Se vincere aiuta a vincere, perdere purtroppo aiuta a perdere. Il concetto l’ha esplicitato il Frosinone nella sua sfida casalinga contro la Carrarese. Chiamatela sfiducia o scarsa consapevolezza dei propri mezzi, chiamatela paura degli ostacoli. Insomma, chiamatela come volete, ma questa morsa che attanaglia i giallazzurri quando scendono sul rettangolo di gioco è così evidente che sembra aver forma corporea. Pochi hanno il coraggio di tentare un dribbling, pochi ci provano da fuori area e quando lo fanno i risultati sono francamente scoraggianti. Il Frosinone manovra benino fino alla trequarti, poi quando c’è da compiere lo sforzo finale si attorciglia su se stesso ed è, suo malgrado, il difensore più efficace della squadra avversaria. Metteteci pure una buona percentuale di malasorte, perché per una legge misteriosa e mai scritta, ma evidentemente imperante, quando una squadra fa risultati deludenti anche la dea bendata sembra voltarsi sdegnata dall’altra parte, e il quadro è completo.
Il rigore tremebondo di Partipilo è un po’ l’ideale copertina di questo momento no della squadra giallazzurra: poca convinzione, tiro debole al centro della porta e la più ghiotta delle occasioni va a farsi benedire. Poi è Ghedjemis che si veste da Babbo Natale con due regali ai toscani, commossi da tanta generosità sotto porta. Inevitabilmente i fantasmi del pareggio beffa di Defrel, del sorpasso beffa patito a La Spezia e di tutto ciò che non è andato come negli auspici sono riapparsi all’improvviso, condizionando un finale di gara da “arrivano i nostri”, in cui però i nostri non sono arrivati, o magari sono andati a sbattere su quel palo che ha respinto il tiro cross di Marchizza.
E adesso? Adesso si attende che il digì Angelozzi illustri il punto di vista del club, nel momento in cui la sosta favorirà riflessioni e decisioni. Quel che è emerso in modo chiaro in questi otto turni di campionato è che la squadra non ha ancora una sua precisa identità o comunque se ce l’ha la smarrisce sovente nel corso dei match. Il punto dolente è la sterilità offensiva, favorita dalla mancanza di un centravanti “classico”. Potrebbe svolgere questo ruolo Pecorino, che però si è visto poco e nelle ultime gare è stato fermo per infortunio. Si pensava che fosse Tsadjout il più idoneo a rivestire il ruolo di punta centrale ma anche per lui, purtroppo, ha deciso la sorte sotto forma di un infortunio piuttosto serio, con relativo intervento, per fortuna ben riuscito.
E allora? E allora, visto che gennaio è lontano, starà al tecnico, per ora Vivarini, trovare soluzioni idonee, al netto del fatto che anche Distefano ha chiuso anzitempo la sua partita con i toscani per un infortunio sulla cui entità si saprà di più nelle prossime ore.
Il giovane Ambrosino, buona tecnica ma non proprio un fisico da corazziere, potrebbe essere la soluzione temporanea, ma al di là del “centravanti”, il Frosinone deve ritrovare fiducia nelle scelte e coraggio nei pressi dell’area avversaria. Il compitino non basta più, perché anche una squadra coriacea ma non certo trascendentale come la Carrarese può adottare in tal caso le opportune contromisure.


A centrocampo sta emergendo un’altra carenza strutturale che in verità si conosceva. Manca un robusto incontrista, un giocatore che abbia centimetri e potenza fisica per fare da diga. La scommessa era quella di farne a meno, in favore di un pacchetto nevralgico che potesse sopperire a questa lacuna con velocità, dinamismo e capacità di ribaltare il fronte. La scommessa fin qui non è stata vincente.
In difesa, una difesa sovente costretta a contrastare un numero di offendenti persino superiore, recuperato Kalaj e ripescato (ma ancora mai visto in campo) Szyminski, si attende che anche Lusuardi possa essere della partita. La sensazione è che, col rientro di Biraschi e Bettella, il secondo già in campo contro i toscani, si possa sicuramente puntare ad avere un reparto affidabile e superiore al livello medio della categoria.
Certamente la classifica non aiuta: il Frosinone è la squadra che ha fatto meno punti, visto che il Cosenza, unica squadra dietro ai canarini in classifica, ha quattro punti di penalizzazione. Certamente tre o quattro punti in più potevano esserci ma conta solo quello che ha detto il campo, pali e gol subiti in extremis non vengono risarciti. Da oggi il Frosinone deve iniziare l’operazione tranquillità, che lo porti a condurre un campionato se non glorioso quantomeno sereno.