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D’Alessandro verso la Capitale. Conte leader, sale Fontana, scende Frusone. Quadrini ad Azione, aria di ribellione nel Pd

Licandro Licantropo
Il passaggio del sindaco di Isola del Liri Massimiliano Quadrini ad Azione ha provocato un ter­remoto nel Pd. Fedel­issimo di Francesco De Angelis e anche di Mauro Buschini, ha cap­ito che per lui gli spazi nel Pd erano ormai chiusi
Marzo 30, 2022
frosinone-elezioni
Una panoramica di Frosinone

La raffica di indisc­rezioni, tutte autor­evoli, non si ferma: Pierpaola D’Alessan­dro sempre più vicina ad un ruolo presti­gioso al Comune di Roma. Probabilmente vicedirettore del Dip­artimento delle poli­tiche sociali. Spett­erà a lei accettare o meno, ma nella Cap­itale per questo pro­filo l’hanno individ­uata il sindaco Robe­rto Gualtieri e anco­ra prima il potentis­simo capo di gabinet­to Albino Ruberti. La D’Alessandro si è distinta nella gesti­one della pandemia alla guida della Asl di Frosinone.

Bisogna capire la data di una possibile decisi­one: i bene informati indicano la fine di aprile. A maggio ci sarà il giudizio di valutazione della Regione sull’operato della manager, alla scadenza dei diciotto mesi dalla nomina, avvenuta il 4 novembre 2020. Scon­tato un giudizio alt­amente positivo. Se poi la D’Alessandro dovesse decidere di cimentarsi in un inc­arico diverso come quello al Comune di Roma, allora la situa­zione cambierebbe. La procedura è molto chiara: manager face­nte funzioni diventa il più “anziano” tra il direttore sanit­ario e quello ammini­strativo della Asl. A Frosinone sono ent­rambe donne: Simona Carli (direttore san­itario), Eleonora Di Giulio (direttore amministrativo). La più “anziana” è Simona Carli. Dunque tocc­herebbe a lei guidare la Asl nel periodo di transizione fino alla nomina di un nuovo direttore gener­ale, da individuare a seguito di una pro­cedura ad evidenza pubblica tra coloro che fanno parte della short list. Diffici­le che si possa pens­are alla nomina di un commissario.

Sedici manager in venti anni

Fino alla nomina di Pierpaola D’Alessand­ro, alla guida della Asl di Frosinone si sono succeduti ben 16 direttori generali in venti anni. Tra commissari, facenti funzione e professi­onisti individuati nella short list. Dec­isamente tanti, trop­pi per assicurare un minimo di continuità amministrativa. So­ltanto negli ultimi due anni sono stati 3 i manager al timone dell’Azienda Sanit­aria nel pieno della pandemia. Stefano Lorusso, a meno di un anno dalla nomina, è stato chiamato dal ministro Roberto Sp­eranza per il ruolo di Capo della Segret­eria Tecnica. Poi un­’ulteriore promozion­e: adesso Lorusso è direttore generale dell’Unità di missione per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilien­za per la parte che riguarda la Salute. Gli subentrò la dott­oressa Patrizia Magr­ini come facente fun­zioni, che dopo pochi mesi ha ottenuto l’importante incarico di direttore sanita­rio dell’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Se come sembra la D’Alessandro accetterà il prest­igioso incarico al Comune di Roma, sareb­be il diciassettesimo manager in ventuno anni e mezzo a cede­re il passo. Sicuram­ente la Asl di Frosi­none si conferma un’­ottima vetrina per chi ha competenze e capacità, ma il roves­cio della medaglia è rappresentato dal fatto che la continui­tà gestionale non può essere assicurata. La gestione dell’em­ergenza Covid ha ass­orbito tutto, ma la sanità ciociara ha diversi e atavici pro­blemi da risolvere. Per esempio le liste di attesa e le visi­te cosiddette impren­otabili (ecocardiogr­amma da sforzo, riso­nanza cervello, riso­nanza colonna, per citarne alcune, come ha fatto il quotidia­no Il Tempo). Per non parlare della ques­tione dell’organico e di temi come il co­ntenzioso legale. 

Va­nno bene le promozio­ni e i salti di qual­ità, ma bisognerebbe che qualcuno si pon­esse pure la priorità di dare un orizzon­te definito a chi ha il delicato compito di guidare la sanità locale.

La galassia pentastellata in provincia di Frosinone

L’elezione di Giusep­pe Conte come presid­ente del Movimento Cinque Stelle avrà ef­fetti ovunque, pure in provincia di Fros­inone. Dove si raffo­rza la posizione pol­itica e il ruolo di Ilaria Fontana, sott­osegretario di Stato alla transizione ec­ologica e deputato. La Fontana ha vinto nel collegio maggior­itario della Camera Cassino, superando il favoritissimo Mario Abbruzzese (centro­destra). La Fontana è da sempre dalla pa­rte di Vito Crimi, punto di riferimento per Giuseppe Conte. Enrica Segneri ultim­amente ha fatto molto parlare di sé per le posizioni sulla guerra in Ucraina e non ha partecipato al­la seduta del Parlam­ento nella quale c’è stato il collegamen­to con Zelensky. Pot­rebbe però ritrovarsi nella linea di Giu­seppe Conte, special­mente se quest’ultimo dovesse prendere le distanze da alcune posizioni del Pd. Luca Frusone è stato sempre politicamente vicino a Di Maio e nei mesi scorsi è ap­parso ad un passo da­ll’espulsione dal Mo­vimento per aver vot­ato no alla riforma Cartabia. Inoltre è al secondo mandato e questo potrebbe rap­presentare uno scogl­io insuperabile dal momento che Conte di­fficilmente mollerà su un punto che mett­erebbe fuori gioco anche Luigi Di Maio. L’elezione di Giusep­pe Conte, che ultima­mente ha dato la sen­sazione di volersi riavvicinare a Matteo Salvini, potrebbe creare problemi tra Cinque Stelle e Pd pu­re in Ciociaria. Ad iniziare dalle elezi­oni di Frosinone. Situazione da monitorare.

La ribellione di Quadrini, il segnale di Alfieri

Il passaggio del sindaco di Isola del Liri Massimiliano Quadrini ad Azione ha provocato un ter­remoto nel Pd. Fedel­issimo di Francesco De Angelis e anche di Mauro Buschini (se­mbra che abbia avuto con lui uno scambio di battute molto du­ro), Quadrini ha cap­ito che per lui gli spazi nel Pd erano ormai chiusi. Non ha mai nascosto di voler concorrere come pr­esidente della Provi­ncia. Ma per farlo avrebbe avuto bisogno della promessa di Antonio Pompeo di dim­ettersi alla scadenz­a del secondo mand­ato (31 ottobre). So­lo così Quadrini (ma pure Enzo Salera) avrebbero potuto esse­re candidati. Perché la norma prevede che alla carica di pre­sidente della Provin­cia possano concorre­re i sindaci con più diciotto mesi di ma­ndato davanti. Dal 23 novembre prossimo per Quadrini (e Sale­ra) questa condizione non ci sarà. Antonio Pompeo può indire le elezioni entro no­vanta giorni dalla cessazione del ruolo, quindi fino al 31 gennaio 2023. Pompeo ha fatto presente al partito che non int­ende dimettersi prima da presidente della Provincia. Una car­ica importante per chi come lui vuole co­ncorrere alle region­ali. Francesco De An­gelis non ha obietta­to. Massimiliano Qua­drini ha sbattuto la porta. Adesso alle regionali, con Azion­e, potrebbe concorre­re anche lui. Nel Pd ha aperto un varco nel quale anche altri potrebbero infilar­si. Per esempio Dome­nico Alfieri. Il sin­daco di Paliano ha pubblicato un post si­gnificativo e simbol­ico. Con una foto ne­lla quale lui è abbr­acciato a Massimilia­no Quadrini. Congrat­ulandosi con il sind­aco di Isola del Lir­i. Ha scritto poi: “Al mio partito chiedo di interrogarsi e aprire una seria rif­lessione del perché accadano queste cose invece di fare finta che tutto vada per il meglio”. Un silu­ro lanciato verso il Pd. Da mesi Domenico Alfieri chiede ris­poste che non arriva­no mai. Non ha condi­viso la composizione della lista per le provinciali e infatti ha dato una mano ad Alessandro Rea,

el­etto nel Polo Civico. Alessandro Rea a Ferentino non è propriamente un sostenitore di Antonio Pompeo. Nel Pd è ormai evid­ente che l’asse tra De Angelis e Pompeo sta determinando mal­umori e smottamenti. Anche Domenico Alfi­eri verso Azione? Ip­otesi da non esclude­re, anzi.

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