Il termovalorizzatore di Roma (solo annunciato) ha cambiato già tutto: dalla politica nazionale alla futura gestione dei rifiuti nel Lazio e di conseguenza anche nelle province. Occorreranno almeno quattro anni per realizzarlo, ma forse anche di più. Il processo però sembra ineluttabile considerando che il Governo Draghi ha dato al sindaco Roberto Gualtieri poteri da “commissario” per evitare che la Capitale vada in crisi durante il Giubileo. E come se non bastasse Roma avrà un Egato autonomo (Ente di gestione degli Ambiti Territoriali Ottimali per il servizio integrato dei rifiuti). Diverso da quelli delle altre province del Lazio e anche di Roma Metropolitana. Segnale chiarissimo: il termovalorizzatore s’ha da fare. Punto e basta.
IL FUTURO DEI RIFIUTI IN CIOCIARIA
Da oltre un anno la “monnezza” dei ciociari viene smaltita a Viterbo. Conseguenza della chiusura della discarica della Mad di Roccasecca, che non intende realizzare il quinto invaso.
Il principio alla base degli Egato è semplice: un Ambito territoriale che gestisca tutti i processi che regolano la gestione dei rifiuti, dalla raccolta al trattamento per finire allo smaltimento. Intervenendo quindi pure sullo spazzamento, sugli impianti e sulle tariffe. Al momento la proposta di legge prevede una facoltà da parte degli Egato di procedere con l’assegnazione ad una società in house al posto della gara. Una facoltà, non un obbligo. La nuova formula azzera le competenze dei Comuni (che oggi si occupano della raccolta), ridimensiona moltissimo gli spazi delle Province in sede di pianificazione. Infatti Antonio Pompeo ha alzato la voce.
Da anni in Ciociaria il servizio di trattamento dei rifiuti è appannaggio della Saf, la Società Ambiente Frosinone voluta da Francesco Scalia e guidata nell’ordine da Cesare Fardelli, Mauro Vicano e Lucio Migliorelli. Da tempo, grazie alla lavorazione dei rifiuti provenienti da Roma, i bilanci della Saf rimangono attivi. Con la sola immondizia della provincia di Frosinone (diminuita drasticamente) la società non ce l’avrebbe fatta a tenere i conti a posto. Adesso si sta guardando al futuro, anche se almeno per i prossimi quattro anni la situazione non cambierà. Una parte dei rifiuti di Roma continuerà ad essere trattata nell’impianto di Colfelice. Ma proprio in questa fase la Società Ambiente Frosinone sta pianificando ed è chiaro che quando gli Egato saranno operativi la Saf verrà tenuta in considerazione come prima opzione per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti in questa provincia: raccolta, trattamento, smaltimento.
C’è un altro motivo da tenere presente: quando sarà realizzato il termovalorizzatore, Roma dovrà avere una propria discarica. Esattamente per la logica che è alla base della previsione degli Egato. Il rischio che però gli Ambiti Territoriali possano trasformarsi in carrozzoni c’è. Lo ha fatto capire chiaramente il presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli, che ha dichiarato a La Repubblica: “I soldi spendiamoli per il personale tecnico che dovrà gestire gli enti d’ambito dei rifiuti e non per gli amministratori, che essendo tutti sindaci o loro delegati hanno già il loro compenso per l’attività che svolgono”. Insomma, attenzione al rischio dei soliti poltronifici.
In ogni caso però in provincia di Frosinone è normale che la Saf possa prepararsi ad un nuovo ruolo in prospettiva. Resta il problema della discarica. La Mad di Valter Lozza nei mesi scorsi ha detto no alla realizzazione del quinto invaso e ha pure iniziato le procedure di licenziamento. Ma a Roccasecca il sindaco Peppe Sacco mantiene la guardia alta perché sa che, magari in estate, la riapertura della discarica potrebbe tornare di attualità se nella Capitale si verificasse l’ennesima emergenza. Il braccio di ferro tra la Regione e la Mad va avanti da più di un anno. Valter Lozza vorrebbe che la Regione glielo chiedesse in ginocchio garantendogli una sorta di scudo penale sulle questioni riguardanti le anomalie dei valori inquinanti nei terreni.
Nel frattempo però non c’è traccia di siti alternativi: lo studio del Politecnico di Torino (commissionato dalla Provincia) non arriva e nessuno sembra voler prendere l’iniziativa. E’ su questa mancanza di alternative che la Regione possa trovarsi costretta a chiedere alla Mad la realizzazione del quinto invaso. Fra l’altro per il futuro, nella logica degli Egato, la presenza di una discarica sarà ancora più strategica di oggi. Nel frattempo però i rifiuti della provincia di Frosinone continuano ad andare a Viterbo. Non è il massimo. Anzi, ci sarebbe da vergognarsi anche un po’…
REGIONE LAZIO: DA D’AMATO A… CALENDA
Sempre il termovalorizzatore ha compromesso i rapporti tra Pd e Cinque Stelle. Insieme alla questione delle armi all’Ucraina. Giuseppe Conte è ormai in posizione di rottura con il Governo Draghi, perché in questo modo guadagnerebbe qualche punto nei sondaggi. Non per altro. Il Pd è in allarme ed Enrico Letta si sta preparando a scenari alternativi. Una cosa è già chiara però: tutti quelli che nel Partito Democratico hanno lavorato per un’alleanza stabile con i Cinque Stelle sono in estrema difficoltà. Soprattutto Nicola Zingaretti, che nel Lazio ha realizzato il primo “laboratorio”. Per questo l’assessore Alessio D’Amato ha dato la disponibilità a concorrere alle primarie. Lui con i Cinque Stelle non ha molto a che fare. Infatti Roberta Lombardi sosterrebbe Leodori.
La candidatura alla presidenza della Regione Lazio sarà uno dei passaggi più delicati. Daniele Leodori resta il favorito, ma ora non dipende più soltanto da lui. Il segretario regionale Bruno Astorre spinge per le primarie (in autunno) perché sa che Leodori è più forte sul piano del voto organizzato. Ma gli scenari nazionali possono mutare la situazione velocemente ed Enrico Letta non vuole farsi prendere in contropiede. C’è aria di rottura irrimediabile con i Cinque Stelle, la linea dei quali è dettata dal trio Grillo-Raggi-Conte. A quel punto il Pd dovrebbe cambiare schema e, per esempio, provare a mettere insieme un’alleanza con Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Calenda ha preso il 20% alle elezioni di Roma. Un’enormità. Nell’eventualità di un’intesa nazionale il leader di Azione entrerebbe di prepotenza nel novero dei possibili candidati presidenza del Lazio. Lo stesso Calenda nei mesi scorsi ha detto che lui sosterrebbe D’Amato. Anticipando i tempi: ma una sua discesa in campo diretta, nell’ambito di un accordo anche per le politiche, lascerebbe pochi spazi ad altre ipotesi. Perfino a Enrico Gasbarra. C’è un’altra considerazione: nel 2018 Zingaretti ha vinto con il 32,92% e i Cinque Stelle avevano una propria candidata, Roberta Lombardi, che prese il 26,98%. Percentuali che i pentastellati non hanno più e comunque è molto difficile immaginare che la Lombardi possa stare con Conte, Grillo e Raggi.