informazione pubblicitaria

CONDIVIDI

Fare Verde contro Acea: “Che fine ha fatto il depuratore di Fontana Liri?”

Cesidio Vano
Il sodalizio ricorda le sanzioni che l’Europa sta applicando all’Italia per il mancato rispetto della direttiva sulla depurazione delle acque reflue
Aprile 17, 2023
Fonte: Ansa

L’associazione ambientalista “Fare Verde Frosinone” va all’attacco di Acea Ato5 e della mancata realizzazione dell’impianto di depurazione di Fontana Liri. Il sodalizio ricorda le sanzioni che l’Europa sta applicando all’Italia per il mancato rispetto della direttiva sulla depurazione delle acque reflue anche per il caso del comune della Valle del Liri e chiede risposte concrete, ricordando che in passato non sono mancati annunci dell’imminente realizzazione delle opere necessarie.

Depurazione, ritardi in tutta Italia
In una nota stampa, non senza ironia, da Fare Verde scrivono: “”Cara” ACEA, il depuratore delle acque reflue urbane di Fontana Liri quando lo costruisci?” e ricordano la grave situazione in cui versa l’Italia per i ritardi sulla depurazione: “L’infrastruttura idrica e fognaria italiana fa decisamente acqua. Più di una persona su 60 risiede in un comune privo di fognature e, laddove i servizi di erogazione idrica ci sono, perdono più della metà dell’acqua prima di arrivare nelle case. Nel nostro Paese ci sono 15 comuni senza servizio idrico (per un totale di 64.693 residenti), 40 senza fognatura per 386.835 residenti coinvolti, (lo 0,7% della popolazione) e 296 comuni senza servizio di depurazione delle acque reflue urbane per un totale di 1.3 milioni di persone coinvolte, (il 2,2% dei residenti). Fontana Liri è proprio uno di questi comuni!!!”.

Italia sanzionata dall’Ue anche per il caso di Fontana Liri

Fare Verde snocciola i dati pubblicati da Istat e relativi al censimento delle acque per uso civile del 2020. Con la procedura d’infrazione 2014/2059 l’Ue ha attenzionato, tra gli altri , anche i territori di Fontana Liri ed Arce e c’è già stata una condanna.

“Con la sentenza del 6 ottobre 2021- ricordano da Fare Verde – l’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto della direttiva sul corretto trattamento delle acque reflue urbane, e tra le opere incompiute, che hanno convinto i giudici Ue a censurare il comportamento dello Stato italiano, ci sono anche le reti fognarie non realizzate o non funzionanti e gli impianti di depurazione mancanti nei centri di Arce e Fontana Liri. Il depuratore fantasma realizzato ormai circa venti anni fa, non è mai stato messo in funzione, le acque reflue che esso dovrebbe ricevere e quindi trattare confluiscono tal quali nel fiume Liri creando così una vera e propria discarica a cielo aperto”.

Ma i problemi non mancano anche in altri centri della Ciociaria

Ma la situazione è grave non solo ad Arce e Fontana Liri. Ci sono infatti anche i centri di Rocca d’Arce e Santopadre che “hanno reti fognarie e una depurazione, se non inesistenti, in pratica completamente inefficaci – denunciano gli ambientalisti -. Nel gennaio 2021, il gestore del servizio idrico integrato, Acea Ato 5, aveva annunciato che entro l’estate sarebbero dovuti partire i lavori di realizzazione del depuratore “intercomunale” che avrebbe dovuto servire gli insediamenti urbani dei quattro comuni detti. Ma ad oggi, aprile 2023 l’opera dov’è?!”.

C’è poi il caso di Isola del Liri: l’abitato è privo di depuratore e riversa i liquami direttamente nel fiume Liri, dopo anni di attesa e polemiche, nelle scorse settimane, è arrivata la Valutazione dell’impatto ambientale per l’impianto progettato da Acea Ato 5. Ora si è in attesa dell’approvazione definitiva del progetto per far partire i lavori ma i tempi necessari non sono chiari a nessuno.

Maxi multa dall’Europa, ma servono risposte concrete

La sentenza della Corte Ue non prevede al momento ulteriori sanzioni per l’Italia, che già nel 2018, per le stesse mancanze nella depurazione è stata condannata ad una multa di 25 milioni di euro e al pagamento, in attesa dei necessari adeguamenti infrastrutturali, di una penale pari a 30 milioni di euro ogni sei mesi: 167 mila euro al giorno, che continuiamo allegramente a pagare.

Fare Verde conclude il suo comunicato chiedendo “risposte a quelle che sono delle opere ormai da anni osannate e mai compiute, opere oggigiorno necessarie per la tutela ed il benessere della collettività e ancor più per la difesa e la salvaguardia dell’ambiente”.