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Europei Volley: argento che vale per i ragazzi terribili di Fefé De Giorgi. Ma la Polonia ha una marcia in più

Roberto Mercaldo
Settembre 18, 2023

Ormai nel volley il servizio è un colpo d’attacco. L’originaria concezione di una semplice “messa in gioco” della sfera è andata da tempo in naftalina. Dai nove metri si attacca e talvolta sono attacchi più efficaci di quelli di banda o di una pipe. Il concetto lo ha esplicitato in modo perentorio la Polonia nella finale dei campionati europei di volley, ammutolendo il Palaeur, pronto a celebrare l’ennesimo successo dei ragazzi terribili di Fefè De Giorgi.

Scendiamo così dal tetto d’Europa, ma lo facciamo con la massima dignità, fregiandosi di un argento che brilla quanto il valore della nostra avversaria. La Polonia di Gbric ci ha inflitto un 3/0 pesante, sfruttando la giornata super di Wilfredo Leon, giocatore cubano naturalizzato, e una capacità generale di forzare il servizio con esiti devastanti per la ricezione azzurra, stavolta troppo spesso in difficoltà.

Fin dalle prime battute si è evidenziata la differenza nel fondamentale d’avvio gioco, con Balaso, Michieletto e Lavia che hanno faticato a leggere le “bombe” di Leon, Sliwka e compagni.
La squadra polacca si è così costruita un tesoretto di punti che non ha dilapidato, ma ha conservato piuttosto agevolmente.

Nel secondo e ancor più nel terzo parziale l’Italia è sembrata in grado di reagire, arrivando addirittura sull’11/6, ma il cambio palla sistematico è stato il grande assente della serata romana, reso addirittura impossibile dalle bordate di Kakzmarek e soci.

UNA GIORNATA STORTA DEI NOSTRI

Al di là della straordinaria vena dei polacchi in battuta, per i nostri non è stata una giornata di normale efficienza. Persino Giannelli è andato in palese confusione, perché la frenesia di rimettere le cose a posto ha condizionato in negativo la corretta distribuzione. Pochi attacchi in primo tempo e palle in banda spesso imprecise o comunque troppo leggibili. Serata da dimenticare in fretta anche per l’opposto Romanó e per il centrale Galassi, che ha praticamente sbagliato tutti i servizi regalando sistematicamente il punto su polacchi.

Appena meglio Lavia, non ispirati neanche Balaso e l’acciaccato Russo, che ha ripreso il suo posto nell’atto conclusivo, relegando in panchina il baby Mosca. Nessun dramma, comunque, e testa al preolimpico, perché è Parigi il prossimo traguardo da inseguire con tenacia. La squadra azzurra ha fatto incetta di ori mondiali e continentali, ma non ha mai conquistato quello a cinque cerchi, nemmeno con la squadra di Tofoli, Giani, Bernardi, Cantagalli, Gardini e Lucchetta.

Ora la new generation si candida a lavare l’onta, e i presupposti sono quelli giusti, serata romana a parte.
Polonia, Francia, Slovenia, Stati Uniti e Brasile le avversarie più agguerrite, ma dall’europeo casalingo è arrivato un messaggio confortante. L’Italia c’è e ci proverà.

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