedrà”. C’è chi però ritiene possibile un nuovo colpo di scena. Tripodi potrebbe andare a rinforzare il gruppo civico del governatore. Di fatto sarebbe l’uomo pontino del presidente. La verità forse si conoscerà con l’inizio del nuovo anno. 

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