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Frosinone, i talebani del divieto e le ragioni di chi deve lavorare

Massimo Pizzuti
Il disordine genera caos e non si risolve con le ordinanze. Il pasticcio dell’ultimo provvedimento del Comune che “asfalta” le attività commerciali. Per garantire tutte le esigenze occorrono i controlli di Vigili Urbani, Polizia e Carabinieri. E Protezione Civile. Non una normativa da proibizionismo.
Luglio 27, 2025
mastrangeli marzi
Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi

“Quando gli esseri umani non capiscono una cosa mettono un divieto”. “L’Italia è l’unico paese dove c’è bisogno di dire “severamente vietato”, anziché vietato”. Le frasi sono di Fabrizio Caramagna, scrittore e studioso di aforismi.
Da tempo il Comune di Frosinone è diventato l’emblema del proibizionismo. Per esempio, neppure i bambini possono giocare a pallone in piazza. Nè a Largo Turriziani né allo Scalo.
Ma l’ultima ordinanza (numero 391 del 25 luglio scorso), quella sugli orari dei pubblici esercizi, merita davvero delle riflessioni e un approfondimento.

L’ANACRONISTICA LOGICA DEL VIETARE

Cominciamo con il dire che non è con le ordinanze contro il commercio e con un proibizionismo assolutamente al di fuori dal tempo e dalla storia che si rende una città migliore, ordinata, civile, vivibile, godibile, attrattiva, “simpatica”.
Proviamo ad immaginare un turista (in realtà possiamo solo immaginarlo) o un visitatore che passasse a Frosinone in una sera d’estate. E si trovasse nella centralissima (e deserta) via Aldo Moro. Magari chiederebbe spiegazioni (c’è il coprifuoco? Perchè… ) ad un residente che sta portando a spasso il cane. A quel punto il turista (immaginario) verrebbe a conoscenza anche dell’ordinanza della quale parlavamo prima.
(Cosa devono vietare se qui non c’è nessuno…)
Avrebbe difficoltà a capire una situazione assurda, kafkiana, perfino ridicola sotto molti punti di vista.

L’ORDINANZA CERVELLOTICA. PAGANO SEMPRE E SOLO I POVERI COMMERCIANTI

Ma cosa dice l’ordinanza firmata dal sindaco Riccardo Mastrangeli? (Che nella fattispecie viene tirato per la giacchetta dal solito Marzi che chi scrive lo ricorda bene scatenò anni fa analoghe iniziative contro i tentativi, alcuni anche ben riusciti, di portare vita e commercio nel cuore del centro storico). Non è facile sintetizzare, ma ci proviamo. A partire dal 26 luglio (quindi è già entrata in vigore) e fino al 26 agosto 2025, “al fine di assicurare il soddisfacimento delle esigenze di tutela della tranquillità e del riposo dei residenti, limitazioni temporanee alle attività di somministrazione e vendita di bevande alcoliche, nonché alle emissioni sonore musicali”.
Per gli esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, per gli esercizi commerciali di vendita al dettaglio di alimenti e bevande e per le attività artigianali di alimenti e bevande, sono istituiti alcuni divieti ediverse limitazioni.
Dalla domenica al giovedì: stop alla vendita (anche per asporto) e alla somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche alle ore 00.30 (ndr: mezzanotte e mezza). Il termine per le emissioni sonore musicali alle ore 1.00 (ndr: l’una di notte).
Venerdì e sabato: sospensione di vendita e somministrazione, anche per asporto, di bevande alcoliche e superalcoliche alle ore 1.00 e termine delle emissioni sonore musicali mezz’ora dopo, all’1.30 (ndr: l’una e mezza di notte).
Si specifica (sic) che questo provvedimento ovviamente non incide sull’orario di chiusura dei locali. Riccardo Mastrangeli dice: “Si tratta di un provvedimento per garantire il pieno diritto dei cittadini al riposo e alla sicurezza e venire incontro, nello stesso tempo, alle necessità degli operatori commerciali, impegnati quotidianamente a offrire servizi e accoglienza di qualità. Siamo accanto ai residenti, che chiedono rispetto e tranquillità, ma anche ai titolari degli esercizi commerciali e ai lavoratori del settore, che rappresentano un motore vitale della nostra città”.
E meno male che rappresentano un motore!
In sostanza il Sindaco ha recepito le indicazioni dei 6 consiglieri comunali provenienti dalle opposizioni che gli stanno garantendo sostegno e numero legale in aula: i 4 della Lista Marzi (vedi sopra) e poi gli esponenti della Lista Marini e del Polo Civico.

PERCHE’, GIUSTAMENTE, È UNA SOLUZIONE CHE NON PUÒ PIACERE

L’ordinanza, valida sull’intero territorio comunale, era stata sollecitata per il centro storico, a causa della protesta di alcuni residenti contro il fenomeno degli schiamazzi notturni. E in qualche caso di episodi di vandalismo.
E’ venuto il momento di dire alcune cose. In ogni parte del mondo le intemperanze e gli atti vandalici non si contrastano decretando nella sostanza la fine delle attività commerciali. Ma studiando e applicando una serie di azioni mirate sul terreno della sicurezza e dell’ordine pubblico. Coinvolgendo i Vigili Urbani, la Polizia, i Carabinieri. La Protezione Civile.
Una curiosità: qualcuno accerterà che le previsioni stabilite dall’ultima ordinanza vengano rispettate? Se la risposta è no, allora il provvedimento è fumo negli occhi e niente più.
Se invece la risposta è sì, allora quelle stesse persone chiamate a verificare sul piano del formalismo burocratico, potrebbero svolgere la loro attività nel campo di controlli sostanziali finalizzati a prevenire schiamazzi e altre situazioni del genere.
Quello che è chiaro a tutti è che così si “asfaltano” le attività commerciali e di ristorazione, già vessate da tre anni a questa parte dalle piste ciclabili, dalla cancellazione di posti auto, da sensi unici e di marcia che definire cervellotici è un piacevole eufemismo. Che poi i residenti abbiamo il diritto alla quiete pubblica è pacifico. Ma un Comune capoluogo moderno ed efficiente tiene insieme le diverse esigenze: dei residenti, dei giovani (divertirsi), dei meno giovani (a riposare), dei commercianti (a lavorare). Per ottenere un simile risultato esiste una sola strada: i controlli. E quindi Vigili Urbani, Polizia, Carabinieri andrebbero coinvolti per far sentire (e vedere) la loro presenza. Perché non si può fare?

IL CAOS FATTORE SCATENANTE DEL DISORDINE E DEL VANDALISMO

Il disordine e il caos sono i segnali (spesso) anticipatori di fenomeni come il teppismo, il vandalismo e perfino la violenza urbana.
Il vero problema che sta emergendo nei tentativi (finora inutili) di rilanciare il centro storico è quello di un caos generalizzato, che affonda le proprie radici nella cronica mancanza di parcheggi.
Da quanto tempo, per esempio, registriamo l’incomprensibile (e a tratti perfino sospetto: diceva Andreotti che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina) disinteresse a risolvere la questione del Multipiano di viale Mazzini e dei parcheggi a pagamento sulle strisce blu? Al di là del contenuto delle ordinanze, tutti i cittadini di Frosinone vorrebbero capire una volta per tutte per quale motivo il parcheggio Multipiano di viale Mazzini versa in quelle (vergognose) condizioni. Nel degrado e nell’abbandono assoluti. Vorrebbero pure capire, sempre i cittadini, come mai il 90% delle macchinette per il pagamento della sosta, oltre ad essere vecchie, messe male e tecnologicamente superate, sono inservibili. Perché? Fra l’altro in tutte le città degne di questo nome il pagamento del ticket si fa con carte di credito o bancomat, non con soldi spicci che nessuno ha più.
Ecco perché il problema del centro storico non sono soltanto gli schiamazzi notturnI (chepure disturbano non poco). Ma i residenti devono fare i conti ogni giorno con le ore trascorse in macchina alla ricerca di un parcheggio che non c’è. Tra doppi sensi paradossali (via De Gasperi), carreggiate ristrette, parcheggi tariffati oppurecancellati.
Ecco perché l’ordinanza dell’altro giorno va inquadrata nella solita logica di “sparare nel mucchio”. In particolare sulle attività commerciali, l’anello debole nella percezione di chi amministra il capoluogo. Non servono ordinanze, occorrono invece i controlli. Perché chi amministra una città come Frosinone deve governare i processi, stando sul campo, sentendo le ragioni di tutti e trovando delle sintesi intelligenti. Vietare tutto è una non risposta. E infatti le centinaia di firme in calce alle petizioni in corso sono il segnale che l’esasperazione della gente è ormai oltre il limite. Riflettere sull’ordinanza è un dovere. Per chi avrebbe il dovere di conciliare il diritto al lavoro dei tanti esercenti del settore, le ragioni della stragrande maggioranza dei clienti ad un divertimento sano e rispettoso delle regole.
Il tutto tutelando confort e tranquillità degli incolpevoli residenti. Le città che funzionano assolvono a tutto questo. Senza ordinanze.

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