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Dai tavoli solo fumate nere. Nessun accordo nel Pd e nel centrodestra

Licandro Licantropo
Il rebus della candidatura alla presidenza della Provincia. Ieri sera il tavolo, convocato negli uffici della Federazione provinciale di Fratelli d’Italia si è fermato sull’indisponibilità di FdI e Forza Italia a dare il via libera a Mastrangeli e con la chiusura della Lega su Giuseppe Sacco.
Novembre 23, 2022
Enzo Salera, sindaco di Cassino (foto S.Desiato)

Ormai si brancola nel buio. I cinque saggi (?) del Pd non riescono a decidere nulla e nonostante alcuni tentativi di convergere su Luca Di Stefano il risultato è quello di studiare fino all’ultimo le mosse degli altri competitor. Per “non rimanerci sotto” come si dice in gergo. Ma è piuttosto chiaro che l’indecisione del Pd è legata esclusivamente alle regionali che incombono. E alla necessità di non sbagliare la scelta finale. Sull’altro fronte nonostante un buon numero di sindaci che hanno firmato la sua candidatura Riccardo Mastrangeli subisce il primo “stop” ufficiale dalla coalizione. Ieri sera il tavolo, convocato negli uffici della Federazione provinciale di Fratelli d’Italia si è fermato sull’indisponibilità di FdI e Forza Italia a dare il via libera al sindaco di Frosinone e con la conseguente chiusura della Lega su Giuseppe Sacco. Alla riunione erano presenti il segretario del Carroccio, Ottaviani insieme a Roberto Addesse e Alessio Rinaldi. Per Fratelli d’Italia il deputato Paolo Pulciani e i sindaci Caligiore e Fiordalisio. Per Forza Italia i commisssari Piacentini, Natalia e Chiusaroli. In particolare Fratelli d’Italia in piena sintonia con Forza Italia ha contestato alla Lega il metodo seguito da Riccardo Mastrangeli. Un’autocandidatura senza il preventivo consenso degli alleati e del tutto squilibrata “polticamente” con gli attuali rapporti di forza tra i partiti del centodestra. In più, come ha voluto ricordare nei giorni scorsi Claudio Fazzone, il veto rivolto non alla persona (dunque a Mastrangeli) ma ai sindaci dei capoluoghi di provincia ad accumulare funzioni a scapito dei sindaci dei piccoli comuni sempre ingiustamente tagliati fuori dalla corsa ad occupare più importanti e strategici centri decisori.

Tornando alla riunione di ieri sera non sono bastate le rassicurazioni di Ottaviani sul numero delle firme raccolte e sulla “riconoscibilità” del candidato per sbloccare la situazione che sarà oggetto di un definitivo (forse) approfondimento oggi alle 12 durante il tavolo regionale convocato a Roma al quale parteciperanno i segretari regionali Trancassini, Fazzone e Durigon.

L’INDECISIONE FRUTTO DELLA PAURA DI PERDERE TERRENO ALLE REGIONALI

Ad oggi la situazione in generale delle candidature alla presidenza della Provincia denota una costante piuttosto evidente. Quella di tutte le forze politiche coinvolte di non potersi impegnare in scelte diverse da quelle in grado di poter essere capitalizzate nel breve volgere dei prossimi due mesi in occasione delle regionali. Mastrangeli va avanti, spinto da Mario Abbruzzese e da Nicola Ottaviani, con l’obiettivo di creare “valore aggiunto” per la candidatura alla regione di Pasquale Ciacciarelli. Luca Di Stefano al contrario è bloccato perchè la sua eventuale vittoria porterebbe una boccata d’ossigeno alla candidatura di Antonio Pompeo e molto di meno a quella di Sara Battisti. Sullo sfondo la candidatura di Giuseppe Sacco. Quella attualmente più neutra. Ma non abbastanza da raccogliere il plauso del sindaco di Cassino e di quella parte di Pd che avrebbe potuto trasformarla in quella soluzione “istituzionale” capace di raccogliere consensi e appoggi trasversali. Oggi potrebbe essere la giornata decisiva. Dopo il tavolo di centrodestra si capirà se Mastrangeli avrà il placet per continuare la sua corsa o se subirà lo stop definitivo. E in quest’ultimo caso se si adeguerà alle decisioni del vertice o se romperà tutto andando avanti da solo. Si capirà anche che tipo di strategia seguiranno Fratelli d’Italia e Forza Italia. Ieri hanno ribadito di guardare alla soluzione “civica”. L’unica in grado di aprire a quel tipo di consenso senza il quale oggi Palazzo Jacobucci, nonostante il voto politico, rimane un tabù per il centrodestra di casa nostra.

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