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Guerra in Ucraina, quei mercenari nemici accomunati dalla simpatia per il nazismo

Alberto Fraja
Attualmente, secondo gli analisti, c’è una presenza di mercenari russi in almeno 30 paesi in quattro continenti, il che mostra l’espansione di questo fenomeno
Marzo 4, 2022
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Come in ogni guerra che si rispetti, anche nel conflitto russo ucraino i mercenari sono scesi boots on the ground. A sostegno sia dell’esercito degli invasori che di quello degli aggrediti.

A fianco delle truppe regolari di Putin c’è il cosiddetto Gruppo Wagner, una compagnia militare privata di tagliagole che negli ultimi anni è diventata uno strumento essenziale nel soddisfare gli appetiti espansionistici dello zar. Attualmente, secondo gli analisti, c’è una presenza di mercenari russi in almeno 30 paesi in quattro continenti, il che mostra l’espansione di questo fenomeno che ha avuto il suo inizio nel conflitto ucraino nel 2014.

Svoboda

Sull’altro fronte, quello degli ucraini, opera lo Svoboda, formazione di contractors in piedi dal 1991. Ora, se ci fate caso, c’è un aspetto abbastanza inquietante che accomuna questi soldati di ventura 2.0: una neanche malcelata simpatia per il nazismo. Il nome del battaglione che offre i propri sanguinosi servigi al capo del Cremlino, com’è facile intuire, evoca il grande musicista tedesco caro ai nazisti (il generale Paulus, comandante della sesta armata durante l’invasione nazista della Russia, la sera prima dell’attacco ascoltava Wagner).

Corpi slav e l’ex colonnello dei servizi russi

A fondare il gruppo, nel 2013 (che in un primo momento si chiamava “Corpi slavi”), è stato l’ex colonnello dei servizi segreti militari russi Dmitry Utkin, un signore che (ironia della storia) non ha mai fatto mistero delle sue simpatie verso il Terzo Reich.
I mercenari ucraini, dal canto loro, sono dichiaratamente neonazi. Il logo di Svoboda, per dirne una, è una runa utilizzata dalle SS come mostrina militare (il gancio di Lupo), che è anche un simbolo del neofascismo e neonazismo a livello mondiale. In Italia ne fanno sfoggio quelli di Forza Nuova. La cosa non stupisca più di tanto siccome è da cento anni almeno che in Russia agisce, più o meno carsicamente, un movimento cosiddetto nazionalbolscevico (ossimoro solo apparente).

Nato negli anni venti del secolo scorso in Germania a opera di comunisti “eretici” e rivoluzionari conservatori come Ernst Niekisch, il nazionalbolscevismo è risorto ed è stato attivo principalmente in Russia a cavallo tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI con il Partito Nazional Bolscevico di Aleksandr Gel’evic Dugin e Eduard Limonov.

Insieme di simboli e idee

Si tratta di una confusa miscela di simboli, idee e suggestioni insieme di destra e di sinistra che affonda le proprie radici nei due eventi che hanno plasmato il Novecento: la Prima guerra mondiale e la Rivoluzione russa. A lungo patrimonio pressoché esclusivo di un pulviscolo ideologico a destra del fascismo, queste idee ora sono uno dei tanti filoni che nutrono quel fenomeno nazio-nalpopulista che sta dietro ai mercenari, tutti nessuno escluso, impegnati nel conflitto ucraino.

Astenersi commenti da animucce belle siccome l’Italia è stata per secoli il paese che, ai propri invasori, ha fornito i migliori mercenari: da Giacomo Attendolo, detto Muzio a Braccio di Montone, dal conte di Carmagnola a Giovanni dalle Bande Nere e via così.

La guerra è (quasi) sempre stata una questione di quattrini.

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