Troppa euforia e convinzione diffusa di poter vincere al primo turno: sono i rischi che il centrodestra corre a Frosinone, dove pure si presenta compatto e con il ruolo di favorito. Ma le campagne elettorali riservano sempre insidie non preventivabili: un aspetto che andrebbe considerato smorzando l’euforia ingiustificata (se non altro perché una prima valutazione sugli schieramenti è possibile solo a liste presentate) e preparando le truppe ad una competizione che potrebbe protrarsi ancora per quindici giorni dopo il 12 giugno.
Il secondo turno è lo scenario più probabile. Troppa sicurezza non fa bene al centrodestra
Al primo turno di cinque anni fa i votanti nel capoluogo furono ventisettemila. Stavolta, complici anche i due anni di pandemia, potrebbero essere perfino di meno. Riccardo Mastrangeli e Nicola Ottaviani negli ultimi giorni sono impegnati in operazioni mediatiche, non politiche: per esempio l’adesione dell’ex segretario provinciale di Articolo1, Gaetano Ambrosiano.
Lo scopo è indebolire il Campo largo, ma per sua stessa ammissione Ambrosiano non è uno che prende voti. Il centrodestra farebbe bene a ritrovare la concentrazione e a ragionare su quello che è lo scenario più probabile: il secondo turno. La coalizione di Domenico Marzi ha comunque liste competitive e il Pd stavolta non può ripetere la brutta figura di cinque anni fa, con svariati candidati a zero, uno o due preferenze.
Mauro Vicano sta spingendo al massimo e nel caso di una “solida” prestazione, potrebbe rappresentare l’ago della bilancia. Con lui, come noto, ci sarà la lista di Azione e Carlo Calenda intende avere delle risposte importanti alle amministrative. Alessandra Sardellitti, per esempio, ha una determinazione “feroce”. Sa che con il suo risultato blinderà la propria posizione all’interno del partito a livello provinciale. C’è anche la candidatura a sindaco di Vincenzo Iacovissi (Nuovo Centrosinistra), pupillo del leader socialista Gian Franco Schietroma che ha il dente avvelenato nei confronti di Nicola Zingaretti e di Francesco De Angelis. C’è la determinazione a non essere comprimario di nessuno. Cinque anni fa la situazione era molto diversa: il centrosinistra si fermò al 27% (con il Pd al minimo storico), ma sia Christian Bellincampi (Cinque Stelle) che Stefano Pizzutelli (Frosinone in Comune) arrivarono abbondantemente sotto quota 10%. Stavolta invece il ballottaggio è lo scenario più probabile. Per questo il rilassamento del centrodestra potrebbe poi rivelarsi fatale al ballottaggio.
Pompeo respinge un blitz preparato male e finito peggio. L’asse Buschini-Alfieri-Fiorletta per adesso non funziona

Una regola della politica è che quando si vuole portare a termine un “blitz” non bisogna fallire perché altrimenti si determina l’effetto contrario. E’ successo in consiglio comunale a Ferentino. Piergianni Fiorletta è pronto a candidarsi a sindaco (o a proporre un esponente di sua fiducia) in alternativa alla coalizione guidata da Antonio Pompeo.
Sul bilancio ci sono state le prove generali. Il gruppo Ferentino nel Cuore non ha partecipato alla votazione. Assenti Giovanni Dell’Orco, Angelo Picchi e Alessandro Rea. Anche Piergianni Fiorletta ha lasciato l’aula dopo l’attacco a Pompeo. Ma il bilancio è passato ugualmente e il sindaco non si è lasciato sfuggire l’occasione per dire la sua: “Voi non avete a cuore Ferentino. E il sottoscritto di certo non baratta il suo futuro politico per il futuro della città. Sarò qui fino all’ultimo giorno, fin quando la legge me lo consentirà”.
Una stoccata a Piergianni Fiorletta e ad Alessandro Rea, ma anche a chi nel Pd sta cercando di metterlo in difficoltà a Ferentino. Alle provinciali, per esempio, l’ex segretario dei Democrat Domenico Alfieri ha sostenuto Alessandro Rea in modo esplicito. Alfieri è un fedelissimo del consigliere regionale Mauro Buschini, che vede come fumo negli occhi una candidatura di Pompeo alle regionali. Anche in politica vale la proprietà transitiva con la quale si riesce ad intravedere un asse Buschini-Alfieri-Fiorletta. Antonio Pompeo ha voluto portare allo scoperto tutto questo. Determinando il clamoroso fallimento del blitz.
La strada di Natalia verso il secondo mandato potrebbe sembrare spianata. Guai però a sottovalutare le insidie
Al di là delle ricostruzioni da gossip, ad Anagni qualcuno sta provando a trovare un candidato sindaco che possa provare a contrastare Daniele Natalia alle prossime elezioni comunali. Ci sono dei tentativi interni alla coalizione (il vicesindaco leghista Vittorio D’Ercole non fa mistero dell’eventualità di una proposta alternativa all’attuale sindaco) che alcuni vedono in difficoltà prevedendo spallate da parte di Franco Fiorito smanioso di tornare da protagonista nell’agone politico. Tentativi ai quali però Natalia potrebbe rispondere con veemenza e offrendo certezze e consolidate alleanze sul piano elettorale che altri al momento non sono in grado di offrire.

Poi ci sono i tentativi del fronte opposto. Avere dall’altra parte un alleato storico, strutturato e politicamente svezzato come Alessandro Cardinali non farebbe dormire sonni tranquilli a nessuno e l’ipotesi che l’attuale vicepresidente della Provincia provi a formare un “campo largo” attraverso una candidatura del mondo imprenditoriale (come potrebbe essere quella dell’industriale Domenico Beccidelli) potrebbe stuzzicare la rinascita di tutta una serie di componenti cittadine rimaste ai margini in questi anni. È altresì evidente che tutto l’equilibrio della Città dei Papi risentirà anche del risultato delle competizioni in programma prima delle comunali. Da quella di Frosinone (che peserà molto sul riassetto degli enti di secondo livello, Provincia in primis) fino alle politiche e alle regionali della prossima primavera.