“Io sono tutto tranne che fascista”, scandisce subito il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in una intervista alla Stampa. Ma non ha voglia di tornare sull’argomento, sui motivi che lo hanno portato alle dimissioni, poco più di un anno fa, quando era sottosegretario all’Economia del governo Draghi. La storia del parco di Latina, sua città natale e suo bacino elettorale, che lui avrebbe voluto intitolare ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce, cancellando la targa in memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. “Ma la mia intenzione non era affatto quella, l’ho chiarito più volte, la vicenda è stata strumentalizzata e poi non ho niente contro Falcone e Borsellino, figuriamoci”. Ma quell’episodio è difficile da archiviare e così, non appena è stato ufficializzato il suo ritorno al governo, ecco che l’associazione partigiani ha rinfocolato la polemica: “Non ho niente da rispondere all’Anpi, ora penso a fare il mio lavoro”. Ha ripreso l’incarico che ricopriva già all’epoca del governo gialloverde, a conferma della stima immutata da parte di Matteo Salvini. Ma non vuole sentire parlare di un risarcimento: “Sono sempre stato e resto a disposizione del segretario della Lega -assicura- un anno fa c’era un altro governo e vivevamo un altro momento politico, guardiamo avanti”.
Nel suo caso, significa pensare a trovare una soluzione sulle pensioni, perché “dobbiamo evitare che a gennaio torni la legge Fornero, entro fine anno va finanziato l’avvio di quota 41, come previsto nel nostro programma”. L’importante è “smettere di parlare di Mussolini”, perché il governo Meloni “va giudicato sui provvedimenti concreti e sul rispetto degli impegni presi”, ha concluso Durigon.
CARRIERA FULMINANTE
Il leader del Carroccio laziale è la terza volta che viene nominato sottosegretario negli ultimi 4 anni. Prima con il governo Conte I il 13 giugno 2018 era stato nominato sottosegretario di Stato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, fino alla fine del governo Conte I il 5 settembre 2019. Il 1 marzo 2021 era stato nominato Sottosegretario di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze nel governo Draghi, fino alle dimissioni intervenute il 26 agosto 2021.
Durigon se n’era andato gridando di essere stato frainteso poco più di un anno fa, perché durante un comizio a Latina aveva chiesto che il parco comunale tornasse a prendere il nome di Arnaldo Mussolini, e non più quelli di Falcone e Borsellino.
Per lasciare il prestigioso posto al Mef ci aveva impiegato quasi tutto agosto, Salvini lo aveva difeso fino all’inverosimile, decisiva era stata la spinta di Giorgetti con la sponda dell’allora premier Draghi. Oltre che delle mozioni di sfiducia che M5S e Pd avevano in cantiere. Fu anche uno dei capitoli della guerra dentro la Lega tra draghiani (Giorgetti) e salviniani, con il leader che finì per perdere la partita. Questa volta Durigon tornerà al suo ‘primo amore’: il Lavoro. E forse sarà la volta buona per operare una riforma strutturale del sistema pensionistico.