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Frosinone, big bang in consiglio

Massimo Pizzuti
La votazione sull’ufficio di presidenza cambia tutto. Il sindaco Riccardo Mastrangeli ha una nuova maggioranza, nella quale sono decisivi i 3 esponenti provenienti dalle minoranze. Le opposizioni di centrosinistra non esistono più, mentre il risultato di Pasquale Cirillo dimostra che c’è un asse tra i “dissidenti” che può essere esteso a gruppi di centrosinistra.
Novembre 30, 2024
Ferrara e Mastrangeli

L’esito della votazione sui quattro membri dell’ufficio di presidenza ha confermato quanto Politica7 aveva anticipato. Al Comune di Frosinone la coalizione di centrodestra uscita dalle urne nel giugno 2022 non esiste più. C’è una nuova maggioranza. Contemporaneamente non ci sono più tracce delle opposizioni, ulteriormente divise. Mentre tra “malpancisti” (5) e FutuRa (3), esiste un’area che può dire la sua facendo sponda con esponenti di centrosinistra. Si è aperta una fase che terminerà con le elezioni del 2027.
Ma intanto partiamo dai risultati: Marco Ferrara (Fratelli d’Italia) vicepresidente vicario con 17 voti, Norberto Venturi (Pd) vicepresidente supplente con 13. Quindi Francesca Chiappini (Lista per Frosinone) e Pasquale Cirillo (Forza Italia) segretari con 11 preferenze. Andrea Turriziani (Lista Marini) ha ottenuto 8 consensi ed è rimasto fuori dall’ufficio di presidenza.

La maggioranza

Il sindaco Riccardo Mastrangeli ha una maggioranza differente. Quella che lo aveva eletto è ormai consegnata alla storia. Adesso può contare su almeno 17 esponenti che potrebbero però aumentare. Ieri Marco Ferrara ha avuto 17 voti. Ma mancava (assente giustificata) Cinzia Fabrizi. Dunque, dalle opposizioni è arrivato un consenso. Forse dalla Lista Marzi: Carlo Gagliardi o Domenico Marzi (al peggio non c’è mai fine…) anche se entrambi, per ragioni diverse, smentiscono decisamente questa ricostruzione. Si sono dimostrati comunque determinanti i 3 consensi arrivati dai neoacquisti della maggioranza: Francesca Campagiorni (Fratelli d’Italia), Claudio Caparrelli (Polo Civico) e lo stesso Andrea Turriziani, eletto nella Lista Marini ma adesso anche coordinatore provinciale della Dc con Gianfranco Rotondi, che è un parlamentare di FdI. Infatti si sta lavorando ad un patto federativo tra il gruppo di Fratelli d’Italia e Turriziani. Se poi si guardano i numeri relativi ai segretari, allora occorre sommare gli 11 di Chiappini agli 8 di Turriziani. Si arriva a 19: significa che è possibile ampliare ulteriormente la nuova colazione in appoggio a Mastrangeli. Fratelli d’Italia, con 5 consiglieri, è la prima forza politica dell’alleanza e può arrivare a quota 6 nel caso del patto federativo. Per questo Fabio Tagliaferri era soddisfatto ieri sera.

Bene l’uovo oggi…

“Nulla quaestio” se ci si limita a guardare alla votazione di ieri. Il modesto spessore di molti protagonisti delle piccole vicende del consiglio comunale del capoluogo è riuscito a determinare qualcosa che poco ha a che fare con la “politica”. Mastrangeli, in ogni altro consesso, sarebbe stato già rimandato al vaglio delle urne ma gioca (molto bene) con la consapevolezza che molti degli attuali consiglieri non verrebbero mai rieletti. E allora, ogni volta, alla conta spariscono i distinguo, i mal di pancia e le appartenenze. Un dato è scontato: le prossime elezioni di Frosinone vedranno ai nastri di partenza una coalizione che dovrà fare i conti con tanti appetiti diversi, con il significativo ridimensionamento dell’area Ottaviani, con la necessità di far rientrare nei ranghi Forza Italia che sta già preparando allo scaltro Mastrangeli e ai suoi sodali un conticino che si preannuncia piuttosto salato e con la riluttanza di tutto quell’elettorato che non riesce a dare un “colore” definito a quella che, dopo il voto di ieri sera, appare un’accozzaglia piena di scappati di casa che improvvisamente condivide le piste ciclabili, il BRT, l’ascensore fermo, i lavori della Stazione impantanati da mesi, il disastroso senso unico di via Marittima e il disordine complessivo di una città che appare allo sbando.

Dissidenti e opposizione

C’è stata una evidente saldatura tra i 5 consiglieri eletti nel centrodestra e da mesi all’appoggio esterno e i 3 di FutuRa, che pure avevano sostenuto Mastrangeli nel 2022. Lo schieramento potenziale è questo: Pasquale Cirillo e Maurizio Scaccia (Forza Italia), Anselmo Pizzutelli e Maria Antonietta Mirabella (Lista Mastrangeli), Giovanni Bortone (Lega), Giovambattista Martino, Teresa Petricca e Francesco Pallone (FutuRa). Gli 11 voti di Cirillo sono un’ottima base di partenza, anche perché vuol dire che pure esponenti del centrosinistra lo hanno votato. Lo stesso discorso vale per le 13 preferenze di Norberto Venturi (Pd). Oltre a Cinzia Fabrizi, ieri sera mancavano Alessandra Mandarelli e Armando Papetti (Lista Marzi). C’è in aula uno scenario possibile, di collaborazione tra i “dissidenti” e settori del centrosinistra. Se verrà portato avanti, allora potrebbe nascere un “contraltare” alla maggioranza. Perché i confini politici sono completamente saltati. Il centrodestra ha perso Forza Italia, il partito fondatore. Complicatissimo pensare ad una ricucitura. Più in generale sono 8 i consiglieri che erano stati eletti nel centrodestra ad essersi allontanati definitivamente da Mastrangeli. Sull’altro versante, l’alleanza che si era schierata con Domenico Marzi non c’è più. Sparita. I due del Polo Civico adesso sono in maggioranza, come Andrea Turriziani (Lista Marini). La Lista Marzi si è sganciata dal Pd completamente. Il Partito Democratico, dal canto suo, sta cercando di capire quali potrebbero essere i futuri orizzonti. Il Partito Socialista Italiano rimane nel suo splendido isolamento.
Si riparte con 17 consiglieri di maggioranza e altri 16 che sono su posizioni differenti. Gli scenari possibili sono due: o altri esponenti aderiscono alla coalizione del sindaco Riccardo Mastrangeli oppure si cerca di mettere insieme una strategia per arrivare in futuro alla mozione di sfiducia o alle dimissioni di massa. Provando quindi a “sganciare” dei pezzi dalla maggioranza. Una cosa è sicura: il clima è incandescente.
Ps: e se il voto numero “diciassette” per Ferrara di ieri fosse arrivato da uno degli undici presunti “fedayn” tra malpancisti, Lista FutuRa e Pd?

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