Sei gare casalinghe senza un solo gol subito possono diventare facilmente sei vittorie. Basta farne uno, uno in 90 minuti, con l’incessante sostegno della Nord, con la fantasia dei giovani al servizio della causa, con la tecnica di chi dà del tu al pallone e soprattutto con quella voglia un po’ matta di non fermarsi più. Anche col Perugia un gol è bastato ad allungare la serie di vittorie casalinghe (6) e anche quella dei successi di fila (5). Ci ha pensato Marcus Rohden, che imbeccato da Moro, ha prima calciato incredibilmente sul palo, ma poi non ha fallito la seconda chance offertagli da un benefico rimpallo. Caso ancora dolorante e con la smisurata fantasia imprigionata dal fastidio alla spalla, Kone assente, Mazzitelli e Boloca ordinati e diligenti ma senza la scintilla, l’illuminazione che spariglia: e quando va così ben venga l’uno a zero. Ci sono anche gli altri però. Sono ultimi e arrabbiati, e poi col Frosinone hanno un conto perennemente in sospeso, dal pomeriggio di Moscati e della grande delusione giallazzurra fino ai nostri giorni. Ci sono Beghetto e Casasola, due ex dall’impatto differente, c’è quel signore brizzolato in attacco, Melchiorri, che non ha dimenticato come si fa gol e c’è in panca quel Castori che non disdegna trappole e scherzetti, con poco rispetto della classifica. Il testacoda atipico va negli spogliatoi con un solo gol a dividere le voglie dell’una e le ansie dell’altra. E allora serve che la linea Maginot dello Stirpe assolva alla funzione. C’è un tizio da quelle parti che controlla con feroce concentrazione le fortificazioni e le barriere. Si chiama Lucioni, è un inno all’essenzialità, rifugge da orpelli e ammennicoli urbanistici. Sceglie sempre il modo più semplice per neutralizzare le insidie, che vengano dalla terra o dall’aria poco importa. Lui rinvia tutto al mittente. Lo ha fatto a Benevento, a Lecce e in altri lidi ed ora qualcuno aveva persino ipotizzato che fosse stanco di essere la diga. Fabio Lucioni da Terni invece non conosce stanchezza: il generale della linea Maginot dello Stirpe è lì, a coordinare, a urlare la propria voglia di resistere. Al minuto 94 la sesta gara con la porta inviolata viene consegnata alle statistiche. Desta curiosità questo record che si allunga: chi spedirà il primo pallone alle spalle di Turati nel fortino dello Stirpe? Il Frosinone di Grosso non si pone il problema, pensa solo che se e quando accadrà bisognerà segnarne due. Ieri Mulattieri, l’uomo che spesso mette in ghiaccio i tre punti, non è riuscito a ripetersi. Pochi palloni dalle sue parti, ripartenze un po’ timide e senza invenzioni. Però palla gestita con una certa autorevolezza, con Ciervo e Frabotta a portar forze fresche e corse preziose. A conti fatti, solo un colpo di testa, con palla fuori di pochi centimetri, ha minacciato l’uno a zero. Il Frosinone ha 27 punti dopo 12 gare. Nessuno avrebbe potuto immaginarlo, ma è tutto vero. Se qualcuno vuole spiegazioni, chieda a Lucioni, il responsabile della linea Maginot.