D’Amato si specializza nel tagliare i nastri. Si intensificano le sortite dell’assessore in provincia di Latina. In vista delle primarie del 13 novembre il titolare della sanità regionale ha iniziato un vero e proprio tour de force nelle strutture sanitarie del Lazio, con particolare attenzione alla provincia pontina. L’ultimo intervento giovedì al Goretti in occasione dell’inaugurazione del nuovo centro di prenotazione unica (Cup) per le prestazioni specialistiche ed i nuovi spazi per gli ambulatori. A riceverlo oltre la manager Silvia Cavalli anche il sindaco Coletta. A sorpresa, ma neanche troppo, i consiglieri regionali dem, Enrico Forte e Salvatore La Penna, oltre al capogruppo del Pd di Latina, il medico Enzo De Amicis e persino il capogruppo di Forza Italia Pino Simeone. Un parterre de roi ha dunque accolto il possibile candidato governatore del centrosinistra, che ha avviato una campagna per le primarie tutta (o quasi) incentrata sui (presunti) successi in campo sanitario.
DAGLI ANNUNCI ALLA REALTA’
Zingaretti e D’Amato, da un paio di anni a questa parte si sono riempiti la bocca dei grandi successi della campagna vaccinale. Non c’è stata occasione pubblica nella quale non hanno sottolineato l’efficienza della macchina operativa regionale. Una vera e propria autocelebrazione con accenti trionfali. D’Amato in particolare si sforza molto ad apparire come il bravo assessore anti pandemia pronto a subentrare a Zingaretti
La realtà però è diversa dalla narrazione. Zingaretti e D’Amato devono far fronte alla piaga irrisolta delle liste d’attesa. La propaganda regionale parla di una sanità risanata con i conti in ordine. Ma l’esperienza sul campo mostra una debacle per tac, risonanze, interventi ambulatoriali, colonscopie, ecodoppler. Con attese fino ad un anno dalla prenotazione.
Vi sono esami come la risonanza muscoloscheletrica che hanno quasi sempre tempi di attesa non accettabili e altre, come la polipectomia endoscopica dell’intestino che invece nel 100% dei casi vengono effettuate in tempi corretti.
Il Meridiano Sanità Index dello Studio Ambrosetti valuta ogni anno i risultati dei sistemi sanitari in base ad una serie di indicatori tra i quali la durata delle liste d’attesa. E il Lazio si piazza nella coda della classifica.
Secondo il consigliere regionale Giuseppe Simeone “per effettuare una tac, una pet, una moc, visite oncologiche, pap test, mammografie e visite dermatologiche occorrono tempi biblici. Per non parlare degli interventi chirurgici programmati come una cataratta che richiede almeno un anno“.
Per non parlare del fatto che ci si dovrebbe rendere conto del disagio che i ritardi dei tempi di attesa creano soprattutto a persone anziane, spesso anche non autosufficienti e alle loro famiglie costrette a viaggi della speranza solo per avere ciò di cui hanno diritto.
PERSONALE INSUFFICIENTE E SANITA’ TERRITORIALE ASSENTE
Parallelamente va affrontato il tema del personale, da potenziare ulteriormente se non si vuole rischiare il collasso nelle strutture. E’ del tutto evidente che il sistema sanitario nazionale sempre più in sofferenza per le risorse umane ed economiche insufficienti necessita di interventi immediati. Quello delle risorse umane nel campo sanitario è un tema cruciale anche per la regione Lazio. Auspicabile sul piano pratico l’incremento dei concorsi pubblici nelle aziende sanitarie per l’assunzione a tempo indeterminato delle figure necessarie all’assistenza e la cura delle persone. A partire dall’inserimento di più specialisti in campo sanitario. Bisogna aumentare i contratti di specializzazione tenendo conto del reale fabbisogno nei prossimi anni.
Inoltre, soprattutto in provincia di Latina manca una rete sanitaria territoriale all’altezza. Latina si colloca al 62esimo posto su 107 province. Vi sono indicazioni positive per la cura degli infarti (sesto posto nazionale) e per la speranza della vita (ventinovesima posizione). Purtroppo si segnalano dati non confortanti per il consumo di farmaci per asma, dove la provincia è ottantatreesima e per diabete (86° posto). I numeri peggiori riguardano l’ambito dell’organizzazione sanitaria. Ed è qui che devono concentrarsi le nostre riflessioni. Nella graduatoria sulla recettività ospedaliera infatti la provincia di Latina è all’85° posto e quanto all’emigrazione ospedaliera si colloca nella parte medio bassa della classifica (58° posto). Bassa anche la disponibilità dei posti letto (85° posto), scarseggiano i medici di base in rapporto alla popolazione (70esima posizione), senza dimenticare la mancanza dei pediatri e dei geriatri. I servizi territoriali oggi in provincia di Latina funzionano poco e male. I distretti appaiono svuotati mancando di medici ed infermieri. Quanto alle Case della salute non è ancora chiaro il ruolo di queste strutture nell’offerta sanitaria e non si sa ancora quali risultati abbia prodotto. In sintesi, non si intravede la capacità, in chi governa la Regione Lazio, di creare una rete territoriale di assistenza basata su una sinergia tra Case della salute, ambulatori di medicina generale e ospedali. Una classe dirigente capace dovrebbe inoltre programmare, individuare le priorità e attuarle, come hanno fatto altre Regioni.
I cittadini purtroppo non credono più alle ‘rivoluzioni’, alla politica degli annunci e ai cambiamenti epocali sbandierati. Chiedono fatti e non parole. C’è chi dice che sperare non costa nulla. Ma il conto si paga sempre dopo aver consumato le illusioni. E sulla sanità la gestione Zingaretti-D’Amato di illusioni ne ha creato anche troppe.