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Forza Lega in Ciociaria. Pd-Cinque Stelle: ultima chiamata nel Lazio

Licandro Licantropo
Tempo di decisioni per il Pd: chi sarà il candidato e chi concorrerà nelle liste. Se ci sarà un metodo e perfino una rivoluzione. Gli uscenti tutti in campo oppure largo ai giovani? Deroghe al buio a chi ha già due legislature oppure caso per caso?
Ottobre 11, 2022
Giuseppe Conte

A guidare la Lega in provincia di Frosinone c’è un’intera classe dirigente che ha fatto la storia politica recente di Forza Italia. Una circostanza sempre più evidente nel corso dell’ultima riunione della direzione del Carroccio. Il coordinatore è Nicola Ottaviani, per due volte sindaco di Frosinone e per anni esponente degli “azzurri”. Il consigliere regionale in carica, pronto a cercare il bis è Pasquale Ciacciarelli, anche lui un tempo tra gli uomini di punta di FI. Un tempo neppure tanto lontano, visto che nel 2018 è stato eletto con i forzisti. Per anni leader degli “azzurri” è stato Mario Abbruzzese, adesso a metà tra Cambiamo di Giovanni Toti e la Lega. Non è soltanto il mentore di Ciacciarelli, è quello che fa le strategie. Al vertice della direzione provinciale ha partecipato Alfredo Pallone, vero e proprio “monumento” di Forza Italia: consigliere regionale, europarlamentare e molte altre cose. C’era il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli, nel 1994 tra i primi eletti del partito di Silvio Berlusconi. Pochi giorni prima del 25 settembre il salto definitivo, con l’invito a votare per la Lega, adducendo motivazioni riguardanti le politiche sull’immigrazione. Gianluca Quadrini attualmente è il presidente del gruppo della Lega alla Provincia: in Forza Italia c’è stato diverse volte, a varie riprese. Fino ad arrivare alla carica di vicecoordinatore regionale. Poi lo scontro con il senatore e leader del Lazio Claudio Fazzone. Dagli “azzurri” proviene Danilo Magliocchetti, adesso assessore comunale a Frosinone in quota Lega. Insomma un’intera classe dirigente si è spostata dal partito di Silvio Berlusconi a quello di Matteo Salvini in Ciociaria. Eppure, nonostante tutti questi passaggi in una sola direzione, alle politiche i due partiti in Ciociaria sono arrivati quasi alla pari: 10,65% per la Lega, 10,18% per Forza Italia. Segno che i cambiamenti a livello di classe dirigente influiscono poco quando in ballo c’è il voto di opinione. Fratelli d’Italia è al 33,09%. Adesso ci saranno le regionali, un test altrettanto importante anche se molto diverso. Perché in ogni lista ci saranno 6 candidati e bisognerà scrivere cognome e nome del prescelto sulla scheda. Comunque alle politiche il verdetto dei cittadini che si sono recati alle urne è stato chiaro. L’organigramma di gestione della Lega è completamente cambiato rispetto a due anni fa: Francesco Zicchieri è uscito dal partito, Francesca Gerardi a livello provinciale non è nella cabina di regia. Come neppure Gianfranco Rufa. La linea è cambiata: grande attenzione al centro e ai moderati, mentre alle comunali si guarda moltissimo alle liste civiche (vedi Frosinone). Il risultato della Lega in Ciociaria è più alto della media nazionale, ma la stessa cosa può dirsi di Fratelli d’Italia, che però è al 33,09%. Il centrodestra è profondamente mutato.

LA REGIONE, IL PD E I 5 STELLE

Continua ad esserci un certo ottimismo nelle file del Partito Democratico circa una possibile intesa alle regionali con il Movimento 5 Stelle. In realtà però non si capisce su quali elementi si basi una simile convinzione. La dichiarazione principale di Giuseppe Conte è stata quella riferita alla circostanza che il Pd è adesso impegnato nella stagione congressuale e dopo si vedrà. Troppo poco. Nel Lazio l’intesa l’ha fatta Nicola Zingaretti, nominando assessori Roberta Lombardi e Valentina Corrado. Ma il recupero elettorale dei pentastellati (anche se non va mai dimenticato che rispetto al 2018 sono stati lasciati sul campo 6 milioni di voti) è avvenuto quando Giuseppe Conte ha deciso di fare campagna elettorale “contro” il Pd. Inoltre la posizione di Carlo Calenda (Azione) non è cambiata: “Il Pd scelga, o noi e o i 5 Stelle”. Nel Lazio il Partito Democratico è consapevole di giocarsi tutto e che una sconfitta segnerebbe la fine di un’intera classe dirigente e perfino di un sistema di potere. La logica delle alleanze a tutti i costi ha già dimostrato di non funzionare. Il Pd dovrà decidere prima chi sarà il candidato e chi concorrerà nelle liste. Se ci sarà un metodo e perfino una rivoluzione. Gli uscenti tutti in campo oppure largo ai giovani? Deroghe al buio a chi ha già due legislature oppure caso per caso? Oppure no? L’eventualità di un’intesa con il Movimento 5 Stelle può arrivare soltanto al termine di un percorso di chiarezza all’interno. Fra l’altro c’è un precedente freschissimo, in Sicilia. Dopo aver effettuato insieme le primarie, Giuseppe Conte ha ribaltato il tavolo decidendo di andare da solo. Potrebbe fare lo stesso nel Lazio. Dipenderà molto anche dal candidato alla presidenza del Partito Democratico.

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