Giornata intensa e piena di emozioni, la nona delle Olimpiadi di Parigi. A renderla straordinaria anche in chiave azzurra ci hanno pensato due piccole guerriere in gonna e racchetta. Per Jasmine Paolini il 2024 è stato l’anno della rivoluzione: da tennista di buon livello si è trasformata in una top ten, addirittura top five WTA, ha vinto un mille e poi è stata finalista a Parigi e a Wimbledon. Se qualcuno gliel’avesse detto, probabilmente non ci avrebbe creduto. Ai Giochi in singolare è incappata in una giornata un po’ storta e nella Schmiedlova che non ti aspetti. E così le è rimasta solo la strada del doppio, con Errani, che è la saggezza, l’esperienza, la tenacia e tante altre cose ancora. Sara e Jasmine, testa bassa e pedalare, ma senza mai dimenticare che lo sport è anche sorrisi e divertimento. L’hanno interpretato così questo torneo olimpico e sono arrivate all’ultimo atto, contro le russe senza bandiera, Schnaider e Andreeva. Un primo set complesso, con le russe più brave ad approcciare il grande evento, ma poi un crescendo rossiniano, con Jasmine a bombardare da fondo e Sara a disegnare volée, a difesa della rete per coronare il suo sogno olimpico quando nessuno ci credeva più. E la medaglia d’oro è arrivata dopo un tiebreak vietato ai deboli di cuore.
ALTRI DUE ARGENTI IN CASA ITALIA
L‘’argento di Greg luccica più di una pepita d’oro. È la medaglia del coraggio, della classe, di una volontà senza confini. Per impedirgli di salire sul più alto gradino del podio, Finke, l’americano da sempre suo antagonista, ha dovuto aggiornare la lista dei record mondiali, cancellando il chiacchierato cinese Sun Yang e toccando la piastra dopo 14’30” 67. E Gregorio, che ai mille metri era arrivato fino alle caviglie del rivale, negli ultimi 50 ha dovuto arrendersi, con la consolazione di un posto d’onore ragguardevole, davanti all’irlandese strafavorito Wiffen.
Dolceamaro, invece, l’argento del fioretto maschile a squadre. Il vice campione olimpico Macchi, il numero 1 del ranking mondiale Marini e l’eccellente Bianchi avrebbero potuto conquistare il gradino più alto del podio, ma nella finale contro il Giappone niente è andato per il verso giusto. A dispetto di prestazioni in chiaroscuro dei nostri, dopo 7 delle nove rotazioni gli azzurri accusavano un solo punto di ritardo (34-35).
L’ingresso di Foconi per Macchi si è però rivelato catastrofico e pregiudizievole di ogni residua possibilità: incassando un parziale di 0-5, Foconi ha infatti mandato in pedana Marini su un meno sei scomodissimo, e Tommaso non ha manco provato a invertire il trend, forse immalinconito da quel distacco pesante a un solo assalto dal termine. La scherma ha chiuso così con 1 oro, 3 argenti e 1 bronzo. Non male, ma oggettivamente al di sotto delle attese.
JACOBS ABDICA CON DIGNITÀ
L’atletica presentava ieri un programma in cui spiccava la gara regina. Se dovesse esserci una graduatoria tra le medaglie, quella sui cento piani avrebbe inevitabilmente un posto di prestigio, probabilmente il primo.
Marcell Jacobs, campione uscente, non aveva fugato i dubbi sulla propria competitività nel turno eliminatorio. Così, la prima bella risposta è arrivata intorno alle 20, quando il nostro campione ha timbrato un 9”92 che lo ha promosso in finale, ancora tra gli otto uomini più veloci del mondo.
E nell’atto conclusivo, nel contesto della gara dei 100 più veloce di sempre come livello medio, con l’ultimo a 9”91, Jacobs ha chiuso quinto, a 6 centesimi dalla medaglia d’oro di Lyles, capace di battere di un soffio il favorito giamaicano Thompson. A completare il podio Kerley, che era stato secondo a Tokyo.
L’atletica ci aveva dato ieri in mattinata le qualificazioni alla finale della martellista Fantini e del talentino del lungo Furlani.
Nel pomeriggio bravissimo Arese, capace di conquistarsi l’ultimo posto utile per la finale dei 1500.
Brillano le azzurre del volley: 3-0 alla temibilissima Turchia. Oggi in campo i maschi contro il Giappone, per la gara dei quarti di finale.