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Frosinone, la giunta s’ha da fare. I “demoni” del centrodestra da esorcizzare

Licandro Licantropo
Il centrodestra sembra non aver compreso a fondo la portata di un’impresa politica che sta nei fatti: vincere per tre volte consecutive nel capoluogo non è una cosa che succede se non ci sono determinate condizioni.
Luglio 6, 2022
Riccardo Mastrangeli, sindaco di Frosinone (foto S.Desiato)

Chi fa politica sa bene che la fase delle trattative per la formazione della giunta è complicata, spigolosa e zeppa di possibili colpi di scena. Frosinone non fa eccezione e Riccardo Mastrangeli ha capito in fretta come i festeggiamenti vanno archiviati. Però di quei festeggiamenti sono stati protagonisti tutti. Il centrodestra sembra non aver compreso a fondo la portata di un’impresa politica che sta nei fatti: vincere per tre volte consecutive nel capoluogo non è una cosa che succede se non ci sono determinate condizioni.

IL FATTORE “SENZA”

Massimiliano Tagliaferri è stato determinante nel far capire a Nicola Ottaviani e a chi era tentato dallo “strappo” che senza Fratelli d’Italia non si poteva vincere. Poi in campagna elettorale non si è risparmiato ed ha fatto il solito pieno di consensi. Senza la sua capacità di mediazione le cose non sarebbero andate allo stesso modo.

Adriano Piacentini avrebbe voluto candidarsi alle primarie e giocarsi fino in fondo le possibilità di concorrere per la fascia tricolore. Non lo ha fatto quando ha capito che un simile atteggiamento avrebbe determinato un effetto domino pericoloso, perché tutti si sarebbero sentiti in diritto di differenziarsi. Ha sostenuto Riccardo Mastrangeli lealmente.

Su Fabio Tagliaferri è difficile aggiungere altro a quanto non sia già stato detto e scritto: a ottobre 2021 è stato buttato fuori dalla giunta per assecondare i diktat del Polo Civico (che poi ha concorso con Domenico Marzi). Fratelli d’Italia era vicinissima ad una frattura che avrebbe condannato il centrodestra a dieci anni (minimo) di opposizione. Massimo Ruspandini ha avuto l’intuizione di affidare a Fabio Tagliaferri non solo la guida del partito a Frosinone, ma soprattutto la costruzione della lista. Fratelli d’Italia è la forza politica che più di chiunque altra ha aumentato le preferenze rispetto alla volta scorsa. Senza Fabio Tagliaferri non sarebbe successo e oggi a fare la giunta ci sarebbe Memmo Marzi.

Antonio Scaccia e la Lista per Frosinone sono ormai una garanzia della coalizione: successo elettorale, prima degli eletti (Francesca Chiappini) e una grande spinta di entusiasmo. Senza Antonio Scaccia il centrodestra non sarebbe lo stesso.

Adesso loro quattro sono i protagonisti di questa fase perché concorrono per le due cariche che fanno maggiore rumore: la presidenza del consiglio e il vicesindaco. Massimiliano Tagliaferri (Lista Ottaviani) e Adriano Piacentini (Forza Italia) puntano alla prima, Fabio Tagliaferri (Fratelli d’Italia) e Antonio Scaccia (Lista per Frosinone) alla seconda. Un criterio potrebbe essere quello di far scegliere le liste secondo la classifica. Cioè: Lista Ottaviani, Fratelli d’Italia, Lista per Frosinone, Forza Italia. Non basterebbe però, perché vanno garantiti equilibri e assetti totali, che riguardano l’intera coalizione. Però un dato oggettivo esiste: la Lista Ottaviani ha 5 consiglieri, Fratelli d’Italia 4. Questo deve contare e deve pesare. Altrimenti cosa si è votato a fare? Le preferenze ottenute hanno un senso perché sono il termometro di una proposta politica che è stata apprezzata dai cittadini. Poi naturalmente esistono le ambizioni personali e la necessità di dare risposte a chi si è messo in gioco, ma le regole esistono. Se Massimiliano Tagliaferri sarà eletto presidente del consiglio, Adriano Piacentini farà l’assessore al bilancio e alle finanze, che non è proprio una carica da “sfigati”. Se Fabio Tagliaferri verrà indicato come vicesindaco, per Antonio Scaccia ci sarà un assessorato importante e pesante. E viceversa. Inoltre Fratelli d’Italia di posti in giunta può averne due. Un risultato a suo modo “storico” se si pensa che nel 2017 rimase fuori dall’esecutivo.

IL RUOLO DI MASTRANGELI

Dipenderà altresì dalle scelte e dalla capacità di imporsi del nuovo sindaco. Imporsi convincendo però, non con i diktat. Il fattore “senza” vuol dire che senza, appunto, il contributo di uno dei protagonisti, la vittoria non ci sarebbe stata. Questo però vale anche per altri importanti esponenti del centrodestra. Perfino per chi non ha concorso ma ha costruito le liste. Per esempio Alessandro Petricca, della civica di Ottaviani.

Negli ultimi anni sono rimaste nel congelatore delle deleghe fondamentali: quella di vicesindaco innanzitutto, ma pure l’urbanistica. Pensare di non assegnarle ancora rappresenterebbe un errore politico. Chi ha deciso di candidarsi, di “tirare” al massimo e ottenere tanti voti sicuramente è stato mosso da passione politica. Ma non nascondiamoci dietro un dito: c’è pure la legittima aspirazione a misurarsi nella prova del governo della città.

Riccardo Mastrangeli, dopo aver ascoltato tutti, dovrà indicare la soluzione prevista. Lui, soltanto lui.

Se rispetterà il criterio dei voti ottenuti dalle liste, sicuramente avrà un vantaggio: sarà complicato contestare le decisioni e chi vorrà “rompere” dovrà assumersene la responsabilità fino in fondo.

GLI ALTRI RISVOLTI

C’è la possibilità di dare una rappresentanza in giunta a tutte le forze del centrodestra: oltre a partiti e liste citate prima, pure alla Lega, alla lista di Mastrangeli e a Frosinone Capoluogo. Non c’è neppure da riflettere: intanto è una cosa giusta, ma in secondo luogo si è dimenticato troppo in fretta che la vittoria di Frosinone sarà strategica per il passo successivo: il successo alle provinciali quando di tratterà di indicare il presidente del dopo Pompeo. Tra pochi mesi. Un’opportunità irripetibile, che non può essere vanificata dall’incapacità di ragionare come una squadra adesso. In un momento topico. Senza la squadra non si sarebbe vinto in questo modo nel capoluogo. Mastrangeli lo ricordi a tutti. A brutto muso, se necessario. Al ballottaggio Mauro Vicano e Alessandra Sardellitti si sono schierati, con coraggio e coerenza. Non ci sarebbe bisogno di ulteriori trattative per fare quello che era stato detto: un laboratorio politico al Comune di Frosinone. Con Azione insieme al centrodestra. Le tentazioni di mostrare i muscoli, ragionando con la pancia e non con la testa potrebbero vanificare tutto questo. Per una delega in più, per un pennacchio da esibire a favore di telecamera. Vorrebbe dire miopia politica e vocazione a farsi del male. Il centrodestra è più importante dei singoli. Di qualunque singolo. Nella lunga notte del ballottaggio ne erano tutti consapevoli. Adesso devono dimostrarlo, perfino con qualche “sacrificio” se necessario. Spetta a Riccardo Mastrangeli, però, dimostrare di saper prendere le decisioni che servono attraverso una sintesi politica credibile. Non sarà facile, ma non ci sono alternative. Una falsa partenza rimetterebbe in gioco chi è stato bocciato dagli elettori. Il centrodestra deve rimandare all’inferno i “demoni” delle divisioni che lo penalizzano da sempre e a ogni livello. Questa volta la posta in gioco è davvero troppo alta per mettersi a litigare.

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