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Con Jannik Sinner il futuro è adesso: si prende Miami, il numero 2 e l’amore degli italiani

Roberto Mercaldo
Aprile 2, 2024
Jannik Sinner (Foto: Ansa)

Come Fausto Coppi, Pietro Mennea e Nino Benvenuti, o per citare uno sport famoso dalle sue parti, come Gustav Thoeni e Alberto Tomba. Jannik Sinner, il solo rosso che piace anche ai non bevitori, sta riscrivendo la storia del tennis. Ha 22 anni, è assennato e diligente, impara dalle sconfitte, rispetta gli avversari, non ama palcoscenici rutilanti e non urla quando colpisce la pallina. Sembra un ritratto ideale, una specie di paradigma della tennistica virtù, ma lui è un uomo in carne e ossa, giovane e sognante come deve essere uno della sua età. Sogna i suoi futuri successi ma sogna anche un mondo di persone buone e operose, che come lui vivano la vita con curiosità e costante voglia di apprendere e migliorare. Non tutti diventeranno come lui numero 1 del mondo, ma ai piccoli eroi della vita quotidiana serve un eroe dal sorriso contagioso e dal volto pulito, non già manifesto da appendere al muro, ma esempio dinanzi alle variegate vicende della quotidianità.
Quando gli addetti ai lavori scoprirono questo ragazzo che nei colpi di rimbalzo era già un portento, l’esercito del bicchiere mezzo vuoto sollevò immediatamente le proprie obiezioni: a rete è incerto, il servizio non è sufficientemente potente, gli schemi sono pochi e mancano di concrete alternative. Arrivarono anche, immancabili, le sentenze: “buono ma mai eccellente”, “resterà a ridosso dei 10”, “altri italiani del passato e persino qualcuno del presente hanno più talento”, e via dicendo, in un espandersi illimitato di giudizi precoci, quelli che tanto piacciono a chi ignora “quel tarlo mai sincero che chiamano pensiero”.
Lui, il ragazzo di San Candido, nel rispetto di ogni opinione, lavorava, prima con Riccardo Piatti, poi con Vagnozzi e Cahill. Lavorava e imparava, più dalle rare sconfitte che non dalle frequenti vittorie. Di ogni partita non vinta cercava le ragioni e dal giorno dopo lavorava per rimuoverne le cause. Così, a fine 2023, dopo aver ingoiato il boccone amaro della sconfitta di Parigi contro il quasi carneade Altmaier e quello fors’anche più amaro del ko al quinto contro Zverev negli Usa, ha cominciato a vincerle tutte.
Ad eccezione della finale di Torino contro Djokovic e della semi di Indian Wells contro Alcaraz, Jannik Sinner ha sempre chiuso la sua fatica vittoriosamente e allora anche quelli del bicchiere mezzo vuoto hanno dovuto, tardivamente, rivedere le loro posizioni.
Non è solo lo “step-up” applicato al servizio, né sono solo i palesi miglioramenti dei tocchi dalle parti della rete. Jannik è cresciuto nella gestione della seconda palla, nell’analisi tattica e nelle tanto attese variazioni ed ha irrobustito il suo già straordinario gioco da fondo attraverso la ricerca di traiettorie e angoli che per gli avversari risultano di difficilissima lettura.
Nel 2024 subito il successo in un major, l’Open d’Australia, in una finale vinta recuperando due set di svantaggio al russo dalla tecnica personale ma terribilmente incisiva, quel Daniil Medvedev che per sei volte aveva prevalso su Sinner, quando Jannik era ancora un “esploratore della disciplina”, un predestinato che inseguiva il suo orizzonte di gloria. Dalla settima sfida però ha cominciato a vincere lui: quel ciuffo rosso sotto il cappellino è diventato l’incubo di Medvedev, che una volta arrivò a sbadigliare in un cambio campo, quando sentiva la sua superiorità come scritta nel destino. Si sbagliava, il russo sghembo dal sorriso triste.
Il torneo di Rotterdam ha allungato la serie sì, e solo un Alcaraz capace di sfruttare il peso delle fatiche di Jannik, dopo un primo set ancora stellare del nostro portacolori, ha spezzato il filo dei continui successi. Ma è bastato poco per tornare a trionfare: a Miami, nella sua terza finale, Jannik Sinner ha travolto prima Medvedev in semi e poi un meraviglioso Dimitrov, l’esteta illuminato capace di travolgere Alcaraz nei quarti e Zverev in semi, ma poi costretto a raccogliere quattro game nell’ultimo atto, nonostante una buona prestazione.
La grandezza attuale di Jannik Sinner è tutta lì: contro un Dimitrov versione lusso ha vinto 6/3 6/1. E l’orizzonte dei suoi possibili progressi è ancora ampio.
A Montecarlo comincerà la grande stagione del rosso, che culminerà con gli Open di Francia passando attraverso i nostri Internazionali d’Italia. Cosa potrà fare Jannik Sinner sul mattone tritato? Ad eccezione del torneo monegasco Jannik difenderà pochi punti, pertanto il sorpasso a Djokovic è per la matematica un evento estremamente probabile. A quanti mettono in dubbio la possibilità di essere competitivo del nostro numero uno, giova ricordare che a 19 anni spaventò sua maestà Rafa Nadal, che a Parigi ha vinto 112 gare su 115. Inoltre i progressi evidenziati sul cemento saranno utili e forse determinanti anche sul rosso. Ne è convinto anche Cahill, che si è detto estremamente fiducioso sulle possibilità del suo ragazzo d’oro. L’attesa non sarà lunga, perché Montecarlo è dietro l’angolo: dal 7 aprile si parte e con Jannik giocheranno tanti, tantissimi italiani. Tutti innamorati, e a ragione, di questa nostra eccellenza dalla faccia pulita e dai modi gentili. Un ragazzo umile, che mai si abbandona ad atteggiamenti guasconi, che dice cose sensate e fugge dalla scorciatoia della banalità: insomma, Jannik Sinner!

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