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Frosinone, una crisi dai contorni indefiniti: alla ricerca dei perché

Roberto Mercaldo
Settembre 23, 2024
Mister Vivarini

Tre punti dopo sei gare, quattro delle quali giocate con il conforto del fattore campo. Neppure il meno ottimista tra i tifosi del Frosinone avrebbe poptuto ipotizzare una partenza così poco convincente. Il risultato, abbastanza scontato poste queste premesse numeriche, è un ultimo posto in condominio con la Carrarese, neopromossa nel campionato cadetto.
Il momento dei giallazzurri ciociari è francamente sconcertante, perché in luogo della crescita graduale, indicata quale logico obiettivo dal tecnico Vivarini all’inizio di questo percorso, si è assistito ad una progressiva perdita di mordente e di lucidità.
Se contro il Modena la vittoria era sfuggita proprio all’ultimo minuto, se contro la Juve Stabia poteva esserci l’attenuante della precoce espulsione di Cichella, contro il Bari la prestazione è stata davvero disastrosa ed ha fatto seguito al ko di Brescia, anche quello di proporzioni vistose.
Una squadra in caduta libera, con evidenti problemi di approccio alle gare, almeno stando ai responsi del campo nelle ultime due partite. Contro il Bari il Frosinone sembrava frenato dalla paura, non consapevole delle proprie potenzialità.
Qui si apre un ulteriore fronte di discussione su quali siano effettivamente le potenzialità del complesso ciociaro. Smantellato e ricostruito come d’abitudine, il Frosinone ha conservato alcuni elementi della scorsa stagione, che però ad eccezione di Marchizza e Gelli, e, con una visione un po’ più ampia della titolarità, di Monterisi, non erano elementi imprescindibili o comunque centrali nella corsa salvezza, fallita solo per una serie di avverse circostanze.
E’ pacifico che una squadra che avesse potuto vantare la cifra tecnica di quella della scorsa stagione avrebbe recitato da protagonista in questa serie B, ma non si poteva pretendere di trattenere Soulé, Okoli, Brescianini, Barrenechea e altri giocatori che stanno calcando platee prestigiose. Il timore, legittimato dai risultati molto negativi di questo inizio stagione, è che sia stata sovrastimata la reale utilità di qualche nuovo arrivato, il cui approccio è stato tutt’altro che felice. E’ però difficile credere che Partipilo, Bettella, Biraschi, Tsadjout e lo stesso Darboe non siano giocatori in grado di figurare degnamente nel campionato cadetto, giacché sia i difensori citati che il trequartista hanno esperienza specifica, mentre Tsadjout e Darboe sono particolarmente quotati e stimati tra gli addetti ai lavori. E allora? Il dubbio è che Vivarini, che lo scorso anno ha fatto benissimo nel Catanzaro, possa non aver trovato interpreti ideali per il suo gioco, che presuppone corsa e sacrificio di tutti i giocatori di movimento. Poi va debitamente considerata la possibilità che le prime quattro gare, non premiate dal risultato, abbiano generato una sorta di sfiducia nei propri mezzi in una compagine comunque alla ricerca di una vera identità. Vincere aiuta a vincere, non vincere porta invece a una pericolosa accettazione della sconfitta, quasi fosse un male necessario.
Dalla parte del Frosinone c’è il tempo: ci sono infatti ancora 32 gare, che significano 96 punti in palio. Farsi prendere dalla disperazione adesso è davvero fuori luogo, perché basterebbero due risultati positivi a restituire il sorriso e a riportare il Frosinone in linea di galleggiamento. A inizio stagione il presidente Stirpe affermò che il primo obiettivo era quello di evitare disastri, consapevole di come altri club, pure importanti e ben strutturati, siano andati incontro, nel passato recente, ad una doppia caduta. Ora non siamo certo di fronte a un disastro, ma a segnali di allarme sì. Un eventuale avvicendamento del tecnico, già richiesto a gran voce da una parte particolarmente suscettibile della tifoseria, potrebbe apparire precipitoso, dopo sole sei giornate. Però in caso di risultato negativo al Tombolato, nell’anticipo di venerdì, la situazione potrebbe davvero diventare difficile da gestire e, poiché fino a gennaio la rosa sarà questa, la rimozione di Vivarini a quel punto diverebbe estremamente probabile. C’è pertanto un clima da ultima spiaggia, in un momento della stagione in cui si dovrebbe sperimentare, crescere e sorridere. Ma il calcio sa essere spietato.

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