Dodici punti in quattro gare, con 8 reti realizzate e nessuna subita. È questo il trionfale bilancio casalingo del Frosinone, rivoluzionato in estate e ridisegnato da Grosso con puntualità ed efficacia. Se lontano dallo Stirpe i giallazzurri ciociari non fossero stati perseguitati da vicissitudini di varia natura, leggi sviste arbitrali, gol divorati e gol subiti al morire del tempo, ora potremmo parlare non già di un’eccellente classifica, bensì di un imprevedibile primato. La quarta perla casalinga è stata aggiunta alla collana di successi grazie a un secondo tempo arrembante, messo in discesa da un’invenzione di Caso. Il 10 giallazzurro è un genietto del calcio, che abbina rapidità, estro e tecnica sopraffina. Talvolta tende a dissipare questi talenti, perché quando si hanno così tante qualità c’è quasi un conflitto di competenze tra l’una e l’altra. Quando però ricorda che tra le indispensabili doti di un calciatore deve esserci anche la praticità, allora diventa decisivo. Così, dopo un primo tempo caratterizzato da due occasioni clamorose per Garritano, la prima neutralizzata da Alfonso, la seconda vanificata dalla frenesia del 16 giallazzurro, in avvio di ripresa si accende la lampada del genietto. Sfugge alla prima linea degli oppositori con guizzo felino, perché condurre la palla ad alta velocità rientra tra le sue doti peculiari. E quando arriva a ridosso dell’area di rigore, beffa pure la linea difensiva più arcigna, con una finta, un cambio di direzione ed un tiro a giro che sembra una pennellata di Van Gogh. Caso dipinge con scarpini, maglietta e pantaloncini, e i suoi dirimpettai ferraresi rimangono così ammirati che la reazione della Spal… non c’è. In campo nella seconda parte di gara c’è solo un autoritario Frosinone, che gestisce il possesso palla e cerca con insistenza il raddoppio, memore di gare che cambiano copione in fretta per un improvvido rinvio o una giocata supponente. Moro stavolta ha le polveri bagnate. Ci prova in modo encomiabile, il giovanotto, ma Alfonso non deve chinarsi a raccogliere altri palloni in fondo al sacco. L’estremo difensore della Spal lascia però il campo per un infortunio procuratosi nella prima frazione. Comincia la girandola dei cambi e il Frosinone prova a raddoppiare persino rinunciando al suo 10. Esigenze di compattezza e solidità a volte portano a sacrificare il genio. Grosso è in castigo nel gabbiotto e soffre più di quando è in campo fino al fatale minuto 84, che lascia gli ospiti in dieci per fallo da ultimo uomo di Arena. La punizione, ghiotta, trova un famelico Mazzitelli ad appagare l’appetito del primo gol in giallazzurro. E il quarto successo casalingo del Frosinone da progetto, idea, tentativo diventa storia. Ci sarebbero pure il tempo e il modo di far ancora centro, ma maramaldeggiare su un avversario in dieci non è opportuno. Va bene così, a un Frosinone sempre più convinto delle proprie potenzialità.