I guai giudiziari rischiano di mandare in aria i piani di conquista di Forza Italia. I recenti casi che hanno toccato i vertici locali potrebbero avere come conseguenza politica il ridimensionamento delle ambizioni azzurre. Non è un mistero che il partito di Claudio Fazzone abbia messo nel mirino la possibilità di avere un assessorato in più in Regione. Nei corridoi di via della Pisana sono in molti a pensare che dopo le Europee ci sarà un rimpasto, che coinvolgerà diverse caselle. Forza Italia inoltre intende giocare un ruolo di primo piano nella partita degli enti regionali controllati e nelle aziende sanitarie. Ma è chiaro che dovrà fare i conti con i numeri elettorali e con le inchieste della magistratura.
VICENDA DA CHIARIRE
D’altronde è proprio il leader pontino, coordinatore regionale di FI ad essere finito al centro di un’indagine portata avanti dai magistrati del capoluogo. Per la precisione, l’indagine è condotta dal Procuratore Capo di Latina, Giuseppe De Falco, e del sostituto Valentina Giammaria. Fazzone è indagato per corruzione impropria o per l’esercizio della funzione. Insieme a lui risulta indagato il dirigente regionale Massimo Luciano.
Fazzone, secondo gli inquirenti, avrebbe contattato, ingerendo nei suoi confronti, il dirigente della Regione nel periodo del lockdown da Covid in modo che gli istituti scolastici “Alberto Soccodato”, collegati all’università Unicusano, ottenessero una proroga per un corso sull’agricoltura. Una proroga da ottenere in cambio dell’interessamento del senatore per una raccomandazione della figlia del dirigente in merito a un posto di lavoro. Inoltre, il senatore, per un altro episodio, si sarebbe relazionato con il poliziotto e l’albergatore per alcuni lavori da fare in casa. Il gip del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, ha deciso che parte di alcune delle intercettazioni potranno essere utilizzate dagli inquirenti, sebbene la magistratura dovrà comunque chiedere il consenso al Senato della Repubblica.
Una vicenda che non sembra debba preoccupare più di tanto il senatore, dal momento che le stesse accuse sul piano giudiziario appaiono ‘risibili’ o comunque difficilmente dimostrabili. Claudio Fazzone è un personaggio politico piuttosto abile nel non cadere in ‘tranelli’ orchestrati da avversari politici e non. Sta di fatto che almeno per i prossimi mesi, il suo spazio di manovra politico sarà sostanzialmente ridimensionato.
IL CASO GAETA
Ancor più delicata è la posizione dell’esponente di riferimento di Fazzone in Consiglio regionale, ovvero Cosmo Mitrano. L’attuale presidente della commissione regionale lavori pubblici è stato rinviato a giudizio dal gup di Cassino, Massimo Lo Mastro, per il caso dell’ex stazione ferroviaria di Gaeta. Una vicenda che ha portato gli inquirenti a ipotizzare i reati di lottizzazione abusiva, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Il problema riguarderebbe la trasformazione dell’ex piazzale della stazione ferroviaria da zona servizi scolastici e ferroviari a parcheggi. Per gli inquirenti sarebbe stato aumentato il valore dell’area a tutto vantaggio della società che l’aveva appena acquistata. Accertamenti hanno riguardato anche le delibere approvate nel 2019 dall’allora Consorzio per lo sviluppo industriale del sud pontino e dalla giunta comunale guidata proprio da Cosmo Mitrano.
A giudizio peraltro, c’è anche il vice presidente del Consorzio industriale unico del Lazio, Salvatore Forte, che viste le dimissioni di Francesco De Angelis, ambiva in modo legittimo a conquistare proprio il ruolo di numero 1. La vicenda di Gaeta tornerà sotto i riflettori il 19 marzo del prossimo anno, giorno in cui è fissata la prima udienza, davanti al Tribunale di Cassino.